Derrick Rose, l’MVP più giovane della storia

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Di Redazione Metropolitan

Il 3 Maggio di tre anni fa Derrick Rose diventa l’MVP più giovane della storia NBA, nonché unico giocatore dei Chicago Bulls insieme a Michael Jordan ad aver vinto il premio. Riviviamo la grande stagione dell’incoronazione di uno dei giocatori più spettacolari e devastanti di sempre.

La stagione da MVP di Derrick Rose

È l’estate 2010 quando ai microfoni del Media Day, alla domanda di un giornalista sulle previsioni per l’imminente stagione, un 21enne Derrick Rose risponde così: «Perché non potrei essere l’MVP della lega? Perché non potrei essere il miglior giocatore della lega? Non vedo perché». Ecco, dimenticandosi per un secondo cosa successe veramente quella stagione, sarebbe dovuta bastare questa affermazione per far tremare le gambe di tutti i difensori della lega. Perché quando uno che non è mai stato abituato a parlare molto decide di esporsi così, vuol dire che crede fortemente in quel che dice.

E infatti non si trattò affatto di un bluff; Derrick Rose durante la stagione 2010-2011 dominò gli avversari. Stacey King (telecronista delle partite di Chicago) mise a dura prova le proprie corde vocali con i suoi ripetuti “Too big, too strong, too fast, too good!” riferiti alle spettacolari giocate di Rose. La rapidità e l’esplosività del numero 1 di Chicago fu qualcosa che non si era mai visto sul rettangolo di gioco con quella continuità ed efficacia. Ciò a cui si assistette allo United Center in quei mesi furono vere e proprie manifestazioni di onnipotenza cestistica che non si vedevano dai tempi di Jordan.

A suon di crossover, schiacciate, buzzer beater e layup che potevano far dubitare Isaac Newton della sua teoria, Rose trascinò i Bulls a un record di 62 vittorie e 10 sconfitte (il migliore della lega). L’ultima volta che Chicago arrivò a quel record fu 13 anni prima, quando Michael ballò la sua “Last Dance“. Di quelle 82 partite Rose ne saltò solo una; insieme alla sua stagione da rookie, è l’unica volta in cui Derrick giocò più di 80 partite in una sola annata. I motivi li sappiamo già. In quelle 81 partite i suoi numeri non furono eccessivi – 25 punti, 4.1 rimbalzi e 7.7 assist – ma l’unicità di quello che fece vedere in campo combinata alla capacità di trascinare la squadra al miglior record della lega, fecero sì che David Stern lo incoronasse MVP più giovane di sempre.

D-Rose simbolo di un’intera città

Quel 3 maggio però Derrick Rose non divenne solamente il più giovane Most Valutable Player della storia, ma anche l’unico a riuscirci giocando con la casacca dei Chicago Bulls dopo il simbolo di quella franchigia, Michael Jordan. Quello stesso Jordan che Rose sognava di raggiungere quando giocava per i campetti di Chicago, città che gli ha dato i natali e che l’ha visto crescere. Qualsiasi ragazzino con la palla in mano nei playground della Windy City dagli anni ’80 a oggi ha pensato almeno una volta “I wanna be like Mike“. Nessuno però ci è riuscito, nessuno, tranne Derrick Rose, divenuto simbolo di un’intera città, come potrebbero testimoniare diversi spot Adidas, realizzati per la campagna sul suo ritorno dopo il primo grave infortunio che lo aveva colpito.

Basterebbe anche solo pensare al modo in cui lo speaker dei Bulls lo annunciava durante l’introduzione del quintetto poco prima dell’inizio della partita. Mentre per tutti gli altri giocatori lo schema era “college di provenienza, numero di maglia, nome”, per Rose era diverso. Anziché annunciarlo “From Memphis…” (Derrick ha giocato per i Memphis Tigers al college), lo annunciava “From Chicago…”. Un piccolo gesto ma carico di tutto il significato che ebbe D-Rose per la sua città.