Non ce l’ha fatta neanche Fulvio Filace. È morto al Cardarelli, nella notte il tirocinante di 25 anni rimasto vittima della clamorosa esplosione dell’auto prototipo insieme alla sua prof, la ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati, morta anche lei, lunedì sera, dopo tre giorni di agonia. Il fascicolo in Procura ora deve cambiare intestazione: duplice omicidio e incendio colposi.
Il ragazzo era in auto con Maria Vittoria Prati, ricercatrice del Cnr, rimasta anche lei gravemente ustionata e deceduta tre giorni dopo per le ferite riportate. Filace, ricoverato al Centro Grandi Ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli, era stato sottoposto ad un secondo intervento chirurgico e le sue condizioni apparivano stabili; successivamente sarebbe subentrato uno scompenso respiratorio che ne avrebbe causato rapidamente il decesso.
Fulvio aveva conseguito la laurea triennale nel 2021, era di San Giorgio a Cremano, primo di tre figli di un’impiegata e di un agente di commercio.
«Potrebbero anche essere stati i gas contenuti nelle bombole del sistema di misura delle emissioni a causare l’esplosione lo scorso venerdì sulla tangenziale di Napoli. Ma saranno gli inquirenti a stabilirlo». Ad esporre la teoria a Open – la certezza si avrà solo al termine delle indagini – è l’ingegner Gianfranco Rizzo, fondatore di eProInn, partner del progetto che ha portato allo sviluppo del prototipo il cui test è diventato un dramma, con la morte della ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati e del tirocinante dell’Università Federico II di Napoli, Fulvio Filace. Avrebbe potuto trasformarsi in una strage la prova effettuata su un tratto di strada pubblico e trafficato. L’obiettivo era misurare le emissioni prodotte dalla Volkswagen Polo, resa ibrida tramite un kit di ibridizzazione elettrico fotovoltaico installato nell’ambito del progetto dell’Ue LIFE-SAVE, promosso dallo strumento finanziario dell’Unione per lo sviluppo di soluzioni per l’ambiente e l’azione per contrastare il cambiamento climatico
Ma cosa c’entrano le bombole con la misurazione delle emissioni? Sono necessari nel Pems, (Portable Emissions Measurement System), diventato lo standard per questa pratica dopo il dieselgate del 2015, spiega Rizzo. Alcune delle apparecchiature che effettuano tali misure usano sostanze infiammabili per misurare il carbonio all’interno dei gas di scarico dell’auto, misurandone così l’impatto sulla qualità dell’aria e l’efficienza. Le bombole sono considerate al momento l’unico componente del prototipo in grado di provocare una simile deflagrazione.