Cambiamenti climatici: le donne inquinano meno degli uomini… Sì, ma a quale compromesso?

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Di Redazione Metropolitan

A partire dagli anni ’70 del ‘900, con la crisi petrolifera, si è cominciato a porre una certa attenzione nei riguardi della tematica ambientale ma, negli ultimi tempi, le giovani generazioni si sono attivate con grandissima energia per ammortizzare i cambiamenti climatici, mostrando così una tenacia finora ignota, a tal proposito, ai cosiddetti “boomers”.

L’ecologismo è una cosa da femmine

A livello di attivismo, emergono figure imponenti tra i Millennials e la Gen Z, come Alexandra Ocasio-Cortez e Greta Thunberg, ma oltre ai loro conosciutissimi nomi, rimangono a dominare la scena ambientalista giovanissime attiviste, spesso vittime di attacchi misogini, esponendosi sempre più frequentemente tramite i canali social per sensibilizzare coetanei e non sulla crisi climatica.

Per quanto riguarda la quotidianità più materiale, nel 2018, la società britannica di ricerche di mercato, Mintel, ha rilasciato dei dati raccolti in cui si attesta che le donne pongono molta più attenzione all’impatto ambientale che possono procurare i loro consumi, rispetto a quanto facciano gli uomini: tutto ciò è dimostrato dalle scelte che vengono compiute, a partire dalle questioni lavorative alle scelte di vita quotidiana.

Sempre più imprenditrici decidono di adottare ed inaugurare soluzioni ed attività ecologiche; il 30% delle donne, piuttosto che viaggiare in automobile, preferisce spostarsi con i mezzi pubblici. Il 69% della popolazione femminile utilizza borse della spesa riutilizzabili, a dispetto del 54% degli uomini. Dati rilevanti del netto distacco che c’è tra donne e uomini nelle questioni ecologiste sono visibili anche nel praticare la raccolta differenziata: il 77% contro il 66% maschile.

Perché le donne si preoccupano per i cambiamenti climatici e gli uomini no?

Ma perché le donne riescono a preoccuparsi per l’environment e gli uomini no? In realtà non è propriamente così: gli uomini parlano e discutono di ambiente molto più delle donne ma si occupano molto meno di mettere in pratica determinati accorgimenti. Il tutto è “giustificabile” attraverso un fattore culturale e sociale stereotipato.

(Indovinate un po’? C’entra il patriarcato! Chi l’avrebbe mai detto?!)

La donna si trova sempre costretta ad occupare il ruolo di caregiver, trascorrendo gran parte del proprio tempo all’interno della sfera domestica, responsabile della famiglia, che in questo caso diventa una metafora per far comprendere come il ruolo di cura sia applicabile anche nel discorso “Save the Planet”. Quella femminile è una figura la cui responsabilità, da sempre, viene storicamente e socialmente resa sinonimo di empatia ed altruismo, mentre il ruolo maschile, come da tradizione, permane egoisticamente concentrato unicamente su sé stesso.

Come sostenuto dall’analista Mintel Jack Duckett, le donne non incontrano difficoltà nell’occuparsi delle faccende casalinghe, tra cui, il riciclaggio. L’uomo, in queste mansioni, vede una sorta di svilimento della propria virilità; ciò genera una frattura tra il maschio e i problemi ambientali. Tutto ciò viene alimentato, per esempio, anche dalle agenzie marketing che sviluppano campagne pubblicitarie eco-friendly, genderizzate, ed indirizzate prettamente ad un pubblico femminile.

Un’altra spiegazione del divario per quanto riguarda i comportamenti rispettosi dell’ambiente, è da ricercare nel concetto di parità di genere: gli uomini sono sempre stati abituati a credere e a pensare che, essendo favoriti a livello sociale e di interazione, nell’eventualità di un problema presente, un governo o una nuova tecnologia arriveranno a risolverlo. Mentre, le donne, abituate ad una situazione di svantaggio, credono fermamente nell’impegno personale ed attivo, essendo le loro richieste e i loro bisogni normalmente ignorati dall’intervento di agenti esterni.

Dunque, qual è il patto da pagare per le donne?

Stando a quanto emerso dal rapporto “Combattere le ineguaglianze rispetto al diritto a un ambiente sicuro, sano e pulito” discusso nell’assemblea parlamentare del Consiglio europeo , le donne soffrono molto di più per i cambiamenti climatici e la probabilità che una donna possa perire a causa di un disastro naturale è 14 volte superiore a quanto sia probabile che ciò accada ad un uomo. Tutto ciò è studiato su scala mondiale.

La relatrice di tale rapporto è la parlamentare portoghese Edite Estrela, che ha basato le sue ricerche su fonti e dati dotati di una copertura di almeno dieci anni, in cui è stato riportato, ad esempio, che il Portogallo nel 2003 è stato colpito da un’ondata di calore, a causa della quale sono decedute il doppio delle donne rispetto agli uomini.

In conclusione, le donne inquinano decisamente meno degli uomini, avendo maggiormente a cuore le tematiche ecologiste, ma qual è lo sconto da pagare?

Morire di più.