I paragoni si sono sprecati. “Messi non sarà come Maradona finché non vincerà anche lui un Mondiale”. Lo dicono in tanti, dentro e fuori dall’Argentina, e sembra quasi che sia diventata un’ossessione anche per la Pulce, diventato più aggressivo, più uomo squadra per poter mettere a tacere una volta per tutti i suoi detrattori. Adesso la possibilità c’è, concreta e sempre più vicina. Al suo fianco un’intera squadra che sembra lavorare per lui e con lui, che gioca bene e, a volte con un po’ di fortuna, ha abbattuto senza grandi problemi tutti gli avversari incontrati sulla propria strada.

Il percorso dell’Argentina

Dopo il 2-1 rimediato dall’Arabia Saudita sembrava che la maledizione del Mondiale stesse per abbattersi ancora sull’Albiceleste, che invece ha tratto forza dalla sconfitta contro i Verdi, dando il via ad una cavalcata che ha portato i ragazzi di Scaloni fino in finale. Il 2-0 sul Messico e sulla Polonia hanno permesso alla Seleccion di strappare il pass per gli ottavi con un turno di ritardo rispetto ai pronostici, ma comunque con il primo posto nel girone. Contro l’Australia, poi, Messi e Alvarez hanno archiviato la pratica al minuto 57, con qualche brivido arrivato solo nel finale (2-1).

E sempre nel finale, questa volta contro l’Olanda, è arrivato il momento sliding doors del Mondiale argentino. La doppietta di Weghorst che ha fissato il risultato sul 2-2, arrivata nel recupero di un match gestito dall’Argentina per quasi tutti i 90 minuti, stava per trasformarsi in uno psicodramma. Nei supplementari, però, Messi e compagni sono stati bravi a non farsi prendere dallo sconforto, gestendo, anche a livello mentale, la mezz’ora che li separava dai calci di rigore, dove è stato Martinez l’eroe che ha riacceso la speranza della Seleccion. Paradossalmente, la partita più semplice è arrivata martedì, contro la Croazia, vicecampione in carica, che nulla hanno potuto, finendo per cadere per 3-0 di fronte allo strapotere degli argentini, impensieriti solo nei primi 20 minuti di gara.

Photo credits: AFA – Selecciòn Argentina

Le chiavi del successo argentino: Messi e talento

Come nel 2014, Messi è ad un passo dal sogno e dopo la Copa America potrà arricchire la propria bacheca con il trofeo più importante di tutti, che lo separa, secondo molti, da Maradona. Come detto, paragoni che si sprecano quelli fra El Pibe de Oro e la Pulce, che sono diventati un’ossessione per la stella del Psg, cambiato, anche nell’immagine e nei comportamenti, rispetto a 8 anni fa. Cambiato in tutto – più aggressivo, al punto da insultare Weghorst in diretta tv, ma anche più uomo squadra, motivatore per i compagni –, ma non nella classe, rimasta intatta, come dimostrato in un paio di assist visionari.

E di classe abbonda tutta la spedizione biancazzurra, dalla porta, dove Martinez si è rivelato oltre che pararigori anche capace con i piedi, all’attacco, dove accanto al 7 volte Pallone d’Oro c’è l’enfant prodige Juliàn Alvarez, già a quota 4 gol al Mondiale, passando per il centrocampo, dove De Paul, Paredes ed Enzo Fernandez dispensano qualità e quantità in ogni match. Persino la panchina abbonda di talento, con i vari Di Maria, Dybala, Palacios, Pezzella, che finora hanno potuto fare solo qualche comparsata.

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Autore: Alessandro Salvetti.

Crediti foto: pagina Facebook ufficiale AFA – Selecciòn Argentina.