Charles Spencer Chaplin nasce a Londra il 16 Aprile 1888 e muore il 25 dicembre 1977, attore comico e regista noto al pubblico anche come Charlot. È autore di oltre 90 film, tra i più importanti troviamo “Il Grande Dittatore“. Charlie Chaplin nel film ci narra la storia di un barbiere ebreo risiedente in un paesino tedesco. Il nostro protagonista assomiglia in maniera incredibile al dittatore Hynkel ovvero Hitler. Dopo varie peripezie, sfruttando questa somiglianza, riesce a sostituirsi all’oppressore e a parlare alla Nazione.

Dichiara così la pace attraverso un’indimenticabile discorso. Il film è uno dei capolavori di Chaplin, è una sfida aperta all’uomo che ha causato orrore e sofferenza all’umanità tramite la sua caricatura. Ci porta in una dimensione in cui il cinema schernisce il grande dittatore mediante la conoscenza sociale e l’intrattenimento. Il film è prodotto nel 1940 ma viene distribuito nel 1946 ed è interamente diretto e interpretato da Chaplin.

Il grande dittatore: Charlie Chaplin e Hitler

Charlie Chaplin ne Il grande dittatore
Chaplin e la scena col mappamondo

Charlie Chaplin nel film Il grande dittatore interpreta due personaggi, sia il barbiere ebreo che il dittatore Hynkel. La vicenda si svolge durante la Prima Guerra Mondiale. Si racconta di un barbiere ebreo che, dapprima arruolato nell’esercito della Tomania (Germania), salva la vita dell’ufficiale Schulz, ma che proprio in quell’incidente perde la memoria. Trascorre così molti anni in ospedale. Al suo ritorno alla bottega e nel ghetto ebraico, alcuni militari distruggono e sporcano le vetrine del suo negozio, con scritte razziste chiamandolo giudeo.

Il barbiere si ribella ai soprusi, così come Hannah una giovane ragazza del ghetto. Viene condannato all’impiccagione ma a salvarlo è il comandante Schulz, a cui l’ebreo aveva salvato la vita tempo prima. Nel frattempo Hynkel (Hitler), il grande dittatore, chiede ad un banchiere ebreo di finanziare la sua campagna e la conquista dell’Ostria (Austria). Questo avvenimento e la protezione di Schulz portano a un periodo di pace nel ghetto, ma la successiva negazione del finanziamento peggiorerà irreparabilmente le condizioni di sofferenza nel paese.

La fine del grande dittatore

Il comandante Schulz si ribella all’invasione dell’Ostria e viene fatto prigioniero in un campo di concentramento da dove riesce a fuggire e a rifugiarsi nel ghetto. Da qui inizia una cospirazione per eliminare il dittatore, ma sia Schulz che il barbiere vengono riportati nel campo di concentramento. Benzino Napoloni (Mussolini) ed Adenoid Hynkel si accordano per invadere l’Ostria.

Il piano per la conquista prevede che Hynkel si travesta da cacciatore di anatre, sparando un colpo di fucile come segnale iniziale. Il dittatore però cade in acqua all’interno del lago in cui si trovava e, quando finalmente ne risale, aveva perso tutti i suoi vestiti. Una volta tornato a riva viene scambiato dai militari per il barbiere ebreo, che nel frattempo era evaso dal campo di concentramento. Tesi avvalorata anche da Schulz per ottenere lo scambio di persona. Il barbiere così travestito da Hynkel tenne un solenne discorso davanti al popolo dell’Ostria con un inno all’uguaglianza e alla libertà.

Il famoso discorso di Charlie Chaplin ne Il Grande Dittatore

«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco.

Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano.

L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!

Usciremo dall’oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo

Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi , il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.

Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti!

Discorso ad Hannah

Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall’oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.»

La pellicola di Chaplin contraddistinta da una spietata satira è un inno alla pace

Il grande dittatore fu il primo film parlato di Chaplin, il quale dichiarò in seguito che se avesse saputo tutta la verità su Hitler non avrebbe potuto scherzarci tanto sopra. Il film fu vietato in alcuni paesi europei mentre a Belgrado vi fu un’unica proiezione nel 1942. Un coraggiosissimo ragazzo jugoslavo sostituì la pellicola di propaganda che era in programma per un pubblico di soli soldati tedeschi con il film di Chaplin. Non ci sono certezze che Hitler abbia visto il film. La pellicola, caratterizzata da una spietata satira, è di incredibile attualità nonostante sia stata pensata nel 1938. La lavorazione del film dura quasi due anni e coincide con l’inizio delle operazioni belliche di Hitler.

Il suo destreggiarsi tra un personaggio e l’altro, ovvero dal semplice barbiere all’uomo spietato, ci fa comprendere in pieno il cuore della comicità di Charlie Chaplin nel Grande Dittatore. Per la realizzazione, Charlie studia per imitare la voce e i gesti del dittatore guardando svariati cine-giornali nazisti. Ritroviamo diversi elementi contrastanti: Hynkel è visto come una presenza demoniaca, come si può notare nella sequenza della danza con il mappamondo, a cui si contrappone la leggerezza del barbiere ebreo. Nel discorso finale Chaplin rivendica la propria distanza da Hitler e la scena diventa la realtà.

Charlie Chaplin nel Grande Dittatore parla agli ebrei di tutto il mondo e vuole che la bontà torni sulla terra, esalta la democrazia e la libertà. Questo dialogo non è affatto comico e dura pochi minuti ma diventa il cuore pulsante del film.

Sabrina Baiocco

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