Cultura

André Derain e l’avanguardia “fauve”

Classe 1880, André Derain ha attraversato l’avanguardia riuscendo a non rimanerne incagliato. Conosce Matisse, con il quale lavora all’Académie Carrière fin da quando aveva 18 anni, e con cui condivide parte del percorso artistico. Insieme fanno parte della corrente fauve, tendenza artistica di tipo espressionistico che si sviluppa in Francia tra il 1904 e il 1908.

Tra segni e simboli

Sono anni fertili, in cui il nostro protagonista mostra non solo i debiti contratti con impressionisti e postimpressionisti, tra i quali è d’obbligo citare Van Gogh, Gauguin e Signac, ma anche le aperture verso strade nuove che verranno battute dopo l’improvvisa fine del movimento fauve. Tale movimento non ebbe una dottrina precisa, piuttosto si notano tra le opere dei suoi protagonisti forti comunanze. I colori violenti, stesi direttamente sulla tela dal tubetto, spesso arbitrari, o con l’utilizzo di soggetti scelti per la loro naturale violenza cromatica.

Colore che assume un valore espressivo centrale e che diviene strumento principale per la rappresentazione del movimento. L’utilizzo di un disegno semplice, intenzionalmente rozzo che lascia maggiore spazio a problemi di composizione e impaginazione dell’opera. La frequentazione continua del tema paesaggistico, nella sua semplicità, privo di vedute auliche, con soggetti spesso ridotti a semplici sagome.

Tra prossimità e distanza

Tutto ciò porta la critica a costruire accostamenti e trovare vicinanze con l’Espressionismo tedesco che si sviluppa negli stessi anni. Ma, nonostante formalmente si possano notare reali comunanze, la differenza risiede nel profondo della poetica delle due correnti. Utilizzando pressoché gli stessi strumenti espressivi poc’anzi descritti, gli espressionisti miravano a rappresentare la violenza di un profondo stato angoscioso, esprimendo con le loro opere una aspra critica sociale.

Ben differenti le intenzioni dei fauve i quali, mossi da una medesima insofferenza verso la tradizione accademica, si spingono verso la rappresentazione di una unità poetica tra uomo e natura, attraverso uno slancio vitalistico che carica le opere di valori positivi.

Tra debiti e scoperte

Derain nel gruppo rappresenta l’anima della sperimentazione. Egli muove da esperienze di divisionismo, attraverso l’esempio e la vicinanza di Signac, alla costruzione di una nuova visione di tipo cézanniano, che utilizza una nuova costruzione dello spazio dove piuttosto che la prospettiva risulta preponderante il volume. La sua carriera artistica sarà caratterizzata dalla continua ricerca di forme nuove a partire dal lavoro stilistico già costruito da altri.

Sarà il primo a porsi il problema del superamento dell’impressionismo, il primo a interessarsi all’arte negra, in lieve anticipo anche sulle creazioni picassiane. Inizierà un vero e proprio percorso di studi dell’arte del passato così da trovare in tali esempi le soluzioni ai problemi plastici che gli si presentano.

A. Derain, Le Bagnanti, 1907 - Photo Credits Web
A. Derain, Le Bagnanti, 1907 – Photo Credits Web

Scrive, in proposito, Alfredo De Paz nel suo testo dal titolo L’arte contemporanea:

Derain incorporò il proprio modello al proprio stile. Ciò che lo distingueva da altri pittori, è che forse si sentiva più a proprio agio trasponendo, ad esempio, Signorelli o un’immagine popolare che un modello vivente. […] Più di ogni altro artista del XX secolo, Derain ha preso coscienza che la nostra civiltà è “storicizzante” e che tutta l’arte del passato si è imposta al nostro universo visivo.

Laura Piro

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