La Nuova Caledonia, Territorio d’oltremare francese colonizzato nel 1853, è in preda al caos da due giorni. «Una situazione insurrezionale» per l’Alto commissario della Repubblica, Louis Le Franc, un rischio di «guerra civile», con la «popolazione terrorizzata».

Ci sono già stati almeno 3 morti, uccisi con armi da fuoco, un gendarme di 22 anni è deceduto ieri anch’egli colpito da uno sparo, mentre ci sono «centinaia» di feriti, secondo il ministro degli Interni, Gérald Darmanin.

Tutte le forze politiche locali, il Flnks (Fronte di liberazione nazionale kanak e socialista), l’Uni, gli indipendentisti e i «lealisti» hanno lanciato un appello comune «alla calma e alla ragione». Dei giovanissimi kanak, che sfuggono al controllo del Flnks, si stanno rivoltando, incendiando edifici pubblici, case private, fabbriche, i negozi sono saccheggiati.

Dall’inizio della settimana il territorio è in preda alla violenza. Non funziona più niente, scuole, ospedali, servizi chiusi. L’assalto, diversamente al passato – grandi disordini avevano avuto luogo dal 1984 al 1988, quando il 5 maggio nell’assalto alla grotta di Ouvéa c’erano stati 19 morti kanak e due gendarmi – questa volta ha raggiunto la capitale, Nouméa «la bianca».

«Siamo in uno stato di guerra civile», ha scritto Sonia Backès, presidente della Provincia Sud dell’arcipelago, chiedendo la dichiarazione dello stato di emergenza e l’invio dell’esercito in una lettera indirizzata al presidente francese Emmanuel Macron. «Senza un intervento massiccio e urgente da parte dello Stato, perderemo il controllo della Nuova Caledonia (…) Siamo in una situazione che definirei insurrezionale», ha dichiarato l’Alto Commissario Louis Le Franc.

Le immagini che circolano sui social network mostrano grossi incendi, uno dei quali ha devastato una delle principali fabbriche della città e un supermercato, e un denso fumo nero su Nouméa. Un complesso sportivo nel quartiere Magenta è stato completamente distrutto dalle fiamme, così come anche alcune scuole ed altri edifici pubblici. Saccheggi di supermercati anche nelle città di Dumbéa e Le Mont-Dore. La polizia denuncia di essere stata ataccata con armi da fuoco. Molti giovani hanno occupato strade e rotatorie confrontandosi con le forze dell’ordine, mentre i detenuti del penitenziario di Nouméa hanno tentato due evasioni in tre giorni. In risposta, il presidente Emmanuel Macron ha convocato una riunione d’urgenza del Consiglio di Difesa e Sicurezza Nazionale, che questa mattina ha stabilito l’imposizione del coprifuoco dalle 18.00 alle 6.00, che sarà prolungato «per tutto il tempo necessario»; il divieto di raduni in tutta l’area della Grande Noumea e la vendita di alcolici in tutto l’arcipelago. L’Alto Commissario invita «la popolazione a rimanere nelle proprie case per le prossime ore». Anche le scuole e i collegi sono stati chiusi, così come i voli commerciali dell’aeroporto de La Tontouta.

Questa esplosione di violenza arriva in un momento in cui l’arcipelago è scosso da settimane da manifestazioni organizzate dal movimento pro-indipendenza contro la riforma costituzionale ora approvata dell’Assemblea nazionale. L’intenzione del governo è lo “scongelamento” delle liste elettorali “speciali” istituite dopo gli accordi di Nouméa del 1998. Dagli accordi di Nouméa, la Nuova Caledonia ha non una ma due liste elettorali: la lista generale, che dà diritto a partecipare alle elezioni nazionali (presidenziali e legislative); e la lista speciale, che dà diritto a votare alle elezioni provinciali. Per essere inseriti nella lista speciale, più ristretta rispetto a quella generale, bisognava soddisfare un certo numero di condizioni stabilite nel 1998: all’epoca, in particolare, bisognava aver vissuto in Nuova Caledonia per almeno dieci anni. Le liste speciali – come richiedeva gran parte della popolazione autoctona – rimasero “congelate” a quel tempo, per limitare l’influenza dei numerosi francesi che venivano a vivere sull’isola.