Carrie Fisher: l’eterna Principessa Leila

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Di Marta Millauro

Personaggio e attore, la stessa persona: concetto che ben racconta la vita della Principessa Leila, o meglio, Carrie Fisher, indimenticabile star di Hollywood e simbolo di una delle saghe cinematografiche più conosciute al mondo, quella di Star Wars. Insieme al personaggio che le diede maggior fama riuscì a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema di fantascienza. Ancora oggi il Genere riecheggia della sua immagine, di quella capigliatura mai dimenticata e a cui tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo reso omaggio.

L’ascesa come attrice

Predestinata, incline al mondo dell’arte fin da subito. Carrie Fisher nacque in una famiglia in linea con il sogno hollywoodiano. Sua madre era la celebre attrice Debbie Reynolds, mentre il padre il cantante Eddie Fisher. Debuttò nel mondo del musical di Broadway in giovane età, calcando la luci della ribalta con “Irene” a 17 anni. Reduce dall’esperienza teatrale iniziò a frequentare la Central School of Speech and Drama di Londra, atterrando poi alla prima commedia cinematografica “Sampoo” nel 1975.

Nel 1977 arrivò la grande occasione della vita con la Principessa Leila Organa di Guerre Stellari. Grazie a questa nuova opportunità datagli da George Lucas, la Fisher divenne in poco tempo una vera star del cinema e il suo personaggio il poster child del merchandising legato al fenomeno Star Wars. Nel 1981 la Principessa Leila fu protagonista ne “L’impero colpisce ancora” e nel ’83 ne “Il ritorno dello Jedi“.

La principessa Leila - Photo Credits: Il Cartello
La principessa Leila – Photo Credits: Il Cartello

Gli anni bui

Se la carriera professionale di Carrie non poteva vivere momento migliore, la salute psichica iniziò a traballare. A 24 anni l’attrice scoprì di soffrire di bipolarismo. La difficile convivenza con la malattia la condusse a problemi di tossicodipendenza e alcolismo, tanto che rischiò di essere licenziata durante le riprese di “The Blues Brother“.

Il difficile momento fu fonte di ispirazione per la Fisher che, negli anni ’80, decise di scrivere un romanzo dalla forte componente autobiografica: “Cartoline dall’inferno“. Il libro fu adattato a livello cinematografico e la storia interpretata da Maryl Streep.

Nonostante ciò, l’attrice continuò a far parte di progetti importanti, tra cui “L’uomo con la sciarpa rossa” con Jim Belushi, “Hannah e le sue sorelle” di Woody Allen e “Donne Amazzoni sulla luna“. Il famoso regista newyorkese la richiamò per “Harry ti presento Sally“, ultima apparizione da protagonista.

Hannah e le sue sorelle - Photo Credits: Dailymotion
Hannah e le sue sorelle – Photo Credits: Dailymotion

Dagli anni ’90 in poi la Fisher venne chiamata solamente per piccoli ruoli e comparse; dedicò, invece, il suo tempo alla scrittura di sceneggiature cinematografiche, tra cui quella di “Star Wars Episodio I: la minaccia fantasma“, “Star Wars episodio II: attacco dei cloni” e “Star Wars episodio III: la vendetta dei Sith“.

L’addio al grande schermo

Prima di morire per i postumi di un infarto nel 2016, Carrie Fisher salutò il suo affezionato pubblico con la sua apparizione da Principessa Leila nel 2015 in “Star Wars Episodi VII: il risveglio della forza.”

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