Pochi giorni fa è diventata ufficialmente l’artista più nominata della storia ai Grammy Awards (ben novantanove candidature). Ciliegina sulla torta, Beyoncé, la donna dei record, si prepara diventerà oggetto di studio nientemeno che a Yale. La prestigiosa università del Connecticut, facente parte dell’Ivy League, è da secoli culla della cultura e della formazione di altissimo livello; tra gli studenti più celebri figurano nomi come Meryl Streep e George Bush, oltre che, naturalmente, Rory Gilmore. Lo storico ateneo è sempre al passo con i tempi, e ha appena inaugurato un corso dedicato alla popstar texana, intitolato Beyoncé Makes History: Black Radical Tradition History, Culture, Theory & Politics through Music, che partirà il prossimo semestre.

A tenere le lezioni sarà la scrittrice Daphne Brooks, che ha co-fondato il Black Sound & the Archive Working Group di Yale, una comunità di docenti e studenti che si occupa di “esplorare la varietà non sfruttata degli archivi di suoni afroamericani”. Il corso, inserito nel dipartimento di scienze umane e discipline artistiche, tratterà tutti gli album pubblicati nell’ultimo decennio dalla cantante, partendo dall’omonimo Beyoncé del 2013, fino al recente Cowboy Carter. I partecipanti si concentreranno sui testi e sull’impatto delle due performance sulla società.

Un corso universitario dedicato a Beyoncé Knowles: l’entusiasmo della docente

Beyoncé
Beyoncé Knowles: l’università di Yale ha inaugurato un corso dedicato a lei

In un’intervista alla NBC, la professoressa Brooks ha dichiarato: «Non vedo l’ora di ripercorrere tutto il suo repertorio per cogliere come, tra le altre cose, la sua musica sia stata in grado di veicolare la memoria storica, la politica di liberazione e molti altri temi legati agli afroamericani e in particolare modo alle donne afroamericane. Le continue sperimentazioni – passando da generi come l’RNB, la dance music e il country – le hanno fornito un modo universale di comunicare tutti i messaggi sopracitati.».

A The Guardian la docente ha parlato di «onde e ondate di entusiasmo, da parte di studenti universitari e laureati, così come da colleghi e personale». Nessun bisogno d’insistere con il rettore: «Questa è la prima opportunità che ho avuto di concentrare un intero corso di lezioni sul cambiamento socio-politico e intellettuale davvero sorprendente e marcato nel repertorio di Beyoncé da quando si è esibita nel 2013». Non si tratta, in ogni caso, del primo campus in cui prenderà piede un’iniziativa Beyoncé-centrica. Intorno al 2010 fu la Rutgers University, nel New Jersey, a introdurre il corso La politica attraverso Beyoncé. Seguì a ruota l’Università dell’Illinois di Chicago che invece offrì al corpo studentesco Beyoncé: prospettive femministe e cittadinanza delle donne afroamericane. Anche altri atenei hanno proposto lezioni simili; tra questi, l’Università del Texas a San Antonio, la California Polytechnic State University e l’Arizona State University.

L’impatto di Queen Bey sulla cultura e sulla società

Il coinvolgomento diretto di Beyoncé nella politica è minimo, ma fa sempre notizia. Nel 2009 e nel 2013 si è esibita durante l’insediamento di Barack Obama e, in tempi più recenti, ha appoggiato pubblicamente la candidata democratica Kamala Harris; la vicepresidente ha scelto proprio Freedom come inno ufficiale della sua campagna elettorale. La produzione musicale di Mrs Carter sarà dunque il pretesto per analizzare e approfondire la black culture e la sua storia, attraverso l’esperienza di una donna di successo come Beyoncé e il suo rapporto con i media e con la società. Gli studenti prenderanno parte anche ad una serie di discussioni, in cui saranno incluse letture di autori come Hortense Spillers, Combahee River Collective, Cedric Robinson e Karl Hagstrom Miller.

Daphne Brooks aveva già tenuto il corso Donne nere nella cultura musicale popolare, ma a Princeton. All’epoca, l’insegnante aveva notato come l’attenzione si catalizzasse spesso intorno alla performer americana; da qui, l’idea di omaggiare Beyoncé tra i banchi di scuola: «Il numero di scoperte e innovazioni che ha eseguito, il modo in cui ha intrecciato storia e politica con la vita culturale black nelle sue performance e l’utilizzo della sua voce come espressione anche di un impegno politico è unico nel suo genere, non c’è proprio nessuno come lei».

Federica Checchia

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