Calciatrice aggredita, la responsabile è una compagna di squadra

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Di Redazione Metropolitan

In Francia è avvenuta una violenta aggressione ai danni della calciatrice del PSG Kheira Hamraoui. La calciatrice è stata aggredita a sprangate e la mandante dell’agguato sarebbe la sua compagna di squadra Aminata Diallo. Per molti il caso è simile a quello della pattinatrice Tonya Harding risalente al 1994.

Kheira Hamraoui, la calciatrice del PSG aggredita da una compagna di squadra

I fatti risalgono a giovedì 4 novembre. Kheira Hamraoui e Aminata Diallo, calciatrici del Paris Saint-Germain, stavano tornando a casa con altre due colleghe dopo una cena al club. Una volta scese dalla macchina, alcuni uomini a volto coperto armati di spranghe hanno colpito solo una di loro, la centrocampista trentunenne Hamraoui. In ospedale la calciatrice aggredita è stata medicata alle gambe con punti di sutura e ha dovuto stoppare gli allenamenti.

Ieri le forze dell’ordine hanno messo sotto custodia la compagna Diallo in quanto mandante dell’aggressione. Il quotidiano L’Equipe era stato il primo a rivelare il fermo della ventiseienne e in seguito il PSG ha confermato i fatti:

Il Paris Saint-Germain prende atto del fermo di polizia di questa mattina di Aminata Diallo da parte del Servizio Regionale di Polizia Giudiziaria di Versailles nell’ambito dell’inchiesta aperta a seguito di un’aggressione avvenuta nella serata di giovedì scorso ai danni di giocatrici del club.

Il club ha poi confermato che condanna la violenza in ogni sua forma e ha messo in atto tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dell’intera squadra femminile.

Le motivazioni che hanno spinto Aminata Diallo a far aggredire la compagna di squadra sono da rintracciare nella rivalità che aveva sviluppato nei confronti della Hamraoui. Per Aminata Diallo la compagna, da poco rientrata dal Barcellona, era una rivale importante nel PSG e nella Nazionale francese femminile.

Diallo-Hamraoui: il caso che ricorda quello di Tonya Harding e Nancy Kerrigan

L’aggressione a una compagna della nazionale, vista come una rivale più che una collega, non è un caso nuovo nel mondo dello sport. Lo scandalo più celebre è quello della pattinatrice statunitense Tonya Harding. Nel gennaio del 1994 la Harding fece aggredire la collega Nancy Kerrigan per ottenere il titolo al campionato nazionale.

Le indagini rivelarono che l’ex marito della Harding, Jeff Gillooly, con l’aiuto di un amico, aveva ingaggiato un aggressore per colpire la Kerrigan al ginocchio destro con un manganello. A progettare il piano fu proprio Tonya, che voleva mettere fuori gioco la rivale in vista delle Olimpiadi Invernali a Lillehammer il mese dopo.

La Harding ammise solamente di sapere che l’agguato sarebbe accaduto, ma si dichiarò innocente per l’ideazione del piano. Nonostante le accuse, la pattinatrice minacciò una causa milionaria contro la Federazione degli USA se non l’avesse fatta partecipare ai Giochi, e alla fine partì per la Norvegia. Alle Olimpiadi la Harding si classificò ottava per aver sbagliato alcune esibizioni, mentre la Kerrigan, che era tornata in forma, vinse la medaglia d’argento.

Alla fine Tonya pagò una somma di 160mila euro per evitare il processo come mandante dell’aggressione e la Federazione le ritirò il titolo di campionessa nazionale. La sua storia è tornata alla ribalta recentemente grazie al film del 2017 I, Tonya, interpretato da Margot Robbie. La pellicola, candidata agli Oscar e ai Golden Globes, è valsa ad Allison Janney entrambi i premi come miglior attrice non protagonista per il ruolo della madre di Tonya.

Giulia Panella

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