Tutti ce la invidiano, nessuno conosce la sua vera identità. Il settimanale statunitense Time ha inserito, nel 2016, Elena Ferrante nella lista delle cento persone più influenti al mondo. Eppure, dietro uno pseudonimo che sembra voler omaggiare Elsa Morante, si nasconde un arcano ancora irrisolto.

Autrice della fortunatissima tetralogia de L’amica geniale, divenuta un fenomeno internazionale, alimentato anche dalla serie TV targata HBO e Rai e ideata da Saverio Costanzo, la Ferrante ha pubblicato diversi romanzi di successo, che sono stati poi adattati per il piccolo e grande schermo. L’amore molesto, sua opera prima, è stato portato al cinema da Mario Martone. I giorni dell’abbandono è diventato un film, diretto da Roberto Faenza; protagonisti, Margherita Buy e Luca Zingaretti. La figlia oscura, invece, ha segnato l’esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal. Netflix, infine, ha acquistato i diritti dell’ultima fatica letteraria della scrittrice, La vita bugiarda degli adulti e ha prodotto un telefilm ad essa ispirato. Storie potenti, spaccati di vita quotidiana raccontati magistralmente dalla sua abile penna. Intenso, realistico, a tratti crudo; lo stile di Elena Ferrante è estremamente riconoscibile, ma questo è tutto ciò che abbiamo.

Elena Ferrante: un’intera famiglia avvolta nel mistero

Una scena de “L’Amica geniale”, serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante

Della persona oltre il nom de plume, abbiamo poche, incerte informazioni. Sembra che sia nata a Napoli il 5 aprile del 1943 e che, da qualche parte, viva ancora in città. Il resto, è un enigma che ha scatenato diversi dibattiti. I più, puntano il dito Anita Raja, saggista partenopea, moglie dell’autore Domenico Starnone. Residente a Roma, suo padre era il magistrato Renato Raja sua madre era l’insegnante ebrea di origine polacca Golda Frieda Petzanbaum, sfuggita all’Olocausto e rifugiatasi a nel capoluogo campano. Anita Raja collabora da tempo come traduttrice per Edizioni e/o, casa editrice della Ferrante. Un’inchiesta condotta da Il Sole 24 Ore ha stretto ulteriormente il cerchio intorno a lei; al centro dell’indagine, delle transazioni finanziare tra Edizioni e/o e Anita Raja. L’articolo, ripreso dalle principali testate, è stato ampiamente criticato, considerato un’eccessiva invasione di privacy. Inutile, oltretutto; da nessuna delle parti coinvolte, sono arrivate conferme o smentite.

In molti, invece, scommettono sullo stesso Starnone. Ad esserne certo è Lino Zaccaria che, nel suo libro del 2023 Elena Ferrante, chi è costei?, raccoglie tutte le somiglianze stilistiche tra i due romanzieri. Ambientazioni, caratterizzazioni, elementi descrittivi; tutto, per lui, riconduce chiaramente al padre di Solo se interrogato. Altri, per non scontentare nessuno, sostengono l’ipotesi di un lavoro a quattro mani dei coniugi. In questo modo, il talento di entrambi potrebbe essere stato incanalato verso un obiettivo comune. Come sempre, si tratta di congetture.

Altre ipotesi e le parole della stessa Ferrante

Nel 2016 su La Lettura, il supplemento culturale domenicale de Il Corriere della Sera, il dantista Marco Santagata ha proposto come indiziata Marcella Marmo, storica normalista che insegna Storia contemporanea all’Università di Napoli Federico II. Una supposizione verosimile, ma stroncata dalla stessa docente. Altre teorie conducono al filosofo Marcello Frixione, anche se l’approfondita conoscenza di alcuni rioni napoletano rappresentati tra le pagine ferrantiane, mal si sposa con le origini del sospettato, che è genovese.

La Ferrante in persona, si fa per dire, ha tentato di mettere fine a questa estenuante diatriba, attraverso La frantumaglia, prova di saggistica uscita nel 2003. Tra le pagine, riflette sul personale processo creativo, lungo vent’anni, e dissemina qua e là frammenti della sua vita: lettere all’editore, interviste, corrispondenze con lettori illustri e non. Spiega, inoltre, la volontà di mantenere l’anonimato, per proteggere il proprio privato e per slegare la sua immagine dalle aspettative del pubblico, rete in cui molti dei suoi colleghi restano impigliati. Secondo il suo pensiero, un testo non ha bisogno di volti in copertina o tour promozionali, le parole devono essere sufficienti e autosufficienti. «I libri, una volta scritti, non hanno bisogno di un autore», afferma con certezza, e forse ha ragione.

Difficilmente scopriremo qualcosa in più su Elena Ferrante ma, se dovessimo sentire il bisogno di cercarla, la troveremo in Lila, in Lenù, in Delia, in Olga, in Leda, in Giovanna e in tutti gli straordinari personaggi da lei creati, nati non dal suo viso misterioso, ma dalla sua mano inconfondibile.

Federica Checchia

Seguici su Google News