La compagnia aerea Alitalia sperava di riscuotere successo con uno spot pubblicitario sulla nuova tratta senza scali Roma-Washington, ma è finita in un tragico scivolone mediatico, a causa dell’utilizzo della tecnica “blackface“, che l’ha portata a ritirare lo spot da Youtube.

Lo spot ritirato

La nuova campagna pubblicitaria, battezzata con l’hashtag #WhereisWashington?, si compone di 4 video, in ognuno dei quali compare un attore che veste i panni di uno degli ex Presidenti degli USA: Donald Trump, George Washington, Abraham Lincoln e Barack Obama. Proprio quest’ultimo è stato oggetto di critiche: l’attore, il tunisino Balti Khaled, con il volto truccato, che interpreta l’ex Presidente degli Stati Uniti, affiancato da un report, pone domande sull’America e in particolar modo su Washington in giro per la Capitale italiana. Fin qui potrebbe sembrare tutto alquanto scherzoso, ironico, beffardo, ma non è così: in America, infatti, il blackface, cioè uno stile di make-up, è considerato una pratica razzista. Da qui la prime critiche e Alitalia accusato di razzismo.

Fonte: Giornalettismo.it

Che cos’è il blackface

In Italia, per quanto possa essere poco conosciuta e goliardica, la tecnica del Blackface ha radici culturali lontane nella tradizione americana. La tecnica consiste nel truccare il volto di una persona bianca, modificandone i lineamenti per fargli assumere le sembianze di una persona di carnagione scura. Nell’800 le compagnie teatrali utilizzavano questa tecnica per i minstrel e vaudeville show (tipici spettacoli dell’epoca). L’utilizzo del blackface andò scemando da quando anche Martin Luther King lo denunciò per il contenuto razzista.

La risposta di Alitalia

Alitalia, per evitare che il video facesse troppo “rumore” tra i media, ha ritirato lo spot da Youtube, dichiarando che “per la nostra Compagnia il rispetto è un valore irrinunciabile. Non era nostra intenzione offendere nessuno e trarremo certamento insegnamento da quanto accaduto”. Insomma, forse Alitalia sperava nello stesso successo acquisito dalla campagna pubblicitaria delle merendine Buondì, ma per questa volta il tentativo è fallito. Ci viene da chiederci, cosa bollirà in pentola dopo questa gaffe?