Allarme inquinamento: codice rosso per 13 città italiane

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Di Martina Cordella

Polveri sottili, PM10 e 2.5, biossido di azoto e NO2 sono la causa dell’eccessivo inquinamento dal Nord al Sud del nostro paese. Lo riporta il Report “Mal’Aria” di Legambiente, che a due mesi dalla fine dell’anno riporta una situazione piuttosto critica. Analizzando 13 città è emerso che nemmeno una rispetta il valore suggerito dall’OMS per la tutela della sa­lute per quanto riguarda il PM10 – equivalente a 15 microgrammi/metro cubo -, per il PM2.5 – 5 microgrammi/metro cubo – e per l’NO2 – il cui limite è fissato a 10 microgrammi/metro cubo.

Inquinamento – Photo Credits Legambiente

L’inquinamento da PM10 continua a crescere

Per quanto riguarda il PM10, il limite da non superare, con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi per metro cubo, è fissato a 35 giorni. Ma da come riporta il report, è già stato oltrepassato da 3 delle 13 città analizzate: Torino, Milano e Padova. Queste hanno sforato rispettivamente di 69, 54 e 47 giorni. Sono seguite da Parma con 25 giorni di sforamento, Bergamo e Roma che ne hanno 23. Situazione meno disastrosa per Bologna, Palermo, Prato, Catania, Perugia e Firenze si mantengono sotto i 20 sforamenti, ma che sono da tenere sotto controllo.

La percentuale di superamento del limite indicato dall’OMS varia dal +36% di Perugia al +122% di Milano. L’allontanamento dai limiti per il PM2.5 – come riportato da Legambiente – sembra essere ancora più evidente, oscillando tra il +123% di Roma e il +340% di Bergamo e Torino. Bollino rosso anche per l’NO2: il superamento del valore suggerito dall’OMS va dal +97% di Parma al +257% di Milano.

L’impatto sulla salute

L’European Environment Agency, lo scorso anno ha pubblicato un report sull’impatto dell’inquinamento dell’aria in Europa. Quello che ne è emerso e che migliaia di morti premature avvengono per l’esposizione cronica alle polveri sottili, al diossido di azoto e all’ozono. E una buona percentuale delle morti per inquinamento – il 17% – avverrebbe proprio in Italia.

Martina Cordella