Bilancio FIG: dove vanno i soldi? | 3° parte

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Di Redazione Metropolitan

L’ultimo capitolo dell’analisi del Bilancio FIG: pubblicità e sponsor, quote degli associati ma soprattutto perdite ripianate…

Come detto nel precedente articolo, ci sarebbe da scrive un libro discutendo su ogni euro impiegato in spese, compensi ed ogni altra voce del bilancio FIG. Ma cercando di farla breve -perché le considerazioni che faccio non hanno alcuna pretesa, se non quella di informare meglio chi aveva la curiosità ma non il tempo di analizzare i numeri – andiamo a dare un occhiata al capitolo sulle entrate federali.

Valore della produzione

Questa è la dicitura corretta per indicare i denari che entrano nelle casse Federali. Partendo dal Contributo del CONI vediamo come questo sia aumentato di oltre il 280% dai 3,2 milioni nel 2015 a poco più di 9 nel 2018, passando per i 9,2 del penultimo anno. Questo incremento, come abbiamo già visto, è determinato per quasi la metà da il contributo extra in vista della RyderCup che nel 2020 si svolgerà al circolo del Marco Simone (Roma).

Bilancio FIG
Le quote degli associati sono aumentate, ma i giocatori?

Di pari passo – ed anche meglio – sono andate Pubblicità e sponsorizzazioni che sono cresciute di anno in anno: 420mila nel 2015, 2,6 milioni nel 2017 e oltre 3,2 milioni nel 2018. Anche in questo caso si vede come il progetto Ryder rappresenta un bell’aumento agli introiti che in parametro percentuale significa +809%!

Anche le quote dei tesserati (ma questo lo sappiamo bene…) hanno subito un forte aumento. In 4 anni si ha un +26% passando da 6,7 milioni nel 2015 ad oltre 8,5 milioni nel 2018 nonostante i giocatori non siano aumentati, anzi. In questo modo abbiamo nel bilancio FIG entrate complessive per oltre 21,8 milioni nel 2018 contro i 10,7 del 2015: quasi un raddoppio dei denari disponibili.

Ottimo?

Con tutte queste entrate ci sarà allora da stare tranquilli… forse. Quando andiamo a vedere il risultato finale (Entrate – costi) ci accorgiamo che qualcosa non va.
Le perdite sono sempre considerevoli:
-Nel 2015 con “solo” 10,7 milioni siamo riusciti a maturare una perdita di 765mila euro. -Nel 2016 con entrate pari a 12,2 milioni la perdita è salita addirittura a -4,4miloni.
-Nel 2017 con 21,1 milioni di entrate abbiamo un ulteriore segno meno con 1,2 milioni di disavanzo.

Quindi il 2018 appare effettivamente un esercizio virtuoso con segno + per 1,1 milioni, ma evidentemente non basta.

La copertura delle perdite di Bilancio FIG

Infatti tutte le perdite precedenti di oltre 5 milioni di euro, dove sono andate? Spulciando lo stato patrimoniale si trova che già nel 2011 avevamo un “fondo patrimoniale” di oltre 5,5 milioni oltre a vari ” fondi riserve” (anche superiori ai 2 milioni). Sono questi i “tesoretti” che negli anni hanno assorbito i vari ammanchi di bilancio. Dal 2011 infatti non c’è stato un solo risultato positivo e le perdite sono sempre andate ad intaccare i due fondi suddetti.

L’anno 2016, invece, il fondo patrimoniale lo ha proprio salassato ed il 2017 – nonostante la perdita sia stata un quarto dell’anno precedente – lo ha addirittura portato in negativo di 438mila euro.
Come detto il 2018 ha finalmente dato un risultato positivo dopo molti anni ma la ricostituzione del “fondo patrimoniale” non raggiunge ancora il livello minimo stabilito dal CONI: richiesti 602mila contro gli attuali 514mila. Quindi c’è poco da stare allegri.

Quando 21 milioni non bastano

Soprattutto per il fatto che le entrate hanno sempre avuto incrementi, segnatamente negli ultimi due anni con introiti superiori ai 21 milioni ad esercizio. Lo strabiliante è proprio il bilancio 2017 dove con introiti aumentati di quasi 10 milioni, accompagnato però da una perdita di oltre 1,2 ed il segno negativo nel fondo patrimoniale.

Molto introiti ma tante uscite. Da dove derivano?

Probabilmente – nonostante i dubbi per la non pubblicazione dei termini dell’accordo – qualche merito lo ha effettivamente Infront che gestisce da fine 2017 entrate ed uscite Federali; e di fatto ha nel 2018 il suo primo esercizio completo. Un buon inizio, ma bisogna vedere a quali costi e se, politicamente, saranno soddisfatte le legittime richieste delle varie attività sportive.

È altrettanto evidente che i costi (e parallelamente i ricavi per pubblicità e sponsor) sono aumentati da quando l’Open d’Italia è stato promosso alle Rolex series (2017): molto più appeal ma anche premi più consistenti. Sarebbe interessante confrontare i due capitoli, ma vengono mischiati a tutto il resto e non si riesce a capire per chi è il vero affare.

Concludendo

Beh, la parola va a voi che vi siete sorbiti tutte e tre le puntate sui bilanci Federgolf degli ultimi anni. È vero, ci sarebbe molto altro da discutere, come considerare le spese per attività sportiva in percentuale al totale degli introiti. Allora, forse, troveremo inadeguati tutte i capitoli per le attività caratteristiche!
Con questi nuovi rapporti la domanda finale è proprio questa: ma, visto il bilancio 2018, il “core-business” di Federgolf, qual è? Ai posteri…

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