La tragedia che ha colpito l’Emilia Romagna ha sconvolto l’Italia, il bilancio delle vittime causate dalle alluvioni è arrivato a 9, migliaia sono gli sfollati e gli evacuati, oltre a un numero ancora non definito di dispersi. La pioggia ha fatto danni su intere città e paesi. I fiumi esondati sono stati oltre 20, 280 le frane, 400 strade interrotte. I comuni colpiti, come riporta il bilancio di SkyTg24, sono 41, e 20mila gli sfollati tra i comuni in provincia di Forlì-Cesena, Bologna e Ravenna. I soccorsi non si sono mai fermati, anche durante la notte si è lavorato incessantemente per salvare vite e soccorrere. Nella regione c’è ancora allerta rossa, e il bilancio spaventoso. Quando si tratta di queste tragedie, è inevitabile parlare di responsabilità, di capire cos’è accaduto, se si poteva evitare. Ma quando si parla di Natura che reagisce all’uomo, l’essere umano è inerme e l’unica cosa da fare adesso è fermarsi e fare il punto della situazione. Capire, riflettere, comprendere. E poi agire. Per questo abbiamo parlato con il climatologo Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma, che riunisce Regione Toscana e Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), riguardo ciò che è accaduto in Emilia Romagna.
Emilia Romagna: parlare di maltempo è riduttivo, parliamo di cambiamenti climatici
Parlare di maltempo è riduttivo. Forse dovremmo parlare di eventi estremi collegati al maltempo ma causati dai cambiamenti climatici? Il climatologo Gozzini cerca di spiegarci al meglio come parlare di questa situazione: “Parliamo di maltempo come clima avverso sì, abbiamo avuto due eventi in Emilia Romagna e dintorni in questi giorni con piogge notevoli, eccezionali. Sono cadute più di 400 mm di piogge nell’arco totale di circa 20 giorni, precipitazioni che capitano in 6 mesi. Non ci sono state intensità forti, non temporali, ma intensità persistenti per 48 ore. Da cosa sono state causate? Da situazioni di circolazioni atmosferiche, che normalmente avvengono in autunno. E invece sono avvenute a maggio. E questi eventi hanno colpito sempre le stesse identiche zone. Possiamo dire che sono eventi al di fuori di quello che potevamo prevedere. Sono eventi cinquantennali, se non addirittura secolari.”
E qui il climatologo Gozzini ci parla del famoso tempo di ritorno di cui tutti stanno parlando in queste ore. Questi eventi dovrebbero avere un tempo di ritorno di parecchi decenni, se non di secoli, e invece adesso vediamo questi eventi accadere in successione rapidissima: “Il cambiamento climatico ha cambiato tutto questo. Il cambiamento climatico fa sì che il tempo di ritorno che noi calcoliamo su un arco di tempo di 30 anni, in realtà diminuisce drasticamente. Aumenta la variabilità: passiamo da anni di siccità completa ad anni molto piovosi. Ciò che cambia davvero è la distribuzione”.
Infatti la siccità non permette al territorio di assorbire grandi quantità di piogge e questo causa dissesti e tragedie come quelle accadute in Emilia Romagna. “In Emilia Romagna hanno fiumi densi, se l’argine si rompe in un frangente come questo, a quel punto si crea la tragedia. Un controllo di argini è necessario” E l’uso del territorio che l’uomo fa è sempre smodato, e non sempre è fatto secondo i criteri giusti. “Un sindaco ha un allerta arancioni, decisioni impattanti anche dall’aspetto psicologico. In tempi di allerta prendere decisioni non è facile. Ma vanno prese. Capiamo piuttosto com’è andata, dove possiamo migliorare.”
Da esseri umani di fronte al cambiamento e all’impossibilità di contenere i danni che abbiamo causato al Pianeta, chiediamo al climatologo Gozzini come gestire eventi simili. Possiamo gestirli, possiamo prevederli?: “Dobbiamo imparare a gestire la risorsa, innanzitutto. Imparare a gestire meglio da parte del governo e enti, e il cittadino deve gestirla meglio. Innanzitutto l’acqua non è un bene illimitato, né sicuro. Ne parlavamo prima, abbiamo un incremento di questi eventi enorme, 8 mesi fa parlavamo delle alluvioni delle Marche, che hanno portato a numerosissime vittime. Ormai stanno avvenendo estati caldissime, il clima è cambiato: dobbiamo capire i nuovi segnali ed agire di conseguenza.”
Il cambiamento climatico è ormai un dato di fatto, e non è qualcosa che arriverà tra qualche anno. Dobbiamo fare qualcosa ora. Renderci consapevoli adesso. Il climatologo Gozzini non usa mezzi termini: “Siamo 8 miliardi su questo pianeta. Facciamo una notevole pressione. Dobbiamo adattarci noi a questi cambiamenti. Dobbiamo capire quali strategie possiamo utilizzare di affrontare questa situazioni. Dobbiamo essere concreti: trovare soluzioni, ridurre co2, coltivare i boschi. Aumentare politiche Green a livello locale. Maggior interventi sui fiumi. Informarci adeguatamente: è vero che il 2023 è stato un anno molto piovoso, ma dobbiamo anche renderci conto che la maggior parte dell’acqua è andata in mare, quindi non abbiamo ricaricato la falda in maniera adeguata. Dobbiamo renderci più consapevoli. L’acqua non è illimitata, dobbiamo avere comportamenti nel nostro stile di vita meno impattanti. Seguire le informazioni degli enti istituzionali. E imparare a seguirle. Noi nel nostro piccolo dobbiamo fare qualcosa”.
Arianna Lomuscio
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