Siamo abituati a ricordarlo con le braccia spalancate, in un vecchio video datato 1958, cantare a squarciagola una canzone che oggi chiameremmo tranquillamente “tormentone“. In quel di Sanremo, al Festival della canzone italiana, celebrato ancora al Salone delle feste del Casinò, Domenico Modugno ci portava lontano, verso il futuro.
In quell’Italia uscita dagli anni bui della guerra, pronta ad assaggiare quel pezzo di torta al gusto di Miracolo Economico Italiano. L’Italia del boom era un modello di società tutta elettrodomestici e supermercati, macchine e sorpassi azzardati, spiagge e storie d’amore al sapore di sale, un volo verso il blu dipinto di blu come cantava, scultureo e armonioso, Domenico Modugno.
Il corpo del Boom Economico
Ci troviamo in un periodo che ha segnato la storia del nostro paese. Non solo per questioni politiche che, naturalmente, hanno condizionato molto la società di allora. In questo articolo ci soffermeremo sulle novità che si sono potute ammirare in quegli anni dove la visione di tutte le cose è cambiata radicalmente.
Quello che vi racconteremo è un periodo dove anche il corpo viene usato e visto in maniera diversa: il corpo della donna viene pian piano scoperto in tutto il suo fascino e mistero. La bellezza femminile viene rappresentata dalle forme piene e prosperose che assicurano beltà e benessere, vedesi anche la Miss Italia del ’46, Silvana Pampanini. Il cinema e la televisione approfittano delle dive alla Brigitte Bardot, Sophia Loren, mostrando le loro doti recitative, consacrandole nell’impossibile immaginario di quei tempi.
Domenico Modugno, tra i padri della canzone leggera
Anche il modello maschile cambia. Il rovesciamento dei canoni estetici fa sì che l’uomo prendesse accorgimenti sull’aspetto fisico, pronto per affrontare le nuove sfide che il miracolo economico ha offerto per quella generazione. Suscitano ammirazione e consenso gli uomini il cui corpo racconta e si esprime in modi non convenzionali. Il caso è del cantante – attore e performer Domenico Modugno.
Un uomo affascinante, originario di Polignano a Mare, destinato a diventare uno dei padri della canzone leggera italiana. Nel 1958, rompendo tutti gli schemi per cui si cantava in modo sobrio e quasi rassegnato, proprio a Sanremo presentò l’immortale Nel blu dipinto di blu. La sua posa con le braccia spalancate e allargate, delinea un gesto che può essere considerato l’icona di un periodo che gli italiani si apprestavano a vivere.
Probabilmente l’espressione più efficace e compiuta di un paese che iniziava ad uscire dagli anni cupi del dopoguerra per tuffarsi, con un vitalismo inaspettato e sorprendente, in un mondo dove tutto appariva possibile. In un mondo dove erano invecchiati di colpo tutti gli stili precedenti e tradizionali. Quel gesto, non rappresentò solo un nuovo vitalismo che scorreva nelle vene di quei nostalgici giorni in sella ad una Vespa, ma il trionfo dell’emigrante.
Il successo mondiale di Mister Volare
Modugno partì dal Sud per cercare fortuna al Nord, così come avevano fatto centinaia di migliaia di emigrati. Lui riuscì a spiccare il volo. Sorte non eguale a molti come lui, persone raccontate alla perfezione grazie al film di Luchino Visconti, “Rocco e i suoi fratelli” (1960).
Autostrade per viaggiare verso mete sconosciute, governi ballerini dove, alla fine, la spuntava sempre la Democrazia Cristiana così come oggi la Juventus regna incontrastata il campionato di calcio. Dopo Domenico Modugno, si aprivano le danze per gli “urlatori” che portarono una ventata di aria fresca sul palco del festival più importante in Italia. E allora ecco il molleggiato Celentano, l’intrigante Mina, criticatissimi dalla stampa ma amatissimi tra la gente comune.
Ecco che anche la Chiesa, presieduta da Giovanni XXIII, mostra le sue crepe e si avvia ad una lunga e complicata fase di rinnovamento. “Volare” ebbe un successo mondiale, toccando terre e superando confini inesplorati prima di allora.
Penso che un sogno così non ritorni mai più…”
Cominciava così per la prima volta in Eurovisione il sogno di Domenico Modugno, vincitore dell’ottava edizione del Festival di Sanremo, trasmessa in diretta tv. Quel sogno, potente come una rivoluzione, sarebbe diventato l’url liberatorio di una nazione intera. Volava, felice e spensierata, quell’Italia del boom svestita dalla miseria della guerra e che aveva davanti un futuro di consumi e modernità. La Dolce Vita, immortalata nel capolavoro felliniano, era appena cominciata.
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