Blue il colore della giustizia, Leobi: il romanzo distopico sull’uguaglianza e la libertà

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Di Stella Grillo

Blue Il colore della giustizia di Leobi  è un romanzo ispirato al celebre brano degli Eiffel 65 pubblicato nel 1998 e diventato una Hit mondiale. Leobi nel suo nuovo libro parla di ideologie sbagliate e ingiuste, nazismo, violenza, guerra fra etnie, divisioni. Una storia distopica il cui flusso d’odio tra soggetti di etnie diverse sarà sbaragliato da un’unica sfumatura cromatica; il blu, simbolo di pace.

Blue il colore della giustizia, Leobi: come un’ideologia sbagliata può radicare la violenza

In Blue il colore della giustizia di Leobi protagonista della storia è Noah Engel, un pittore di strada dal grande talento ossessionato dalla ricerca spasmodica di una sfumatura di blu perfetta. Il colore che Noah cerca è quello che appare nei suoi sogni, a tratti, premonitori. Il contesto in cui si svolge la vicenda è Daberdin: una città letteralmente spaccata in tre settori, ognuna di esse capeggiata da un leader. La città è divorata dall’odio, dal razzismo e dalla violenza. Noah osserva inerme i disordini che si abbattono sulla città; una sera si trova nel settore deputato alle persone di colore. Il suo intento è quello di racimolare qualche soldo in più ma, improvvisamente, una pallonata in piena faccia distrugge il suo cavalletto.

Appare chiaro come il clan delle pantere Pantere non lo volesse nei dintorni. Il protagonista di Blue il colore della giustizia di Leobi inizia, grazie a questo episodio, la sua evoluzione e rivoluzione interiore. Grazie alla sua acuta ironia, la rabbia e l’arte Noah insegna come combattere l’odio e le intolleranze con l’intelligenza e i suoi messaggi artistici. Ecco che punta all’orgoglio del clan delle Pantere ridicolizzando il loro simbolo: una scimmia di colore blu intenta a tenere per la coda una pantera. Il primo di una lunga serie di opere a cielo aperto che introdurrà Noah prima nel mondo degli Urban Writer; in seguito, diventerà simbolo di pace e di lotta attraverso l’arte e non violenza.

Un maestro particolare: l’arte e la conoscenza come strumenti per combattere l’odio

Kurtis, il capo delle Pantere, propone un tipo di business all’artista riconoscendone l’immensa genialità nonostante l’offesa ricevuta al loro clan. Noah si trasforma in un Urban Writer ma le sue doti, intanto, diventano note fra le varie gang; riceve commissioni da tutti e tre i settori entrando in un vero e proprio business e contando all’attivo circa 38 murales. Intanto, il protagonista di Blue il colore della giustizia, riesce a non farsi scoprire dai leader dei tre settori per cui lavora, fino all’incontro fatidico che cambierà le sorti della storia di questo eroe moderno. Sarà l’incontro con Otto, un maestro elementare, a dare una nuova opportunità di vita all’artista; il maestro gli propone di insegnare disegno nella scuola dove lui lavora. Seppur dapprima titubante Noah, alla fine, cede: il preside Bauer e lo stesso Otto restano ammaliati dal carisma dell’artista, dalla sua bravura, dal modo che ha di insegnare ai bambini concetti e valori attraverso l’arte.

Tuttavia, Noah nota che all’interno della classe costituita da bambini di etnie differenti, striscia l’ideologia del nazismo; con rammarico il maestro si chiede come può essere che bambini così piccoli abbiano introiettato un’idea così sporca, sudicia e per nulla realistica. La colpa è una: la trasmissione di concetti sbagliati da parte degli adulti. A questo punto ha l’idea di inventare un evento inclusivo; l’ obiettivo è costituire gruppi misti di bambini chiedendo loro di ricreare alcune opere aventi come tema l’America. Noah aveva intuito che lavorare per un obbiettivo comune rendeva i bambini più uniti, portandoli a cooperare e a dimenticare ogni diversità inculcata precedentemente. Purtroppo l’evento si trasforma in un episodio feroce dando una nuova consapevolezza al novello maestro: l’odio di un’etnia verso l’altra è ormai incontrollabile. Qui, il protagonista di Blue il colore della giustizia, comprende che l’arte non può essere strumento da relegare alla mera vita scolastica per combattere l’odio; da qui, intraprende una vera e propria lotta personale volta a scuotere l’intera collettività.

Blue, il colore della giustizia: il colore della luna

L’incontro con Ingrid Fisher, sorella di Felix Fisher, personaggio ambiguo, glaciale, calcolatore e dall’ideologia nazista radicata, è determinante. Noah, nel corso della storia, si legherà a Ingrid anche lei maestra di scuola elementare appartenente a una delle più potente famiglie del settore bianco. Felix Fisher è un personaggio costruito con estrema precisione; figlio di un uomo che abbraccia l’inclusione fra popoli e marito di Miranda, morta per aver aiutato persone di etnie diverse, inizia a sviluppare un odio accecante per il clan asiatico e di colore che vive le diverse aree della città. Il suo scopo è quindi ripulire Daberdin; i suoi dialoghi sono crudi e lucidi, degni di un’ideologia nazista non troppo lontana e, a tratti, ancora attuale.

” Sto sacrificando l’impresa di mio padre per portare l’equilibrio. […] Esiste l’intelligenza Signor Lee, un dono che comprensibilmente non può essere distribuito a tutti. […] Come un padre ha la responsabilità verso la propria famiglia, allo stesso modo gli uomini e le donne di una comunità rispondono per le loro azioni. Se questo non avviene si deve intervenire”.

Parole che Fisher pronuncia a Lee, membro del clan asiatico, promettendogli una totale egemonia sul suo territorio economico in cambio di soffiate. Un discorso, quello di Fisher, privo di empatia cui appare una sola chiarezza: la sua convinzione circa l’inferiorità dell’altro e l’intervento urgente di eliminare coloro che reputa ”estranei” dal suo territorio. C’è una frase che contraddistingue il personaggio freddo e calcolatore di Fisher; un interrogativo che anche Noah pone allo spietato personaggio: di che colore è la luna? La risposta di Fisher è emblematica, e minuziosa l’allegoria sottostante introdotta da Leobi:

”E chi può dirlo, ci sono molti modi di vedere la luna. C’è chi la vede gialla, chi bianca, chi nera. E’ una domanda curiosa per capire chi abbiamo davanti, non trovi?”

La risposta e il tono sprezzante e velenoso di Fisher sottintende una vera ideologia d’odio cristallizzata che cela un’allegoria; il colore della luna ha i colori delle etnie, due delle quali Fisher vuole eliminare a ogni costo.

I am Blue, la trasformazione di Noah

I racconti di Ingrid, l’ossessione per il blu, i sogni, gli episodi di violenza, le morti di innocenti, il razzismo culturale, sessuale, le vessazioni, portano Noah a prendere una decisione. Il protagonista di Blue il colore della giustizia, diventa Blue: un artista il cui intento è diffondere messaggi per la città sensibilizzando la collettività in quanto, ogni persona ha in sé gli strumenti adatti per combattere le disuguaglianze. Dapprima fu la Statua della Libertà con in braccio tre bambini di etnie diverse a svettare per tutta Daberdin; l’operazione di Blue-Noah mira a fornire messaggi concreti ai cittadini per far capire loro la situazione in cui si trova la città. Le opere si contraddistinguono per una satira politica intelligente che, come una fotografia scrupolosa, imprigiona sui muri gli esatti avvenimenti che accadono nella realtà. Una costante: il colore blu.

Ogni tonalità, dal blu reale al cobalto, il colore blu è una presenza fissa: per l’artista quel colore unico è un modo per abbattere anni di odio basati sulle mere sfumature delle pelle; su quale, fra le tonalità, sia una più degna di un’altra. Altra peculiarità è la raffigurazione di animali nei suoi murales; per l’artista nessun uomo degno di essere definito tale avrebbe avuto quelle idee stupide e pregne di violenza. La fisionomia animale è, al contempo, simbolo di pochezza e pericolosità provenienti da coloro i quali inneggiano ideologie rischiose come il nazismo. L’epilogo della storia è inaspettato e commovente: attraverso un’ultima, geniale, opera d’arte Noah-Blue dà un’enorme lezione alla società; i colori possono disunire ma anche unire. L’arte del protagonista e il messaggio veicolato attraverso quest’ultima è un modo per aprirsi alla libertà, al diverso come arricchimento, all’inclusione come un qualcosa da esaltare, alle differenze come qualcosa da custodire e non combattere.

”Siamo diversi, è vero, ma è la diversità che ci rende migliori. Sono le condizioni in cui viviamo che devono essere alla pari”.

Stella Grillo

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