Nello spazio di LetteralMente Donna di oggi, una donna passata alla storia come rivoluzionaria a capo della rivolta del popolo napoletano insieme al marito Masaniello. Il suo nome è Bernardina Pisa e questa è la sua storia

Bernardina Pisa, storia di un grande amore

Lo spazio di LetteralMente Donna ci porta alla scoperta di Bernardina Pisa, fonte storiedinapoli.it
La rivolta d Masaniello, fonte storiedinapoli.it

Vestito dei suoi più belli abiti da marinaro fece […] la sagliuta, come propriamente dicevasi dal nostro volgo […] e portò alla medesima il dono di uso, conveniente alla scarsezza dei tempi ed alla propria condizione […]. Una stretta di mano ed un bacio alla sposa compirono il rito, e solennemente suggellarono la reciproca promessa di matrimonio”. Sono le parole con cui Bartolomeo Capasso racconta, come riportato da Il Mattino, l’arrivo di Tommaso Aniello d’Amalfi, noto come Masaniello, nella casa della famiglia di Bernardina Pisa di fronte la chiesa della Madonna del Carmine a Napoli nel 1640. I due si erano conosciuti un anno prima quando Tommaso aveva solo ventidue anni e lei sedici. Un anno dopo si sposarono coronando quel legame d’amore e voglia di libertà e di riscatto che li legò non solo nei giorni leggendari della rivoluzione del 1647 ma per sempre.

Erano quelli anni difficili per il popolo partenopeo vessato continuamente dalle tasse imposte dalla Spagna asburgica per finanziare le diverse guerre da portare avanti come quella dei trent’anni. Masaniello stesso per vivere oltre a vendere il pesce al dettaglio direttamente nella case dei nobili per sfuggire alle tasse viveva anche di contrabbando dato che l’acquisto a nero era cosa molto comune per quei tempi. Fu proprio per questo che veniva spesso arrestato cosi come la sua adorata moglie Bernardina. La Pisa infatti, dopo aver cercato di introdurre i città illegalmente una calza piena di farina, venne arrestata e finì in carcere per 8 giorni. Fu Tommaso a salvarla indebitandosi fino al collo per pagare una cauzione di 100 scudi. Quello, secondo la leggenda, fu l’episodio per cui il giovane decise di ribellarsi al malgoverno spagnolo per vendicare Bernardina e il popolo napoletano.

La rivoluzione del 1647

Quando Tommaso Aniello d’Amalfi al grido di “Viva ‘o Rre ‘e Spagna, mora ‘o malgoverno” insorse assieme al popolo napoletano contro il duca d’Arcos e vicerè di Napoli e la nobilità partenopea sotto il peso delle tasse per gli alimenti, Bernardina Pisa fu al suo fianco e lottò insieme al marito condividendone appieno gli ideali di libertà. Fu accanto a lui anche quando il vicerè e la viceregina, spaventati dalla rivolta popolare, cercano tra piaggerie e ricompense di corrompere Masaniello consigliandole di spingerlo a ritirarsi. Rimase fiera ed orgogliosa anche quando il vicerè invitò lei e il marito a palazzo in un giorno in cui ne parlò tutta Piazza Mercato, la piazza napoletana accanto alla quale i due risiedevano.

Racconta Jean Noel Schifano che “un grido di meraviglia percorse l’assembramento di lazzaroni, quando Bernardina s’avanzò maestosa verso la carrozza: spogliata dei suoi stracci, ella indossava con la naturale vivacità e la grazia audace delle donne napoletane abita da regina”. Quando si presentò poi al palazzo al cospetto della viceregina Bernardina Pisa non esitò a definirsi viceregina delle popolane. Restò fedele al suo ruolo anche durante i giorni di follia del marito che precedettero la morte di Masaniello, ucciso a colpi archibugio il 16 luglio 1647.

Dolore e povertà

Quella di Bernardina Pisa è stata anche un’esistenza miserabile e dolorosa dove la viceregina delle popolane fu seviziata e umiliata. Dopo la morte di Masaniello i familiari e parenti del capopopolo vennero condannati alla morte e alla prigionia per ordine del re di Spagna. Bernardina si salvò, non per favori ricevuti ma perchè era incinta del suo grande amore.

Dopo essere stata imprigionata e seviziata fu liberata. Tornata a Napoli fu costretta, a causa della fame, a prostituirsi in un vicolo del borgo Sant’Antonio venendo sbeffeggiata dalla soldataglia spagnola e soprannominata “duchessa delle sarde”. Prima di morie di miseria e di peste nel 1656, durante la grave epidemia che colpì la città e diede origine al culto delle anime pezzentelle, disse ripensando al marito: ”’A madonna d’o Carmine ha fatto a grazia”, mo veramente nun ce lassammo cchiù”, “la Madonna del Carmine ha fatto la grazia, ora veramente non ci lasciamo più”.

Stefano Delle Cave