Christine de Pizan, nata a Venezia nel 1365 e naturalizzata in Francia, è nota come la prima scrittrice europea e la prima femminista della storia. Innamorata della scrittura, decide di trasformare questa passione in mestiere e ciò le permetterà di essere quello che ha sempre desiderato: una donna indipendente.
Risale al 1404 la sua prima biografia del re Carlo V, alla cui corte vive insieme al padre, astrologo, avendo così libero accesso alla biblioteca. Ma la sua opera più emblematica è La città delle dame, del 1405. Qui, in una società immaginaria, le donne possono confrontarsi tra loro e ottenere il riscatto morale ed intellettuale che spetta loro. A nessuna persona può essere negato il diritto dell’istruzione e non ci sono professioni destinate alle donne ed altre destinate agli uomini. Siamo infatti in un periodo storico, il Medioevo, particolarmente tenebroso per le donne, costrette a scrivere segretamente e a condurre una vita dedita alla famiglia.
Le donne nei romanzi dell’800: sposarsi o morire
Nell’Ottocento le donne cominciano ad intravedere degli spiragli nelle loro vite, ma gli ostacoli continuano ad intralciare i loro cammini. Ce lo ricorda il film cult Piccole donne (2019), scritto e diretto da Greta Gerwing sulla base dell’omonimo romanzo di Louisa May Alcott.
Nella New York del 1868 la protagonista, Jo March, è una scrittrice dall’immancabile talento. Ciononostante, le sue opere sono poco apprezzate e per una ragione ben precisa: l’esser donna. Difatti, l’editore a cui Jo propone i suoi racconti esige un finale sempre identico, e ovvero che le protagoniste o si sposino o muoiano:
La gente vuole leggere storie di questo tipo ed un romanzo con una protagonista zitella nessuno vorrà comprarlo
Sarà proprio questo il prezzo che Jo dovrà pagare per far sì che il suo romanzo, ispirato alle vicissitudini della sua famiglia, abbia successo. Jo è l’unica di quattro sorelle a non essersi ancora sposata, la sua posizione nei confronti del matrimonio è chiara sin dall’inizio:
Se mi sposassi i miei figli sarebbero solo figli di lui e io non potrei sostentare la mia famiglia da sola
L’amore non deve essere l’unica cosa a cui una donna deve aspirare e una donna non è solo sinonimo di bellezza ma anche di talento.
La donna oggi: verso un riscatto (?)
Lo stereotipo della donna casalinga e dell’uomo lavoratore, infelicemente e paradossalmente, è ancora vivo nella società odierna. Nonostante gli innegabili progressi avvenuti nel corso della storia, la figura della donna è tuttora associata alla cura dei figli e al riassetto della casa. Una donna che antepone la sua realizzazione professionale al metter su famiglia viene spesso additata non solo da uomini ma anche da altre donne. Frequente è l’associazione di tale scelta con la mancanza del desiderio di maternità, come se dare alla luce un figlio fosse – insieme al matrimonio – qualcosa a cui nessuna donna può assolutamente rinunciare.
In una piramide in cui il primo gradino in basso sembrerebbe essere riservato al matrimonio e l’ultimo gradino in alto alla realizzazione professionale, la donna si vede dunque ancora oggi costretta a lottare per modificare tale ordine. Ma quanto ancora dovrà durare questa lotta – seppur meno intensa rispetto al passato – per ottenere il riscatto morale ed intellettuale di cui Christine de Pizan parlava secoli fa?
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