Dorothy Jane Scott, l’assassino chiama, è un caso da brivido

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Di Redazione Metropolitan

Per la rubrica “Cronache del mistero” oggi raccontiamo il caso di Dorothy Jane Scott. Madre single di 32 anni viveva con suo figlio e sua zia a Stanton, California. Descritta da familiari e amici come una persona amorevole e di buon cuore, Dorothy raramente frequentava uomini. Preferiva infatti di gran lunga trascorrere il tempo libero a casa con suo figlio. All’inizio del 1980, Scott, cominciò a ricevere le chiamate minacciose. Al tempo Dorothy era impiegata come segretaria per “Swingers Psych Shop” e “Custom John’s Head Shop”.

Il soggetto dall’altro capo del telefono le raccontava dettagli intimi della sua routine quotidiana: quello che aveva fatto, con chi aveva parlato, dove era stata con suo figlio. A volte l’uomo professava il suo amore per lei, in altre chiamate, arrabbiato, la minacciava apertamente. Le chiamate si protrassero per vario tempo, sempre con lo stesso stampo finché un giorno l’uomo fece trovare a Dorothy una rosa morta poggiata sul parabrezza della sua auto. Il gesto chiaramente intimidatorio fece si che la donna confidò la cosa alla madre cercando di metterla in guardia e rivelandole che quella voce non le era del tutto sconosciuta anche se non le era mai riuscita di abbinarla ad un volto.

Le telefonate intimidatorie

Nella foto Dorothy Jane Scott e suo figlio Swan  photo credit: ichi.pro
Nella foto Dorothy Jane Scott e suo figlio Swan photo credit: ichi.pro

Le telefonate continuarono ed un giorno durante l’ennesima telefonata del suo molestatore costui le dichiarò che come si sarebbe trovata sola sarebbe arrivata la sua fine. L’avrebbe fatta a pezzi così piccoli che riconoscerla sarebbe stato impossibile. Dopo l’agghiacciante telefonata Dorothy decise di prendere lezioni di autodifesa e prese in considerazione anche di acquistare una pistola. Il 27 maggio 1980 Dorothy lasciò il figlio dai suoi genitori per partecipare ad una riunione di lavoro. Durante l’incontro, notò che il suo collega Conrad Bostron sembrava malato. Dorothy, insieme alla collega, Pam Head, si offrì di portare Conrad in ospedale. I tre con la Toyota Station Wagon bianca di Dorothy si diressero in ospedale. Durante il tragitto però Dorothy fece una breve sosta a casa per controllare il figlio. Dopo aver visto Swan la donna si cambiò la sciarpa indossandone una rossa e riprese la corsa in ospedale.

In ospedale, i medici curano Conrad per un morso di vedova nera. Alle 23:00 circa Conrad fu dimesso e lui e Pam si diressero verso la farmacia dell’ospedale mentre Dorothy andò al parcheggio a recuperare l’auto per riportare i suoi amici a casa. Pam e Conrad aspettarono svariato tempo in attesa dell’arrivo di Dorothy e trascorsa mezz’ora decisero di avviarsi verso il parcheggio. Lungo il percorso ad un tratto i due videro la Toyota bianca di Dorothy avanzare verso di loro a tutta velocità con gli abbaglianti accesi. I due fecero appena in tempo a spostarsi per non essere investiti e videro l’auto immettersi sulla strada principale a tutta velocità. I due all’inizio credettero che Dorothy avesse ricevuto una chiamata di emergenza per il figlio e che si sarebbe messa in contatto con loro al più presto.

Dorothy Jane Scott un caso ancora aperto

Nella foto uno stralcio di giornale dell'epoca che riportava le notizie sul caso legato a Dorothy Jane Scott  photo credit: crimeblogger1983.blogspot.com
Nella foto uno stralcio di giornale dell’epoca che riportava le notizie sul caso legato a Dorothy Jane Scott photo credit: crimeblogger1983.blogspot.com

Il tempo passò ma della donna non c’erano notizie. I due amici a quel punto allertarono la sicurezza dell’ospedale e chiamarono a casa di Dorothy certi del fatto che la donna fosse li. Purtroppo Vera, la mamma di Dorothy, smentì la presenza della figlia e chiamò la polizia dando notizia della scomparsa. Da quel momento numerose furono le chiamate a casa di Dorothy che informarono la mamma, che la figlia era morta per mano di chi telefonava. A quel punto e dopo alcuni mesi in cui le indagini della polizia non portarono risultati la famiglia di Dorothy si rivolse ai giornali locali offrendo una ricompensa di $ 25.000 a chiunque fosse stato in grado di fornire dettagli utili al ritrovamento della donna.

I mesi diventarono anni e di Dorothy non si ebbero più notizie ne svolte da parte della polizia, nonostante continuassero le telefonate di colui che professava essere l’assassino. Il 6 agosto 1984, la svolta avvenne grazie ad alcuni operai edili che ritrovarono alcune ossa carbonizzate vicino a Santa Ana Canyon Road. Un’impronta dentaria e alcuni effetti rinvenuti in quell’area furono utilizzati per l’identificazione del corpo spezzando così ogni speranza della famiglia Scott. Quei resti erano di Dorothy. Dopo il tragico ritrovamento le telefonate dell’uomo che da sempre si era dichiarato l’assassino rivelò particolari fondamentali, come quello che al momento del rapimento la donna indossasse una sciarpa rossa. Particolare che quasi nessuno sapeva. Nonostante questo, il caso non trovò mai soluzione.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Dorothy Jane Scott e suo figlio Swan) foto credit: ichi.pro

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