Carlotta Rossi, una producer italiana di 46 anni che vive a Londra ha intrapreso un percorso giudiziario per ottenere il riconoscimento di paternità da parte di colui che sostiene essere il suo padre biologico: Bud Spencer, la figlia al secolo di Carlo Pedersoli

La donna è figlia di Giovanna Michelina Rossi, scomparsa nel 2015, che negli anni ’70 – mentre lui era già sposato – avrebbe avuto una storia d’amore con Pedersoli dalla quale sarebbe nata proprio Carlotta, che del presunto padre porta il nome ma non il cognome. La madre di Carlotta avrebbe sempre chiesto alla figlia di non avanzare alcuna rivendicazione ma ora, dice la donna «mi sento affrancata dalla promessa fatta a mia madre».

E infatti nell’atto di citazione ha chiesto agli eredi di Bud il risarcimento «del danno subito per la sostanziale mancanza della figura paterna nell’intero arco della vita» e  l’esame del Dna attraverso quelli che considera i suoi consanguinei.

Ha scritto la sua storia in un libro intitolato A metà, firmato Carlotta Rossi Spencer. In molti contenuti apparsi in rete che sono stati postati dal profilo ufficiale su Facebook e su altri social network di Banijay (l’azienda per cui lavora la donna, impiegata nella filiale inglese), il nome completo di Carlotta Rossi è sempre con il doppio cognome: Carlotta Rossi Spencer. Anche il suo profilo personale (privato) di Facebook riporta il nome Carlotta Rossi Spencer. Un nome che dice molto: in quel doppio cognome non c’è quello reale di colui che forse è suo padre, ossia Pedersoli, ma una citazione di colui che lei ha potuto chiamare solo “Lallo”, mai papà.

Carlotta Rossi, la presunta figlia illegittima di Bud Spencer dice di ricordarsi bene quell’uomo, quel gigante buono che spesso andava a trovare lei e sua mamma. Ne parla come dell’uomo a cui non ha mai potuto dire papà, potendolo chiamare soltanto con l’appellativo di “Lallo”, secondo la sua testimonianza.

Suo padre, sostiene, non le ha mai fatto mancare nulla: le ha pagato le scuole, l’università negli Stati Uniti, le vacanze e ha anche aiutato economicamente sua madre, con un bonifico mensile fino alla sua morte. Ma ha sempre fatto tutto da lontano e lei, afferma, non poteva nemmeno contattarlo se aveva bisogno.

«Di mio padre non avevo il numero privato, era sempre lui a chiamarci», ha raccontato al Corriere della Sera, da Londra, dove vive. «Avevo solo il fisso dell’ufficio, dove rispondeva la segretaria. Quando mamma è morta ho telefonato a Giuseppe Pedersoli, il suo primogenito, di cui mi ero procurata il cellulare perché lavoriamo nello stesso ambiente. La telefonata è durata 30 secondi, il minimo indispensabile. Gli ho detto chi fossi e che avevo bisogno di avvisare Carlo. Non l’ho mai più sentito».