Il governo sta per approvare un pacchetto di norme per prevenire e ridurre il femminicidio in Italia. Una di queste intende introdurre il braccialetto elettronico e si sta discutendo su come poterlo imporre. Si vuole anche includere la possibilità che, le donne non siano costrette a denunciare l’uomo che infligge loro violenze affinché si muova la macchina della giustizia.
Nuove misure per contrastare la violenza sulla donne
Oggi sarà approvato un pacchetto di misure sulla violenza contro le donne.
Le basi sulle quali si fonda il disegno di legge sono la sicurezza, la prevenzione e il sostegno economico alle donne che subiscono violenza. Si intende quindi inasprire le pene per cercare di prevenire il femminicidio, rafforzando gli interventi cautelari.
Una delle norme, data praticamente per certa è “l’applicazione del braccialetto elettronico agli uomini che maltrattano, molestano o perseguitano”.
Già da oggi il braccialetto elettronico viene fatto indossare ai partner che non rispettano i divieti di allontanamento dalla vittima, nella casa familiare e dai luoghi da lei frequentati.
Il problema è che non può essere applicato senza il consenso della persona coinvolta che spesso quindi rifiuta la misura.
Perciò, la novità consiste nella possibilità del giudice di mettere l’interessato di fronte a una scelta: o accettare l’imposizione del braccialetto elettronico, o accettare di essere “sottoposto a misure più pesanti, quali gli arresti domiciliari o l’obbligo di firmare in questura tre volte al giorno”.
Si aggiunge poi che, nel caso in cui il violento non rispetta l’obbligo di allentamento dalla vittima allora si avvieranno delle misure più severe, come l’arresto in fragranza.
L’obiettivo è quello di intervenire per rafforzare la tutela delle donne che denunciano, e rendere più concreto il divieto di avvicinamento.
La delega penale vuole anche evitare che la persona arrestata venga rimessa in libertà in attesa di giudizio.
Tra le altre misure proposte c’è anche l’introduzione alla possibilità a procedere d’ufficio per determinati casi che oggi prevedono una denuncia da parte della vittima perché si metta in moto la macchina giudiziaria, come ad esempio nel caso di violenze domestiche.
Se questa norma venisse attuata, le forze dell’ordine avrebbero il potere di intervenire grazie alle segnalazioni di chi vede, sente, o percepisce episodi di presunta violenza domestica; senza che sia obbligatoriamente la donna vittima a dover andare a denunciare.
Fatto che effettivamente non si verifica sempre, perché molte donne non trovano la forza o sono proprio impossibilitate ad uscire.
Si deve precisare però che, questa proposta non campare nella bozza.
Al provvedimento hanno lavorato le ministre dell’Interno e della Giustizia: Luciana Lamorgese e Marta Cartabia, insieme a Gelmini, Carfagna, Bonetti e Stefani; ognuna operando nell’ambito di competenza.
La ministra della giustizia ci ha tenuto a dichiarare nei giorni scorsi: “La gravità dei fatti chiamano le istituzioni a ripensare norme e procedure più adeguate, consapevoli che serve un approccio globale”.
Il pacchetto di norme intende quindi approvare dei cambiamenti al codice e alla procedura penale, che siano in grado di rafforzare gli strumenti di prevenzione, come l’ammonimento, sulla falsariga di quello che avviene per lo stalking.
Una tutela maggiore per cercare di non ripetere i numeri di quest’anno che contano 109 donne vittime di femminicidio, e una statistica secondo la quale 1 donna su 3 nel corso della vita subisce violenza.
Far capire che esiste una giustizia e una via di fuga.
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