Alcuni account Tik Tok stanno pubblicando clip di vittime coinvolte in crimini efferati. Le clip sono generate dall’Intelligenza Artificiale e mostrano bambini, nella maggioranza dei casi, vittime di omicidio o scomparse. Nei video i soggetti raccontato, con tanto di dettagli inquietanti, la loro scomparsa.

L’oversharing inquietante: Tik Tok e le vittime che raccontano nelle clip la loro scomparsa

Tik Tok vittime clip

Le clip generate dall’Intelligenza Artificiale basate sulle immagini di bimbi scomparsi o uccisi stanno diventando sempre più popolari. Il nuovo, sconcertante, trend Tik Tok sta diventando sempre più virale. L’alias digitale di alcune piccole vittime di crimini truculenti sta facendo il giro del web: una tendenza disturbante che, nonostante tutto, sta raccogliendo milioni di visualizzazioni su Tik Tok. L’Intelligenza Artificiale resuscita digitalmente vittime di crimini crudeli facendo raccontare al soggetto digitale la storia, in dettaglio, di come è stato ucciso.

Esistono podcast e vari contenuti sul true crime che raccontano molte storie di assassini o sparizioni avvenute, dal lontano passato al presente più o meno recente; quello che è chiaro è che il genere stia vivendo una vera e propria epoca dorata, basti pensare anche alle serie tv che stanno riscontrando una popolarità sconfinata. Fra le più recenti Dahmer. Il mostro di Milwaukee, rilasciata da Netflix nel settembre del 2022 o, ancora, la serie sul massacro del Circeo uscita su Paramount+. Tuttavia la creazione di un soggetto, seppur in dimensione virtuale, che ha subito tali atrocità rende la contingenza quasi sinistra.

I deepfake modificati dall’Intelligenza Artificiale ritraggano bambini – spesso contusi – narrare le loro esperienze agghiaccianti, appena un momento prima di morire. Le clip in questione raccontano vicende realmente accadute; è il caso di Elisa Izquierdo, una bambina di 6 anni assassinata dalla madre o Carl Newton Mahan, il bambino di 6 anni del Kentucky che uccide un altro bambino di appena 8 anni nel 1929.

«Sono il più giovane assassino della storia. Mi chiamo Carl, e sono cresciuto in un piccolo Paese del Kentucky. Nel 1929, avevo 8 anni ed ero amico di Cecil Van Hoose. Un giorno abbiamo litigato, così ho rubato la pistola di mio padre e ho sparato».

In realtà  i contenuti deepfake che ritraggono bambini vittime di omicidio violano la policy di Tik Tok, tuttavia, come riportato da Rolling Stone, esistono dei metodi in grado di aggirare tale blocco; la maggior parte di questi account, infatti, cambia l’aspetto e i nomi delle vittime effettive. Paul Bleakley, assistente professore di giustizia penale all’Università di New Haven ha detto a Rolling Stone:

“Sono piuttosto strani e inquietanti.  Nonostante guardarli metta a disagio, sembrano progettati per innescare forti reazioni emotive perché è il modo più sicuro per ottenere visualizzazioni e like. .

AI Deepfakes of True-Crime Victims Are a Waking Nightmare, Rolling Stone, 30 maggio 2023

La questione etica

Alcuni account dichiarano di non utilizzare immagini reali, per rispetto delle vittime e della famiglia; ma la sensazione lugubre che si ha nell’approcciarsi alla visione di una clip simile fa comunque rabbrividire. I soggetti vittime di violenza ricreati con l’Intelligenza Artificiale, da Madeleine Beth McCann a Royalty Marie Floyd, si presentano con sguardo vitreo e distaccato, farfugliando la loro esperienza spesso corredata da un sottofondo musicale ferale. Nonostante gli artifici utilizzati per aggirare la policy della piattaforma, risulta possibile che molte immagini siano utilizzate senza il consenso dei familiari. A tal proposito, il professor Paul Bleakley parla anche di questo aspetto su Rolling Stone:

”Immagina di essere il genitore o il parente di uno di questi bambini in questi video di intelligenza artificiale. Vai online e con questa strana voce acuta, ecco un’immagine AI del tuo bambino deceduto, che entra nei dettagli molto cruenti su quello che è successo loro.”

AI Deepfakes of True-Crime Victims Are a Waking Nightmare, Rolling Stone, 30 maggio 2023

La questione è quindi palese: queste tendenze fin dove si spingeranno? Secondo il professor Bleakley le famiglie delle vittime potrebbero far causa a quei creator che utilizzano le clip delle vittime per monetizzare. Tuttavia, come lo stesso professore ha precisato:

“È un’area grigia piuttosto torbida”.

AI Deepfakes of True-Crime Victims Are a Waking Nightmare, Rolling Stone, 30 maggio 2023

Tik Tok, le clip che riportano in vita gli alias digitali delle vittime di omicidi: il fascino della morte e il  voyeurismo

Il fascino per la morte e per la sofferenza, nonché per la violenza, è cosa antica. Basti pensare al Medioevo – o anche prima – quando la gente era solita riunirsi nelle piazze per assistere alle pene di morte; il boia, con la sua ascia, tagliava la testa al presunto o efferato criminale e la folla stava lì a guardare. Stessa cosa citando le famigerate streghe sui roghi. Il fascino per il macabro e il funereo, quindi, è qualcosa di recondito: il male fa paura, certo, ma attrae e soddisfa una naturale tendenza innata che l’essere umano possiede. Lo stesso Sigmund Freud indentifica nella psiche umana una pulsione di vita e una di morte, l’Eros e il Thanatos risalenti alla mitologia greca e interamente contrapposti. L’Eros è l’amore, la forza creatrice della vita; Thanatos è principio di morte, aggressività.

Il voyeur del crimine è colui che ha desiderio di comprensione, in una parola cerca risposte. Ecco perché molti appassionati si ritrovano ad ascoltare podcast, leggere libri, e guardare anche clip sull’argomento. Spesso si umanizza eccessivamente la vicenda, soprattutto se il criminale è un soggetto che ha subito abusi o traumi; probabilmente lo spettatore o lettore, allontanandosene a livello umano, è consolato da questo aspetto.

Sicuramente, però, quello che scatta in questi casi è l’impellenza di arrivare a scoprire ogni dettaglio, seppur macabro o sinistro; un’urgenza, probabilmente, dettata dal fatto che la storia presentata è realmente accaduta. In altre parole, la viva attrazione per la realtà e l’adrenalina che ne consegue sono i motori che reggono il dilagare odierno del True Crime. Un modo indiretto di entrare nella scena del crimine, viverla nelle sue sfumature senza correre rischi, pur appagando la propria curiosità.

Stella Grillo

Ph: tecnologia.libero.it

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