Canzone è una delle tracce di Vasco Rossi contenuta nel quinto album del cantante di Zocca: Vado al Massimo, pubblicato il 13 aprile 1982. Un brano dal titolo all’apparenza generico; tuttavia, al suo interno, si cela un duplice significato legato da un unico filo conduttore: il ricordo di qualcosa che non c’è più.
Canzone, Vasco Rossi: i primi versi dedicati al ricordo del padre scomparso
Una delle tracce, probabilmente, più conosciute di Vasco Rossi. Il testo di Canzone nasce quasi accidentalmente, sulla musica di Maurizio Solieri. I primi versi, come lo stesso cantautore ha più volte ribadito, sono dedicati al padre camionista, morto prematuramente di infarto. La nascita del brano Canzone è improvvisa: Vasco racconta di quando in macchina, andando ad un concerto, ascoltò per la prima volta la musica di Maurizio Solieri. Sul testo, successivamente, affermò:
”Pensavo a mio padre mentre la scrivevo. Era morto da poco e nell’aria c’era ancora il suo odore. Poi il discorso lo avevo dirottato sul ricordo di una donna. Non volevo parlare di mio padre. Ma la profondità e l’intensità dell’emozione veniva da lì”.
Il titolo, come sopracitato, non descrive precisamente di cosa parli la canzone. Tutto resta immobile, sospeso e generalizzato, senza sottolineare un significato esplicito. L’evento tragico della morte colpisce chiaramente il cantautore. I primi versi di Canzone, infatti, sottendono al richiamo di una memoria; un ricordo malinconico che riaffiora con un profumo familiare:
E’ nell’aria ancora il tuo profumo
Dolce, caldo, morbido
Come questa sera
Mentre tu
Mentre tu
Non ci sei più
Un chiaro riferimento alla prematura dipartita del padre, intriso di nostalgia e familiarità: il profumo dolce, caldo e morbido – qui l’autore utilizza la figura retorica della sinestesia – che si riflette in una felicità domestica infantile. Tuttavia, l’altra faccia della medaglia: quel ”non ci sei più” potrebbe riferirsi anche ad una donna amata ma lontana. Quando qualcuno non c’è lascia un vuoto: sia esso un genitore, un amico o una storia d’amore.
Il suo essere aleggia nell’aria, seppur si tratti di una presenza nebulosa e assente. Già dai primi versi di Canzone, quindi, si evince come chi ascolta possa liberamente interpretare il testo e adattarlo ad una mancanza in base alla propria storia personale. Successivamente, il ricordo di chi non c’è si fa più nitido ; nella seconda strofa Vasco Rossi afferma, in seguito, di riferirsi ad una donna:
E questa sera nel letto metterò
Qualche coperta in più
Perché se no, se no avrò freddo
Senza averti sempre
Senza averti sempre addosso.
Probabilmente, la figura femminile di cui parla Vasco, è una donna amata e persa. Non si sa in che circostanze, né se lo abbia lasciato o sia, anche lei, morta. Il gesto del ”mettere una coperta in più” per non sentire freddo, si potrebbe interpretare come l’atto di avere delle storie con altre donne per non sentire la mancanza dell’unica che conta: la coperta, una metafora essenziale che cela una grande nostalgia dovuta dalla consapevolezza del ricordo.
Questa donna non c’è: l’immagine del letto e del freddo sottolineano ancor di più la solitudine dell’autore dovuta a questa assenza ingombrante. E’ curioso come, il contenuto di questa strofa, abbia delle analogie con alcuni versi di Saffo, precisamente, il frammento Tramontata è la luna; anche la poetessa greca si struggeva nel suo letto, di notte, per una mancanza dichiarando in uno nei suoi versi:
”La notte è al suo mezzo
il tempo passa
io dormo sola.”
Un’intima lotta fra il ricordo e l’oblio
La penultima strofa è intrisa da un’atmosfera nubilosa, tuttavia, appare una quieta ammissione: la sofferenza struggente che suscita questa assenza così importante e presente al contempo. L’unico modo per esorcizzare questa tristezza dovuta a questo vuoto così ingombrante è racchiudere tutte le sensazioni in una Canzone: conglobando ogni emozione all’interno di un brano l’autore ha modo di sentirsi meno solo, illudendosi, di avere la persona amata più vicina ogni qual volta sentirà il morso dell’assenza aggrovigliarsi nella sua anima; una parvenza illusoria, un palliativo per sopravvivere alla realtà:
”E sarà triste lo so
Ma la tristezza però
Si può racchiudere
Dentro una canzone
Che canterò”.
Una canzone da cantare ogni volta che la voglia di vedere o sentire la persona amata si fa più impellente; un climax di emozioni sapientemente descritte ne verso”Ogni volta che avrò voglia […] Di sentirti ancora mia”.
Canzone: consapevolezza e bellezza di un amore nonostante l’assenza e i ricordi sbiaditi
Gli antichi ricordi felici in cui, un tempo, si condividevano i giorni con la persona amata ora svanita, non sono motivo di pentimenti o ripensamenti; nell’ultima strofa di Canzone, si ravvisa un Vasco Rossi consapevole, delicato e sincero: la scomparsa di colei che ora gli provoca struggimento non è un motivo per odiarla o per provare avversione verso i momenti felici trascorsi. Si percepisce una naturale consapevolezza: coscienza e sincerità nell’esplicitare la bellezza di un sentimento, nonostante le sofferenze e il tempo che scorre, inesorabile, facendo sbiadire quelle memorie gioiose:
”E’ stato splendido però
Amarti
E quando un giorno t’incontrerò
Magari per la strada
Magari proprio sotto casa tua”.
Non c’è traccia di ripensamento in Canzone: la solitudine, la tristezza e l’abbandono non fanno pentire Vasco Rossi del sentimento provato, tanto da ribadire lo sfolgorìo puro di quell’amore: ”è stato splendido amarti”. Nonostante l’amarezza e gli scompensi emotivi evocati dal vuoto provocato dalla mancanza di una persona, ancora il testo, con un tocco di mestizia, mette di fronte alla realtà del quotidiano:
”E intanto i giorni passano
i ricordi sbiadiscono
e le abitudini cambiano”.
Il ricordo sbiadisce, il tempo scorre fuggevole, e i giorni passano. E tuttavia, quella mancanza è ridondante, presente e ingombrante così come la certezza dell’autore che ribadisce alla fine del testo: nonostante tutto, ”E’ stato splendido”.
Stella Grillo
Foto in Copertina: Canzone – Photo Credits:polisemantica.blogspot.com