Canaletto, al secolo Giovanni Antonio Canal, è il pittore simbolo dei paesaggi veneziani. Noto vedutista, i suoi paesaggi inquadrano perfettamente la bellezza di Venezia. Per la realizzazione si serve delle basi scientifiche e di precise impostazioni di sguardo e luce. Infatti, i suoi quadri sembrano delle vere e proprie fotografie, anche grazie all’uso della camera ottica, che gli permette di individuare con precisione la prospettiva da utilizzare. Canaletto nella sua vita non ha vissuto solo a Venezia, ma ha viaggiato sia in Italia che in Inghilterra. Vediamo insieme le tappe più importanti di questo viaggio.

Canaletto nasce nella Repubblica di Venezia il 17 ottobre 1697. Di estrazione benestante, si appassiona alla pittura grazie al padre, Bernardo Cesare Canal, scenografo e pittore di fondali teatrali. Sarà proprio il padre a portare lui e il fratello maggiore Cristoforo a Roma, proprio per realizzare alcune scenografie. A Roma, Canaletto incontrerà per la prima volta i vedutisti. Ma chi sono i vedutisti? Per essere concreti, i dipinti vedutisti possono essere considerati gli antenati delle cartoline: il vedutismo è quella corrente artistica settecentesca che rappresenta elementi paesaggistici, reali e inventati, accostati a un’apparente esattezza topografica in sapienti effetti di scenografia.

Canaletto e il vedutismo

E quindi, cosa significa nel concreto essere vedutisti? Canaletto, durante il suo soggiorno a Roma, ha il piacere di incontrare i pionieri di questa corrente. Sebbene il vedutismo italiano si sia sviluppato principalmente nell’Italia Settentrionale -soprattutto a Venezia, che con la sua bellezza ha ispirato gli artisti a cimentarsi nei paesaggi-, anche a Roma lavorano diversi esponenti, come Giovanni Paolo Pannini, e Gaspar van Vittel, considerato uno dei padri del vedutismo. Con la sua formazione teatrale, l’artista riesce ad addentrarsi nelle regole della prospettiva e della topografia, cimentandosi nelle prime opere.

Tornato a Venezia, negli anni venti del Settecento, si occupa finalmente di pittura. Stringe contatti con i più importanti vedutisti veneziani, come Marco Ricci e Luca Carlevarijs, e comincia a ricevere le prime commissioni. Un elemento che distingue Canaletto dagli altri vedutisti è la pittura dal vero. Infatti, non rielabora i disegni nel suo studio, come invece fanno i suoi colleghi. Con questa tecnica, le sue opere sono caratterizzate da una grande accuratezza e precisione. Ed è proprio grazie alla sua bravura che la sua fama aumenta, rendendolo uno dei pittori più famosi della Repubblica di Venezia.

Canaletto, Il canal grande verso il Rialto, 1723 - PhotoCredit: © Museo del Settecento Veneziano
Canaletto, Il canal grande verso il Rialto, 1723 – PhotoCredit: © Museo del Settecento Veneziano

L’incontro con Joseph Smith e il trasferimento in Inghilterra

Nel Settecento è di moda tra i giovani artisti di tutto il mondo, compiere il Grand Tour, ovvero un viaggio per le capitali dell’arte europee. Ovviamente, una delle tappe non può che essere l’affascinante Venezia: qui svariati committenti incontrano il genio di Canaletto, tra cui il collezionista Joseph Smith. A partire dagli anni 30 del 700 Smith e Canaletto conoscono una stagione florida per i contatti tra Venezia e i collezionisti inglesi: Smith riesce a fare da intermediario per l’artista. Complice anche il fatto che, come noto, Canaletto non era particolarmente portato per le pubbliche relazioni, gli affari tra i due riescono a essere gestiti con sapienza da Joseph Smith che, intanto, diventa console britannico a Venezia (resterà in carica fino al 1760).

A causa però della guerra di successione austriaca, cominciata nel 1741, Canaletto comincia a perdere l’affezionata clientela inglese. Anche i più importanti committenti ormai avevano acquistato svariate opere dell’autore, oltre al fatto che l’amico Joseph Smith ormai non era più in grado di garantirgli la clientela di un tempo. Canaletto decide così di trasferirsi a Londra nel 1746. Cerca quindi di riacquisire un giro di clientela, sebbene con fatica: infatti non è ben visto dall’aristocrazia inglese. Ma nonostante le prime diffidenze, riesce comunque a ottenere svariate commissioni, di dipinti che sono ora conservati anche presso l’Abbazia di Westminster, raffigurante l’abbazia stessa. Ricordiamo anche La rotonda di Ranelagh (1754), uno dei rari interni dell’artista.

Canaletto, La rotonda di Ranelagh, 1754 - PhotoCredit: © National Gallery Londra
Canaletto, La rotonda di Ranelagh, 1754 – PhotoCredit: © National Gallery Londra

Gli ultimi anni di Canaletto

Nel 1757, Canaletto decide di tornare a Venezia. Nonostante la stanchezza causata dalla vecchiaia, continua comunque a ricevere prestigiose commissioni, e si cimenta nell’arte dei capricci: opere raffiguranti oggetti o paesaggi non esistenti in natura, ma frutto dell’immaginazione dell’artista. Ricordiamo il Capriccio Palladiano (1757), conservato oggi presso la Galleria di Parma. La vita dell’artista scorre serena, e cinque anni prima della sua morte, nel 1763, viene nominato socio dell’Accademia Veneziana di Pittura e Scultura. Morirà il 19 aprile 1768, dopo una lunga malattia, circondato dall’affetto dei suoi cari.

L’arte di Canaletto è lontana dalle raffigurazioni iconoclastiche tipiche del Settecento e dell’arte moderna in generale. Proprio per la sua vocazione paesaggistica, non è ben visto dalla critica, che lo rivaluterà solo dopo tempo. Il suo contributo artistico ci ha lasciato meravigliosi dipinti, inaugurando una corrente di opere che permettono quasi di perdersi nei paesaggi della splendida Venezia e non solo, lasciando testimonianze in tutto il mondo, grazie alle quali è possibile quasi rivivere l’atmosfera settecentesca delle città. Lo ricordiamo con ammirazione e speriamo di poter presto rivedere le sue meravigliose opere dal vivo.

a cura di Marianna Soru

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