Bovarismo, celebre termine dovuto al noto romanzo francese di Gustave Flaubert, Madame Bovary. Nel nuovo appuntamento della rubrica Parole dal Mondo, di seguito, l’inquietudine esistenziale dovuta alla differenza fra le proprie aspirazioni e la realtà.
Bovarismo: la discrepanza fra la vita reale e le proprie aspirazioni
Una parola che è, anche, un atteggiamento psicologico: il concetto di Bovarismo è l’insoddisfazione fra la vita che si ha e quella a cui, invece, si aspira. Una sorta di inquietudine esistenziale che sottolineava la tendenza di alcuni artisti di sfuggire dal tedio e dalla monotonia tipica della provincia. La città, quindi, diventava un sogno ambito: colmo di stimoli e dinamismo, insieme alla lettura, proiettava l’artista in un’oasi paradisiaca. Chiunque sperimenti l’atteggiamento tipico del Bovarismo, utilizza metodi alternativi di evasione dalla realtà: la lettura è lo strumento di svincolo per eccellenza.
Dopo l’esperienza di evasione momentanea, il ritorno al mondo reale è sinonimo di amarezza e delusione; il soggetto si sente intrappolato in un mondo che non è il suo. Il termine, oggi, si usa per indicare una sorta di ansioso turbamento: un’ insoddisfazione spirituale dovuta al concreto divario fra le condizioni di vita vissute nel reale e le proprie aspirazioni. In psicologia, invece, indica la tendenza alla costruzione di una personalità fittizia: il soggetto sostiene un ruolo non corrispondente alla propria condizione sociale.
Madame Bovary di Flaubert: la frustrazione dell’esistenza di provincia che diede origine al termine
L’etimologia del termine Bovarismo deriva da un personaggio letterario famosissimo: Madame Bovary celebre romanzo di Gustave Flaubert, considerato uno dei primi esempi di romanzo realista, pubblicato nel 1856. Madame Bovary è la moglie di un ufficiale sanitario che ricorre all’adulterio per sfuggire alla monotonia di una vita di provincia, vacua e senza stimoli. Insoddisfazione, insofferenza e frustrazione: le caratteristiche con cui Emma si porrà nei confronti di tutto ciò che la circonda, senza far mai nulla per rimediare a questa situazione. L’epilogo sarà tragico e inevitabile; Emma è ormai impotente e stremata, inglobata fra una vita reale e un’esistenza ideale: non regge più e si suicida. Le inclinazioni personali di Emma Bovary esercitarono una forte suggestione sull’immaginazione e la fantasia comune, tanto da dar vita al termine Bovarismo.
Bovarismo: dalla letteratura francese all’uso corrente del termine
Il termine, nel tempo, ha subito diversificate letture semantiche: non è cambiato, tuttavia, il fulcro che contraddistingue l’espressione nella sua totalità che è l’insoddisfazione. Emma è una donna oppressa da un’esistenza di provincia e la brama di stimoli; il desiderio di una vita mondana e dinamica la porterà a rifugiarsi in letture romantiche estraniandosi totalmente da sé stessa, dal suo ambiente circostante, e vivendo al di sopra delle proprie possibilità. Un desiderio che, tuttavia, rimane cristallizzato: la protagonista non si impegnerà con azioni concrete volte a raggiungere le aspirazioni a cui anela; tutto, resterà sul margine della finzione giungendo a esisti funesti.
Il Bovarismo, negli anni, riprese ad indicare l’anelito e la bramosia di chi vive in provincia, per le possibilità e il variegato complesso di stimoli della metropoli. E’ diventato, quindi, una sorta estrema di escapismo di fronte a una realtà per la quale si prova disagio: nei libri ma, anche, nella creazione di una personalità fittizia nella quale il soggetto trova rifugio. Si potrebbe definire una frustrazione fissa, un’insoddisfazione immobile: il soggetto dilaniato dalla realtà effettiva non fa nulla per giungere all’appagamento a cui ambisce.
Stella Grillo
Immagine in copertina: Bovarismo – Photo Credits: ashineofamerican.wordpress.com