Crisi Usa-Iran: tutte le tappe dell’escalation

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Di Redazione Metropolitan

La crisi Usa-Iran è al centro del dibattito internazionale da molti giorni. Nell’attesa di ulteriori sviluppi abbiamo ricapitolato tutti i principali avvenimenti, dall’attacco alle petroliere nel Golfo di Oman all’ordine di un raid aereo da parte del presidente Donald Trump, poi ritirato in extremis.

L’attacco

La recente crisi Usa-Iran inizia la mattina del 13 giugno quando due petroliere, la Kokuka Courageous della compagnia giapponese Kokuka Sangyo, battente bandiera di Panama, e la Front Altair, di proprietà norvegese e battente bandiera delle Isole Marshall, vengono attaccate nel Golfo di ­­­Oman­.

Non è la prima volta che in quella zona si verificano episodi di questo tipo; soltanto un mese prima altre quattro petroliere hanno subito attacchi nel Golfo di Oman.

In soccorso delle due petroliere giungono la marina militare statunitense e quella iraniana.

La Quinta flotta Usa ha affermato di aver ricevuto una richiesta di aiuto dalle due navi, indicando che si è trattato due allarmi distinti, uno lanciato alle 6.12 del mattino e l’altro alle 7.00.

Non è ancora chiaro come si siano svolti i fatti: l’equipaggio della Front Altair ha dichiarato di aver sentito tre distinte esplosioni e si è ipotizzato un attacco con un siluro o l’esplosione di una mina. L’unica informazione che circola è quella che vedrebbe l’equipaggio aver notato un’imbarcazione della marina militare iraniana la notte precedente.

Crisi Usa-Iran Petroliere
Petroliera in fiamme nel Golfo di Oman il 13 giugno 2019 – Photo Credit: AP Photo/ISNA

Le prime dichiarazioni

Secondo il governo statunitense, sarebbe stato l’Iran l’autore dell’attacco. L’ipotesi del coinvolgimento dell’Iran è avallata anche dall’Arabia Saudita. Il viceministro della difesa dello stato saudita, il principe Khadil ben Salman, accusa l’Iran di essere il responsabile “da 40 anni di morte, distruzione e caos” nella regione.

L’Iran nega categoricamente il proprio coinvolgimento negli attacchi alle petroliere, accusando gli Usa di essere responsabili di attuare una guerra economica contro il popolo iraniano, denunciando anche che la presenza militare nella regione causa insicurezza e instabilità nel golfo persico.

La visita di Shinzo Abe in Iran

Il dettaglio dell’appartenenza della Kouka Courageous al Giappone non è secondario: in quello stesso giorno il Premier giapponese, Shinzo Abe, è in visita diplomatica a Teheran per mediare tra l’Iran e gli Stati Uniti dopo che i rapporti tra i due paesi si sono deteriorati a causa della fuoriuscita degli Usa dall’accordo sul nucleare.

Abe Rhoani
Il Primo ministro del Giappone, Shinzo Abe e il Presidente Hassan Rohani – Photo Credit: president.ir

Al termine dell’incontro con il presidente giapponese, la Guida suprema di Teheran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato:

“Non abbiamo dubbi sulla buona volontà e la serietà di Shinzo Abe, ma non considero Trump una persona che merita uno scambio di messaggi. Non ho alcuna risposta da dargli e non gli risponderò. La Repubblica islamica non si fida degli Stati Uniti”

Le immagini diffuse dagli Usa

Il 14 giugno, il giorno dopo l’attacco, il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in conferenza stampa annuncia che gli Stati Uniti d’America sono in possesso di un video che proverebbe il coinvolgimento dell’Iran nell’attacco alle petroliere.

La conferenza stampa di Mike Pompeo – Credit: Account Twitter Donald Trump

Il video mostra alcune persone, probabilmente i Guardiani della Rivoluzione iraniani (Pasdaran), affiancarsi ad una delle due petroliere per rimuovere un dispositivo, verosimilmente una mina inesplosa.

Il video della rimozione della mina ad opera dei Pasdaran – Credit: U.S. Navy

La difesa dell’Iran

La difesa iraniana passa dalle parole di Javada Zafir, ministro degli Esteri dell’Iran, che scrive su Twitter:

Le accuse all’Iran sono parte di un complotto portato avanti da politici guerrafondai negli Stati Uniti e nella regione“.

La missione iraniana all’Onu ha invece dichiarato che:

“Né le invenzioni e le campagne di disinformazione, né incolpare vergognosamente gli altri possono cambiare la realtà”.

Teheran, inoltre, ha espresso preoccupazione per gli incidenti alle petroliere, chiedendo poi “alla comunità internazionale di essere all’altezza delle sue responsabilità nel prevenire le politiche e le pratiche sconsiderate e pericolose degli Usa e dei suoi alleati che aumentano le tensioni nella regione”.

Le dichiarazioni dell’armatore della Kouka Courageus

Subentra nella discussione Yukata Katada, l’armatore della Kouka Courageous, che smentisce che l’incidente sia stato causato dall’impiego di mine.

“L’equipaggio ci ha detto che sulla nave sono arrivati degli oggetti volanti e che ha visto un foro.”

Yukata dichiara che è improbabile che la petroliera sia stata bersaglio dell’attacco in quanto giapponese dato che sarebbe stato difficile dire che la nave era di proprietà o era gestita dal paese nipponico.

Il 15 giugno

Il botta e risposta tra America e Iran non accenna a placarsi; in un’intervista all’emittente Fox News il presidente americano, alla domanda su come risponderanno gli americani ha risposto: “Vedremo cosa succederà”. L’ipotesi della Casa Bianca è che l’Iran volesse sabotare la missione di Shinzo Abe a Teheran.

Le esternazioni degli esponenti del governo giapponese sono molto più caute.

Il ministro dei Trasporti, Keiichi Ishi, in una conferenza stampa ha dichiarato che allo stato dei fatti non è possibile sapere chi sia stato a compiere l’incursione e che non ci sono elementi per collegare l’attacco alla petroliera giapponese al governo iraniano.

Lo stesso primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, invita Donald Trump a fornire prove certe che l’attacco sia opera dell’Iran.

Le voci internazionali

Le accuse mosse contro l’Iran vengono condivise anche dall’Inghilterra. Teheran, di risposta, convoca l’ambasciatore britannico per respingere ogni addebito.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, invita Usa e Iran al dialogo.

“Nessuno vuole vedere la guerra nel Golfo e non è nell’interesse di alcuno. […] Speriamo che tutte le parti rilevanti restino calme ed esercitino autocontrollo evitando l’ulteriore escalation delle tensioni”

Più netta, invece, la posizione dei sauditi. Il principe ereditario Mohamed bin Salman accusa l’Iran di aver risposto agli sforzi di mediazione di Shinzo Abe attaccando le petroliere.

il premier isrlaeliano Benyamin Netanyahu chiede alla comunità internazionale di imporre sanzioni all’Iran. 

Solo la Russia si schiera a difesa di Teheran, dichiarando che l’Iran è il paese più controllato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica e che sta rispettando tutti gli obblighi assunti.

Intanto Mike Pompeo, pur rimarcando le accuse contro l’Iran, dichiara di non volere una guerra, ma secondo fonti americane, l’amministrazione degli Usa starebbe valutando l’invio di ulteriori truppe in Medio Oriente.

La minaccia di Teheran

“L’Ue ha un tempo limitato per adempiere ai suoi obblighi nel quadro dell’accordo sul nucleare, ed è meglio che si assuma le sue responsabilità nel poco tempo rimanente, altrimenti l’intesa crollerà”.

Queste le parole di Hassan Rohani, pronunciate a Teheran il 17 giugno dopo l’incontro con il nuovo ambasciatore francese Philippe Thiébaud.

Nella stessa giornata, il portavoce della Agenzia iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi, ha esternato la volontà del paese iraniano di superare il limite delle riserve di uranio a basso arricchimento consentiti dall’accordo sul nucleare del 2015. L’Iran ha concesso 10 giorni agli Usa per salvare il patto.

Crisi Usa-Iran
Behrouz Kamalvandi – Photo Credit: jahady.com

Il nuovo scontro

Nel corso della giornata del 17 giugno, il Pentagono pubblica nuove foto dell’attacco alle petroliere nel Golfo di Oman.

Crisi Usa-Iran Golfo di Oman
Foto a colori dei Pasdaran – Photo Credit: Pentagono

Poco dopo, l’ambasciatore iraniano in Gran Bretagna, Hamid Baeidinejad in un’intervista rilasciata alla Cnn ha affermato:

“Ci si sta avviando verso uno scontro e questa è una cosa seria per tutta la regione. Mi auguro che a Washington si proceda con cautela e non si sottovaluti la determinazione dell’Iran”

Il 18 giugno

Il 18 giugno Hassan Rohani tiene un discorso a Teheran trasmesso in diretta tv.

Le sue parole:

“Oggi ci troviamo in un confronto con l’America in cui non c’è nessuno al mondo che non loda l’Iran”, perché “è stato leale rispetto alla sua firma” dell’intesa sul nucleare, e “chi oggi è contro di noi è la parte che ha tradito i patti e gli accordi internazionali”.

La risposta americana non si fa attendere; il Pentagono rende nota la volontà di inviare altri soldati in Medio Oriente.

Il Segretario della difesa pro tempore Patrick Shananhan afferma:

“Ho dato l’autorizzazione a scopo difensivo, per affrontare le minacce. I recenti attacchi iraniani validano l’intelligence che abbiamo ricevuto sul comportamento ostile delle forze di Teheran, che minacciano il personale e gli interessi americani nell’area”.

Poche ore dopo il segretario di è dimesso dal suo incarico per motivi personali.

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L’ex Segretario della difesa Patrick Shanahan – Photo Credit: EPA-EFE

Sia la Cina, per voce del Ministro degli Esteri Wang Yi, che la Russia, tramite il portavoce presidenziale Dmitri Peskov, invitano tutte le parti a restare calmi e ad evitare ulteriori tensioni in Medio Oriente.

L’abbattimento del drone Usa

La mattina del 20 giugno viene abbattuto un drone da ricognizione americano del tipo Mq-4c Triton della Us Navy, vicino allo stretto di Horomuz, nel sud dell’Iran.

In un discorso trasmesso in diretta tv, il comandante delle Guardie della rivoluzione islamica di Teheran, il generale Hossein Salami, afferma che Teheran “anche se non intende fare la guerra a nessuno, è pronta alla guerra”.  

Secondo le fonti iraniane, il drone sorvolava le acque territoriali iraniane, mentre gli ufficiali usa dichiarano che si trovava in spazio aereo internazionale.

Il video dell’abbattimento del drone Usa – Credit: USA Today

La replica del presidente americano, affidata al suo profilo Twitter, è particolarmente minacciosa:

“L’Iran ha commesso un grave errore!”.

Come atto di risposta all’abbattimento del drone, le autorità americane, per mezzo della Federal Aviation Administration, l’autorità per il trasporto aereo americano, vieta agli operatori statunitensi, incluse le compagnie aree, di volare nello spazio aereo controllato da Teheran sopra lo Stretto di Hormuz e il Golfo dell’Oman.

Intanto, il presidente russo Vladimir Putin ammonisce che un’eventuale guerra fra Usa e Iran sarebbe “una catastrofe”. “In quel caso sarebbe difficile calcolare le conseguenze dell’uso della forza militare contro l’Iran”, ha detto Putin.

L’attacco aereo annullato in extremis

Nella giornata di ieri si è sfiorato lo scoppio di una nuova guerra in Medio Oriente.

Tutto si è svolto nell’arco di pochi minuti. Secondo quanto riportato dal New York Times, il 20 giugno, intorno alle 19 ora locale, Donald Trump ha dato l’ordine di attaccare tre diversi siti con un raid aereo, come rappresaglia per l’abbattimento del drone. Soltanto 10 minuti prima dell’esecuzione dell’ordine, che era stato stimato avrebbe provocato 150 vittime, il presidente ha fatto dietrofront ed ha annullato l’attacco.

Successivamente Trump, sul suo profilo Twitter, ha dichiarato che il numero delle vittime previste era spropositato rispetto all’abbattimento di un aereo senza pilota.

“Non ho fretta […] noi siamo sempre pronti ad agire. Ma intanto le sanzioni stanno colpendo e altre ne abbiamo aggiunte altre”

Nel frattempo, le fonti diplomatiche dell’Onu fanno sapere che gli Stati Uniti hanno chiesto una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza Onu sull’Iran per lunedì.

“Informeremo il Consiglio di Sicurezza sugli ultimi sviluppi riguardo all’Iran e forniremo ulteriori informazioni dalle nostre indagini sui recenti incidenti alle petroliere”, ha fatto sapere la missione degli Stati Uniti all’Onu.

Gli ultimi avvenimenti

Nonostante si sia sfiorato lo scoppio di una guerra, i due attori in campo continuano a non abbassare i toni.

Il governo americano ha lanciato un attacco informatico contro un gruppo di intelligence iraniano che si ipotizza essere l’autore dell’attacco alle petroliere nel Golfo dell’Oman.

Nel frattempo Donald Trump, pur dichiarando di non volere una guerra contro l’Iran, afferma che l’operazione militare rimane sul tavolo ed avverte che l’unico modo per aprire un dialogo passa attraverso il processo di non proliferazione nucleare:

“Non potete avere armi nucleari. Se volete parlare di questo, bene. Altrimenti potete vivere con un’economia a pezzi per un lungo futuro”

Dal canto suo, il governo di Teheran non abbassa il tiro; il portavoce delle Forze Armate iraniane, Abolfazl Shekarchim, lancia un avvertimento:

“Ogni errore commesso dai nemici dell’Iran, in particolare gli Usa e i loro alleati regionali, sarebbe come sparare una polveriera che brucerà gli Stati Uniti, i suoi interessi e i suoi alleati sul campo”.

Rincara la dose il l portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Mousavi:

“La Repubblica islamica risponderà a ogni minaccia o aggressione americana”.

L’Ue, per mezzo di una portavoce della commissione, invoca “l’urgente necessità di moderazione, apertura di canali di dialogo e l’immediata de-escalation”, aggiungendo che “sono necessari percorsi esclusivamente diplomatici per risolvere le divergenze”.