Berlusconi: un giudice ha chiarito che chiamarlo “delinquente e malavitoso” non è diffamatorio

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Di Redazione Metropolitan

Berlusconi invece di passare dalle stelle alle stalle passa da Cavaliere a delinquente. Definire Berlusconi “delinquente, terrorista, malavitoso, pregiudicato” non è diffamatorio. Così come non è diffamatorio ricordare che “ha gettato una minorenne nelle braccia di una puttana”. Né che è “sospettato di aver cominciato la sua carriera di imprenditore grazie ai soldi della mafia”. Il giudice civile di Roma Damiana Colla ha confermato la legalità dell’epiteto. Con le motivazioni della sentenza ha quindi rigettato la citazione civile dell’ex Presidente contro Massimo Fini, Marco Travaglio, Peter Gomez e la società editrice del Fatto Quotidiano. Ora l’ex Cavaliere dovrà anche pagare più di 10.000 euro di spese legali agli avvocati Caterina Malavenda e Valentino Sirianni.

Berlusconi delinquente, il giornale di Travaglio

La storia la racconta oggi il giornale di Marco Travaglio, che francamente si può dire che non vedesse l’ora di una notizia simile. Il noto giornalista d’altronde non ha mai riservato i complimenti nei confronti dell’ex premier. D’altronde Travaglio ha coniato l’epiteto psiconano, oltre a definirlo più spesso un pregiudicato, oltre che un amico dei mafiosi.

In dodici pagine il giudice Colla spiega che dare del delinquente a Berlusconi non costituisce reato. Tuttavia specifica il giudice che deve essere chiaro il contesto della critica generale e politica in cui si inserisce il sostantivo, quindi analizzando un ambito dove si evidenzi che il fatto sussista. Delinquente è colui che delinque, e Berlusconi ha ricevuto una condanna per frode fiscale. In breve se Fini gli avesse dato dell’assassino, probabilmente si sarebbe usciti dal contesto della critica politica, dandogli del delinquente esplicita solo un dato di fatto, agli occhi della legge.

Quindi il giudice ha stabilito che i sei articoli di Massimo Fini pubblicati nel 2018 sul Fatto rimangono coerenti con la critica politica. I legali di Berlusconi invece sostenevano che gli articoli fossero “caratterizzati da contenuti non solo diffamatori nella sostanza, ma anche apertamente ingiuriosi e illeciti nella forma, in quanto tutti costellati da gratuite e immotivate offese ad personam”.

Ma il giudice ha deciso diversamente. Prima di tutto perché gli avvocati non hanno fornito prove che l’ex Cavaliere fosse oggetto di menzogne. E poi perché, ha precisato Damiana Colla nella sentenza, le critiche di Fini, seppure ficcanti, e non certo diplomatiche, muovono da fatti reali e concreti.

La sentenza del giudice Damiana Colla

Ogni tanto l’ex premier torna a far parlare di sé, spesso perché coinvolto in qualche causa legale. Certo si può notare che vi è addirittura una pagina wikipedia, con l’elenco di tutti i Procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi. Si noti che il sito in questione è tra i più popolari almeno in Italia, tuttavia non sempre dei più affidabili. Ad ogni modo è un dato utile a concepire la quantità di procedimenti giudiziari a cui è stato sottoposto. Lo stesso Silvio Berlusconi ha parlato delle sue ingiustizie subite nel corso degli anni in un’intervista al Giornale: “In questi 27 anni, dieci dei quali al lavoro come presidente del Consiglio, ho subito ben 86 processi, per un totale di 3672 udienze”.

Tuttavia appare chiaro da questo ultimo procedimento che Berlusconi non possa certo lamentarsi di essere definito “delinquente naturale”. A confermarlo è proprio la sentenza del Tribunale di Milano sulle “enormi evasioni off shore”. Tutto il resto è riferibile alle vicende di Ruby e Nicole Minetti. Inoltre il tutto è anche ascrivibile al ruolo di Marcello Dell’Utri nel patto tra l’ex senatore e la mafia per proteggere Berlusconi e i suoi interessi economici in cambio di ingenti somme di denaro (si consiglia la lettura di Italia, terra di scandali dimenticati).

Se non bastasse affidiamoci alle parole della sentenza: “Il giudizio critico manifestato dall’autore è dunque interamente frutto delle numerose vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’attore, con gli esiti più diversi, ma dei quali non era necessario dare conto (…). In ragione del fatto che esso non ha a oggetto cronaca giudiziaria, ma l’espressione di un complessivo e ragionato giudizio critico soggettivo”.

Giacomo Cattani