“Cena tra amici”: la scelta di un nome, ma non serve essere genitori basta essere umani

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Di Federica De Candia

Cena tra amici, un film francese del 2012, in lingua originale Le prénom, di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte. Potrebbe essere una tranquilla cena, una serata trascorsa tra amici affabili e gioiosi riuniti in un elegante quartiere di Parigi. Una casa confortevole in cui sono invitati anche Vincent, fratello della padrona di casa, e sua moglie Anne che aspetta il primo figlio.

Vincent diventa personaggio chiave del film. Intorno a lui la schiera di amici che si immedesimano nel turbine di sentimenti di un uomo che sta per diventare padre. Lo assillano di domande, rassicurazioni. Con quella innata saggezza, la spavalderia che fa tenerezza, di chi sa tutto, pur senza esserci mai passato prima. Gli uomini sono soliti farsi forza e coraggio tra loro. Come se a renderli uniti fosse un vincolo di sangue, non solo lo spirito di amicizia. Una fratellanza che si sente forte, come un patto suggellato chissà dove e quando.

Cena tra amici, film - Foto web
Cena tra amici, film – Foto web

“Nomen omen” dicevano i latini

La trama del film ha dei risvolti inaspettati quando chiedono a Vincent il nome del figlio che sta per nascere. Adolphe, la risposta. Non si controllano più le reazioni dei presenti, davanti l’inattesa e insospettabile rivelazione. Si apre un dibattito. Un conflitto che evoca forte disagio e indelebili ferite, per ciò che il dittatore della storia del 900, ha inflitto sotto questo nome. Vincent crede che suo figlio, da grande, potrà dare un volto nuovo al nome. Finalmente un giusto riscatto che prenda le distanze dalla storia. Non basta la sua buona volontà a placare gli animi. Ma neanche se l’infausto nome, fosse ripulito da un nostrano Adolfo.

Foto film dal web
Foto film dal web

Un dramma da salotto

Non è compito facile assegnare un nome al nascituro. Interpellati i santi del calendario e le parentele fino al quarto grado, anche i battesimi con i nomi di nonno e nonna sono ormai lontani. E la pacata discussione dell’inizio serata, scende in labirinti di pensieri e discorsi inaspettati. Ognuno si rivelerà, forse anche troppo, esprimendo giudizi e considerazioni sugli altri commensali. Una scintilla scoccata, basterà a far cadere il muro delle apparenze, dell’educazione scontata e della sincerità mascherata. Le cose non dette, taciute, improvvisamente vengono liberate in una guerra di parole. Incontrollate verità vengono sbattute in faccia come se ognuno, vestito di animoso coraggio, fosse in preda del “parli ora o taccia per sempre”.

Non ci sono grandi scenari in questo film. Tutto si svolge in una stanza. I dialoghi frenetici dei protagonisti danno il ritmo e catturano l’attenzione. Gli spiriti incandescenti non trovano pace neanche davanti al cibo. Consolatore di ogni pena. Le loro bocche non hanno ristoro nemmeno davanti i piatti di portata.

Speriamo sia femmina

Le liti, le esternazioni, si ricomporranno soltanto con la nascita di una bambina, non il maschio tanto discusso. Un nome è stata la causa scatenante di tutti i non detti. Una fiamma degenerata in fuoco nell’animo e nelle parole dei presenti. Che si consideravano amici, e si illudevano, che basta la conoscenza per esserlo. Questo film sarà ottimo per accomodare una serata d’estate. Invece di uscire. Allungando magari il filo della corrente del televisore fino al terrazzo. E piacerà a chi è appassionato della commedia francese. Riderà con amarezza chi, all’umorismo francese, rimpiangerà il “noio volevam savuar” di Totò.

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