Elisabetta II e la statua di Netaji: coincidenza e identità coloniale

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Di Redazione Metropolitan

Poche ore prima dell’annuncio della morte della regina Elisabetta II, nella più importante ex-colonia dell’impero britannico veniva inaugurata la statua di Netaji, uno dei più importanti patrioti della storia dell’India indipendente. C’è chi direbbe coincidenze fatali, insomma. Ma è un fatto, per quanto strano, che dovrebbe far riflettere: perché tutta l’attenzione mediatica sulla figura della regina e così poco interesse al passato coloniale del Regno Unito? Può la corona e il fascino così ancien regime delle casate nobiliari nascondere i soprusi perpetrati dal più grande e decadente impero del mondo? Ma soprattutto: cosa può dirci sull’identità dei paesi che hanno conosciuto l’imperialismo?

Chi era Netaji e perché la coincidenza può farci riflettere sul rapporto con il passato oscuro dell’occidente: oltre Elisabetta

Un giovane Subhas Chandra Bose in una foto d’epoca

Mentre la regina ci lasciava, dall’altra parte del mondo, nella capitale della più grande ex-colonia britannica, Nuova Dehli, la statua di uno dei più grandi patrioti del paese indiano, Netaji, veniva svelata alla folla. Subhas Chandra Bose, noto come Netaji (leader rispettato, in hindustani), è stato un politico e militare indiano. Tra coloro che più misero in difficoltà il governatorato britannico durante le lotte per l’indipendenza del secondo più popoloso stato asiatico. Una figura complessa che ha parecchie ombre, che insegnò al popolo indiano il sacrificio, anche ideale, in nome dell’indipendenza. Certo è che fece un grande compromesso, alleandosi con le forze giapponesi dell’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale: ma in nome della libertà del suo popolo. Che lo si ami o si odi, in India è tenuto come Garibaldi nel nostro Paese. E, proprio come nel nostro Paese, ha una reputazione – abbastanza – conflittuale.

Ma il punto non riguarda il passato politico di Netaji. Riguarda piuttosto l’atto stesso di dedicare un monumento alla propria storia. L’India, come “nazione”, non esisteva. E’ stata un’invenzione inglese, tentativo di unificare diverse etnie culturalmente, linguisticamente, religiosamente divise. L’India che scacciò gli inglesi è una creazione degli inglesi. Il lungo processo di decolonizzazione passa anche da qui. Dove è stata recentemente inaugurata la statua di Netaji, prima ci stava quella di Giorgio V, abbattuta tempo fa. Il colonialismo occidentale ha avuto l’abilità di rimuoversi dalla memoria storica e presentarsi disinfettato di tutta la violenza del passato. Mentre la Regina Elisabetta moriva – colpevole o incolpevole del passato coloniale inglese non ci interessa qui – l’India rafforzava la propria identità nazionale con la monumentalistica, processo di “pedagogia nazionale”, secondo George Mosse, acclamato storico. L’India si è rifunzionalizzata e ha trovato la propria identità mentre il Regno Unito perdeva la propria.

Alberto Alessi

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