Il fenomeno degli influencer potrebbe rientrare nell’espressione ”nuovi ricchi”? Thorstein Veblen è stato un economista e sociologo statunitense autore, nel 1899, dell’illuminante saggio La teoria della classe agiata in cui l’economista dimostra come alla base di ogni forma di proprietà ci sia la brama di possedere, emulando, la ricchezza degli altri; ciò avviene principalmente per un impellente bisogno di considerazione sociale. Ma lo schema teorizzato da Veblen sottolinea qualcosa di più oscuro: un certo tipo di distribuzione della ricchezza che poggia le sue fondamenta su tali assunti porta solo a un ulteriore impoverimento delle classi già povere e a una esclusiva concentrazione di potere e privilegio in classi già abbienti.
Thorstein Veblen, il fenomeno di mobilità sociale che ha portato gli influencer a diventare i ”nuovi ricchi”
I protagonisti della novella mobilità sociale che ha portato alla creazione di una classe di ”nuovi ricchi” – o parvenu – sono, oggi, gli influencer. Nella completa trasparenza di intenti, sia chiaro, non si vuole demonizzare tale figura solo rendere meno opalescente il fulgore che, negli ultimi anni, si è diffuso, stimolando nell’utente una brama di emulazione sempre più urgente. Il fenomeno di mobilità sociale dell’ultimo periodo ha condotto alcuni soggetti ad acquisire un estremo status di opulenza, giungendo a far sì che tale fenomeno allontanasse il ”nuovo ricco” dalle condizioni di modestia o normalità in cui versava nel nucleo della precedente classe sociale di cui era parte integrante.
Tale passaggio al nuovo status risulta evidente da una peculiarità che caratterizza la categoria dei ”nuovi ricchi”; l’estrema voglia di ostentazione che miri alla visibilità sociale, alla vistosità sempre più conclamata. L’influencer è un personaggio di successo che, essendo molto seguito, ha un potere determinante nell’influenza dell’opinione pubblica. Il lavoro dell’influencer è eclettico, senza dubbio, e una parte di ciò che li rende popolari sul web si appoggia all’emotività dell’utente medio; spesso la vita lussuosa è intervallata da momenti che mirano a rendere meno patinata la propria condizione per creare, anche, una sorta di empatia nel pubblico. Un caso potrebbe essere la condivisione di aspetti intimi della quotidianità, come per esempio mostrare i preparativi di un evento importante, la condivisione dei propri figli – aspetto noto come Sharenting – o legarsi a una causa sociale: femminismo, diritti civili, e quant’altro.
Deriva consumistica e ostentazione
Il fenomeno sociologico dei nuovi ricchi, tuttavia, esiste fin dalla notte dei tempi. Già nell’antica Grecia il poeta Teognide di Megare denuncia la decadenza della polis, lamentandosi della nuova egemonia che vuole al potere i nuovi ricchi estranei ai principi di aristocrazia. In letteratura latina, invece, un esempio noto di nuovo ricco tra i liberti romani è Trimalcione; emblema del servo divenuto abbiente che compare nel Satyricon di Petronio. Celebre l’ espressione:
”Assem habeas, assem valeas; habes, habeberis.”
”Un soldo hai un soldo vali; possiedi e avrai valore (stima)”.
Cena Trimalchionis (Satyricon, 27-78)
L’accumulazione della ricchezza è segno distintivo di acquisizione di prestigio sociale, non solo di mera sussistenza. Possedere diviene quindi necessario per assurgere a una condizione superiore all’interno della scala sociale; a tal proposito, la ricchezza viene soprattutto ostentata e mostrata ed è proprio in sostegno di tale pensiero che Thorstein Veblen sviluppa il paradigma di “vistosità dei consumi”.
La funzione ostentativa dei beni posseduti va a influenzare il contesto in cui l’ostentazione si realizza: il bene costoso e mostrato diventa oggetto di desiderio, influenzando gusti, estetica o scelte e lo stesso valore dell’oggetto bramato è legato al suo costo economico: si parla in questo caso di beni Veblen, beni di categoria superiore e quindi pregiati.
Merci per cui il desiderio d’acquisto da parte del potenziale consumatore aumenta al crescere del suo prezzo, poiché una diminuzione di quest’ultimo non li farebbe più percepire come beni esclusivi, e quindi adatti allo status di superiorità a cui i parvenu mirano. Ogni società ha sempre avuto la sua categoria ”privilegiata” che tende a far sfoggio dei vantaggi acquisiti; ciò che muta sono solo i modi e i metodi con cui si mette in mostra il potere.
Parte del pensiero di Thorstein Veblen risulta attuale: la facilità, tramite i social, con cui si può comunicare e mostrarsi a un ampio bacino di utenti, ha segnato una vera e propria svolta epocale.
Thorstein Veblen e l’ozio vistoso
Condividere la vita con il proprio pubblico è diventato ormai talmente naturale che è facile anche imbattersi in esistenze il cui privilegio è evidente; vacanze, case meravigliose, un lusso che una fascia media di pubblico non potrebbe mai permettersi. Questo induce a una riflessione sull’attuale deriva consumistica; secondo Thorstein Veblen la ricchezza e la potenza devono essere messe in mostra in quanto la stima si concede solo ed esclusivamente in seguito all’evidenza, un atteggiamento che Veblen definisce ”ozio vistoso”.
Il consumismo social, l’attuale binario consumistico su cui viaggia un certo tipo di informazione, si realizza in un conseguente aumento dei consumi che mirano a soddisfare quei bisogni indotti dalla pressione sociale; sia pubblicità o un fenomeno d’imitazione. In questo caso lo strato di popolazione media sarà portato a emulare, sempre di più, ciò che considera un mezzo per elevarsi a un certo status. La stessa logica dell’edonismo del consumo che Pier Paolo Pasolini aveva sottolineato negli Scritti Corsari; la ricerca costante del profitto che produce modelli che si affermano nell’omologazione.
Pier Paolo Pasolini, alienazione e omologazione
L’abuso della tecnologia, rapportata a tale contesto, si riflette in una sorta di alienazione che in un’ottica puramente marxista delinea il progressivo allontanamento dalla realtà concreta; in questa accezione, le vittime maggiori sono proprio coloro i quali appartengono a una società industriale avanzata. Ne deriva che l’influencer, come figura professionale attuale, diviene anche un modello appartenente a quei nuovi ricchi – in parte nella visione teorizzata Thorstein Veblen – simbolo del Capitalismo moderno.
Se l’alienato, in questi termini, può essere considerato l’influencer che vive una vita di privilegio, l’omologazione tocca all’utente medio che tenta di emulare lo stile di vita del modello in cui si imbatte. Sempre parafrasando il pensiero di Pasolini, il proletariato si omologherebbe alla borghesia proprio con la civiltà consumistica auspicando una egualitaria distribuzione dei beni di consumo e rinunciando, in cambio, alla lotta di classe. In un’intervista nel programma “Donna donna” (RAI) in onda il 21/09/1974, Pier Paolo Pasolini afferma:
[…] Al potere non importa niente di educare bene un bambino gli importa educare il bambino di modo che poi diventi un consumatore.
[…]
Può darsi che la felicità e la gioia del consumo coincidano, che ne so. Adesso parlo del materiale oggettivo, comunque ti dico questo: il potere senza volerlo, manovrato da una necessità storica di fronte a cui ne siamo impotenti, fa in modo di avere dei buoni consumatori non dei buoni figli.
Pier Paolo Pasolini, dal programma “Donna donna” (RAI) in onda il 21/09/1974
Quella di Pasolini è una lucida fotografia che aderisce a qualsiasi cornice storica, oggi più di ieri probabilmente. Ma cos’è il potere, realmente? Sempre Pasolini, il 1° Novembre 1975, nella sua ultima intervista a Furio Colombo dal titolo “Siamo tutti in pericolo”, afferma:
” Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo”.
Pier Paolo Pasolini, intervista a Furio Colombo ”Siamo tutti in pericolo”(1975)
Tutta la società è quindi proiettata a una omologazione incosciente per via di uno stessa sistema di formazione che educa a bramare gli stessi status e privilegi. Sintetizzando con una citazione di Carmelo Bene si potrebbe affermare:
”Fate quello che volete tanto siete consigliati, siete acquistati, non è che acquistate”.
Carmelo Bene da ”Uno contro tutti – Maurizio Costanzo Show”, 1994
Il potere mediatico, l’eccessiva visibilità del lusso dato soprattutto dai social, ha probabilmente intensificato questo meccanismo; chi detiene già potere e appartiene a una classe agiata dovuta dal nuovo status la irrora con ulteriori benefici, mentre chi cerca di omologarsi, emulando ”a tutti i costi”, diventa un prodotto.
Stella Grillo
Seguici su Google News