Egitto, la robot artista Ai-Da è stata arrestata con l’accusa di essere una spia

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Di Redazione Metropolitan

La robot artista Ai-Da è stata arrestata e tenuta prigioniera per dieci giorni al Cairo, in Egitto. Le autorità egiziane l’hanno accusata di essere una spia dopo aver notato le telecamere nei suoi occhi. La robot umanoide creata all’Università di Oxford doveva partecipare a una mostra presso le piramidi di Giza.

Ai-Da, la robot artista arrestata in Egitto per via delle telecamere negli occhi

Da ormai due anni Ai-Da dipinge ed è famosa per le sue opere. Proprio per questo in Egitto l’avevano invitata a una mostra di arte contemporanea presso le piramidi di Giza, dove avrebbe esposto e presentato un suo quadro. Si trattava della prima esposizione internazionale patrocinata dall’Unesco presso le piramidi, e Ai-Da era tra i dieci artisti invitati.

Tuttavia, gli uomini del regime di Al-Sisi hanno notato qualcosa di strano vedendo arrivare Ai-Da all’aeroporto. Le telecamere nei suoi occhi li hanno insospettiti fino al punto di arrestarla con l’accusa di essere una spia e voler mettere a repentaglio la sicurezza del Paese. Questo tipo di accuse non è infrequente in Egitto, ma a mettere particolarmente in allarme le autorità è stato proprio il sofisticato (e sconosciuto) sistema di intelligenza artificiale di Ai-Da. Dopo dieci giorni di prigionia l’ambasciata britannica è riuscita ad ottenere la scarcerazione della robot umanoide, che ieri ha finalmente potuto partecipare alla mostra. La sua opera era un autoritratto in creta con tre gambe, una rappresentazione dell’enigma della Sfinge.

Dopo l’arresto di Ai-Da, il suo creatore Aidan Meller ha commentato:

Lei è una robot-artista, dobbiamo essere chiari, non è una spia. La gente ha paura dei robot, lo capisco: ma tutta la situazione è ironica, perché lo scopo di Ai-Da è proprio sottolineare e mettere in guardia dagli abusi della tecnologia. Ma è stata detenuta perché è tecnologica.

La storia di Ai-Da, dai laboratori di Oxford ai più importanti musei del mondo

Il suo nome è un gioco di parole fra AI (Artificial Intelligence) e Ada Lovelace, la matematica inglese dell’Ottocento, figlia del poeta Byron e famosa per aver ideato il primo algoritmo alla base dei computer moderni. Un gruppo di ingegneri di Oxford ha deciso di progettare Ai-Da utilizzando un complesso meccanismo di intelligenza artificiale.

Il risultato è stato una robot umanoide in grado di apprendere e rielaborare la realtà, dotata inoltre di notevoli abilità artistiche. In questi due anni di “carriera”, Ai-Da ha esposto le sue opere presso importanti musei britannici, tra cui Tate Modern e Victoria&Albert Museum. Tra le sue attività anche collaborazioni con altri artisti, un Ted Talk e varie interviste, tra cui una al Corriere della Sera. Ora al suo già ricco curriculum si aggiungerà la partecipazione a una mostra internazionale, quella del Cairo.

Giulia Panella

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