Per la rubrica di questa settimana ho deciso di parlare di Dogtooth, il film di Yorgos Lanthimos che uscirà al cinema dal 27 agosto nelle sale.
Dopo 11 anni ritorna nelle sale il controverso film di Yorgos Lanthimonos, “Doogtooth”, torna nelle sale. Proprio per questo ho deciso di parlare di questo film nella mia rubrica del Venerdì dedicata ai film più disturbanti. Benvenuti a:
Bloody Mary Bloody Friday!
So che non è la pellicola più disgustosa, spaventosa o sanguinolenta che si possa scegliere. Va però ammesso che il film è contorto e di certo angosciante. Inutile negare che vederlo fa venire una bella morsa allo stomaco.
Un po’ di informazioni sul regista di Dogtooth:
Inizio così perché si tratta di un regista che mi piace molto. Yorgos Lanthimos è nato ad Atene, in Grecia. Partiamo dagli esordi: Kinetta, il suo primo lungometraggio, è stato presentato ai Festival del cinema di Toronto e di Berlino. Festival nel quale Yorgos Lanthimos ha ricevuto ottime critiche.
Ma arriviamo al nostro film: Dogtooth. Si tratta del suo secondo lungometraggio. Dogtooth ha vinto per la sezione “Un Certain Regard” al Festival di Cannes del 2009, oltre a numerosi altri premi e riconoscimenti ai Festival di cinema nel mondo.
Ma non finisce qui, il suo nome appare anche in alcuni film che tutti noi dovremmo aver visto. Il suo primo film in lingua inglese, The Lobster, è stato presentato in Competizione alla 68a edizione del Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio della Giuria. Una distopia mediamente potente, ma la cui visione è sicuramente raccomandata per dialoghi e ambientazione.
Ma nel 2017 tira fuori un grande capolavoro. Un film del quale spero vorrete sapere più approfonditamente, perché avrei gran piacere a parlarne. Il Sacrificio del Cervo Sacro è stato il suo quinto film, è stato proiettato in anteprima e in concorso alla 70a edizione del Festival di Cannes, vincendo il premio per la migliore sceneggiatura. Il film è stato candidato per la migliore regia e sceneggiatura. Inquietante e dai toni molto più horror.
Dogtooth, un po’ di Trama:
Anche se generalmente (come sapete) ho una mia idea sulla funzione della trama rispetto alla forza di un horror, qui il caso è diverso. Si tratta di un tipo specifico di film quando si tratta del “disturbing drama“, il cui scopo è quello di far accapponare la pelle prima che spaventare e\o disgustare (rispettivamente le primarie funzioni di un horror o uno splatter). In una moderna tragedia, dove la famiglia disfunzionale la fa da padrona, l’elemento drammatico è evidente nel film. Tenendo segregati in casa i suoi figli, due femmine e un maschio, due genitori credono così di preservare in un qualche modo i propri piccoli. Vengono quindi visti i figli come merce propria. Cosa che in questo caso si traduce con l’idealizzazione dei figli a creature pure. Esseri la cui purezza va coattivamente preservata, che non devono essere contaminate dal male. Per questo i figli sono segregati fuori le mura della sontuosa villa.
Il titolo Dogtooth è proprio la traduzione inglese del dente canino. Nel film scopriremo il motivo di questa scelta. Motivo derivato dal fatto che i tre figli saranno pronti a varcare i muri di casa solamente quando cadrà loro il dente canino destro, per l’appunto.
Il tema dell’isolamento idealizzato in Doogtooth:
La condizione di segregazione non viene percepita dai figli come tutti noi potremmo aspettarci. Essa infatti non è un’imposizione violenta nella sua prassi. Ci viene presentata piuttosto come una condizione forzata. Un metodo paziente e ripetitivo di influenza allo scopo di farli crescere e vivere privi di qualsiasi contatto esterno. Il tutto al fine di non contaminarli con ciò che sta al di fuori delle mura di casa.
Questo fa riflettere sull’acuto viaggio nella mente che ci presenta Yorgos Lanthimos. Tale è la forza con cui sono stati plagiati e abituati alla segregazione che sono terrorizzati al pensiero di varcare il loro cancello. Infatti è solo il padre ad aver il diritto di uscire per lavorare ed è oltretutto un uomo molto abbiente.
Altro dettaglio inquietante: ogni forma di comunicazione è soppressa, i ragazzi non comunicano come noi altri, non hanno associato correttamente una serie di vocaboli nel loro significante\significato, somigliano quasi ad animali da compagnia. Non hanno neanche un nome o sanno di doverlo avere. Ci viene presentata una visione distorta della possibile risposta alla critica sociale di un tema abbastanza conosciuto: il “buon selvaggio” di Rousseau.
Il “buon selvaggio” e la rottura dell’equilibrio:
In breve. Rousseau teorizza una divaricazione sostanziale tra la società e la natura, intesa come pura natura dell’essere umano. Fondamentalmente Rousseau affermava che l’uomo fosse naturalmente tendente al bene. Da qui il simbolo del “buon selvaggio” come forma primordiale della natura umana. Ciò sottintende che l’uomo nasce di animo buono e viene corrotto in seguito dalla società. Sostanzialmente sono le influenze del contesto a renderlo crudele, in proporzione al malessere sociale. Però Rousseau vedeva la società tutta come un prodotto artificiale nocivo per il benessere degli individui.
Rottura dell’idillio familiare:
Vediamo come questo concetto sia portato a limiti disturbanti ed estremi, unito ad un distorto rapporto decisionale nel nucleo familiare. I genitori decidono in modo verticale e sordo alle possibili esigenze dei figli. Tutto questo fino ad un momento, che segnerà la fine di tutto.
Il maschio inizia la pubertà e il padre se ne accorge. Così, per concedere al figlio maschio di sfogare i suoi istinti sessuali, permette ad un’addetta alla security che lavora presso la sua azienda di interagire con la famiglia.
Un film di assurdità e violenza, che consiglio a tutti di vedere o rivedere. Ci vediamo il 27 Agosto al cinema. Questa è la fine di un’altra puntata del mio:
Cinema per stomaci forti!
Io sono Mary e ci vediamo ogni venerdì!
Attenti: La prossima puntata sarà sull’Asian Film Fest svoltosi a Roma in questi giorni ed io ho un horror inedito da raccontarvi! Vedi nel frattempo: Aftermath, Impetigore (speciale FEFF), Non si sevizia un paperino e la questione meridionale, Il bosco fuori, Baskin, Calvaire e tanti altri…! Segui il Cinema di Metropolitan!