Dylan Dog: La trilogia del buio è la nuova minisaga dedicata all’Indagatore dell’Incubo. Si tratta della seconda minisaga del personaggio dopo Dylan Dog 666, il nuovo inizio e reboot della serie ideato da Roberto Recchioni, che così vuole chiarire di nuovo la nuova impostazione delle storie del nostro detective dell’occulto.

In questa nuova storia Dylan dovrà affrontare un vecchio nemico, che i fan più accaniti conoscono molto bene, ossia l’incarnazione del buio, l’uomo nero, il figlio delle tenebre: Mana Cerace, storico nemico apparso nei primi cento numeri di Dylan Dog, nato dalla penna di Claudio Chiaverotti , storico autore della Bonelli e creatore di Morgan Lost, nuovo personaggio della casa editrice.

Trama

Dopo gli eventi di Dylan Dog 666, l’Old Boy ha abbracciato completamente il ruolo di Indagatore dell’Incubo, trasformandosi da uomo trasandato e un po’ rozzo nel Dylan che tutti conosciamo, da uomo a personaggio, con a fianco un “nuovo” aiutante, Groucho, o perlomeno uno simile, a causa della dipartita del simpatico e monosillabico Gnaghi.

Questo perché, nella strada che il protagonista ha deciso di intraprendere, sono necessari dei sacrifici, una cosa che il nostro ha capito a caro prezzo, assieme alle conseguenze delle sue azioni.

Ora Dylan Dog deve riprendere l’antica battaglia contro Mana Cerace, entità tornata dal suo passato, rievocato dagli uomini al fine di ricondurre il tutto alle tenebre.

In una città caduta nel caos, Dylan dovrà fare attenzione, perché “Se nel buio tutto tace , sentirai arrivare senza rumore Mana Cerace… Ma se il buio ancora dura, possiamo solo aver paura… Che soltanto può la luce, ammazzar Mana Cerace!”.

Pagina di Dylan Dog 409 – Photo Credits: © Sergio Bonelli Editore – www.sergiobonelli.it

Dylan Dog e Mana Cerace

Tornando al tema principale, occorre parlare del principale antagonista della storia, e il suo rapporto con Dylan Dog. Mana Cerace è uno dei mostri più famosi mai affrontati da Dylan, comparso per la prima volta nel 1989 nel numero 34, Il buio, e nel seguito Lo spettro del buio, nell’albo 68 del 1992.

Si tratta dell’incarnazione del buoi stesso, un tempo umano, ma che decise di abbracciare definitivamente le tenebre divenendo tutt’uno con esse.

Cover del numero 34 di Dylan Dog, dove appare per la prima volta Mana Cerace – Photo Credits: © Sergio Bonelli Editore – www.sergiobonelli.it

Le storie vengono riassunte nel 409, Ritorno al buio, e riproposte come parte del passato di Dylan quando questi era ancora un agente, aggiungendo un tassello alla sua storia personale, nonché una motivazione sulla sua apertura al paranormale e al mistico.

Inoltre saranno presenti altre due storiche figure del fumetto, uno la cui prima apparizione risale al numero 14, Fra la vita e la morte, mentre un altro più recente riappare come alleato di Dylan, facendo le veci di un personaggio liquidato nel miglior volume della saga 666, L’Uccisore.

Ballata di amore e morte

Eros e Thanatos. La pulsione di vita e di distruzione. Desiderio di amore e morte. Sono questi i concetti attorno a cui ruota la storia, in contrapposizione tra loro eppure intrinsecamente connessi.

Dylan Dog e Mana Cerare sono la personificazione di due poli opposti, così come i loro “spiriti guida”, che li incitano a proseguire per la loro strada: quello di Crane che lo spinge ad uccidere e che gli offre la possibilità di vivere in eterno e continuare la sua furia omicida, e quello di Dylan che lo protegge e lo prega di continuare a vivere e fermare il mostro.

Gli spiriti custodi dei protagonisti- Dylan Dog 409 e 411- Photo Credits: Francesco Brasco Baiocco

Eppure vi sono alcuni che fanno loro entrambi i desideri, come il dottore che “rievoca” Mana Cerace, oppure la terza protagonista della storia, la cui figura viene ampliata nell’albo 411, Il terzo giorno.

Cover parziale di Dylan Dog 411 – Photo Credits: Web

Una donna che non ha più nulla da perdere, che ha sopportato umiliazioni e provato dolore negli anni, ha un male incurabile che la sta divorando dall’interno, per cui è prossima a scivolare nell’oblio.

Al pari della setta ossessionata dalla figura dell’Uomo Nero, che ha ceduto come lui tempo addietro a causa di traumi e sofferenze, consacra se stessa all’oscura figura che potrebbe guidarla in quell’oscuro cammino.

La protetta di Mana Cerace – Dylan Dog 411 – Photo credits: Web

Ma entrambe le pulsioni si completano e si influenzano a vicenda, una non può esistere senza l’altra, pertanto uno come Dylan, speranzoso e vitale, intende sradicare completamente l’oscura minaccia, pur essendo fisicamente provato a causa dei recenti avvenimenti.

Dall’altro lato, persino un mostro come Mana Cerace, come spiega un certo dottore, può essere infettato dall’amore, un sentimento ricambiato dalla sua protetta, ma che è anche la cosa che può ucciderlo oltre alla luce. Una diagnosi che non lascia scampo.

Luce e Ombra

A questi due istinti più astratti si aggiungono si aggiungono due concetti più concreti quali luce e oscurità non intesi solo nel senso metaforico di bene e male, ma anche letterario del termine.

L’Ombra è l’oscurità dove si nasconde Mana Cerace, la proiezione di un male incurabile che attanaglia una persona, oppure il male insito nei cuori di tutti, lo stesso accumulatasi nel cuore di Crane dopo anni di soprusi e umiliazioni, pronta a liberarsi nei momenti di maggior crisi, come nel gigantesco blackout in cui piomba la città di Londra nella notte, come mostrato nel 410, La notte eterna.

Cover parziale di Dylan Dog 410 – Photo Credits: Web

Chi ha paura del buio?

La reazione di tutta la città di Dylan Dog, che si azzanna anche solo per una torcia per non restare completamente al buio, oltre ad essere una rappresentazione costante dell’opera, le cui tavole hanno spesso mostrato persone imbestialite e violente che si uccidevano tra loro per poco, mostrano la reazione ad una paura primitiva e ancestrale.

La paura del buio è la più primordiale di tutte, un terrore atavico, perché da esso arrivano i predatori, quello che non si riesce a vedere, di ciò che non si conosce. Un terreno di caccia ideale per Mana Cerace, che non esita a uscire dalle ombre per mietere più vittime.

E luce fu…

La luce invece è l’opposto: è un barlume di speranza, ciò che spinge ad andare fino in fondo al tunnel, la luce può ferire Mana Cerace e farlo sparire, essendo la sola soluzione contro l’oscurità.

Uno volta che vi è illuminazione, la paura passa, si tira un sospiro di sollievo, perché si torna a vedere, ci si sente al sicuro, la verità viene svelata. Eppure al tempo stesso tornata la luce si torna a nascondersi negli angoli bui o davanti agli altri, si reprimono gli istinti che non possono essere mostrati al sole.

In Conclusione…

La trilogia del buio riconferma la qualità delle storie di Dylan Dog, con il ritorno di uno dei suoi più celebri scrittori, motivando la svolta intrapresa con il fumetto da parte della Bonelli. Il recupero di vecchi personaggi viene usato egregiamente e aggiunge tasselli per ricostruire una nuova storia per l’Indagatore dell’Incubo, i cui sogni e visioni continuano a guidarlo attraverso l’orrore.

Il viaggio nelle tenebre non è mai stato così angosciante, rischiando di farci perdere e finire vittime di chi si annida in esse, una cosa che per fortuna non è accaduta, così come la scrittura della storia, in cui ogni capitolo si conclude con un colpo di scena inaspettato.

Nel finale amaro della storia luce e tenebre si sono contaminate a vicenda, marchiando inevitabilmente ciascuno, sia protagonisti che personaggi secondari che semplici comparse. La luce esce trionfante, ma il buio e l’oblio sono calati per molti, senza l’effettiva certezza di una fine.

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