Elogio del pranzo domenicale: Il New York Times celebra la domenica italiana

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Di Stella Grillo

Il New York Times ha lodato il celebre pranzo della domenica italiana: non solo un atto meccanico del sedersi e mangiare, ma un vero e proprio stile di vita simbolo di convivialità e di cultura del Bel Paese.

Il pranzo della domenica italiana secondo il New York Times: uno stile di vita

Ph: La Cucina Italiana

Nell’immaginario americano le tradizioni italiane sono sempre delle vere e proprie leggende, oltre che stili di vita radicati. Il New York Times, celebre giornale della Grande Mela, ha elogiato il pranzo della domenica italiana in un articolo del giornalista Frank Bruni dal titolo There’s No Meal Better (or Longer) Than an Italian Sunday Lunch. Ma non si tratta solo di una lode al cibo, alla convivialità e all’usanza tipica del trascorrere, in Italia, la domenica in famiglia; la domenica italiana raccontata dal New York Times è un rito, una cerimonia solenne che si ripete ogni settimana e diventa uno stile di vita, oltre che un’esperienza sensoriale ed emozionale. Nel 1987, nell’album Mediterraneo, Toto Cutugno cantava nel brano ”Una domenica italiana”:

C’è chi va allo stadio e con la donna sciopera
C’è chi invece mangia a sbafo della suocera
C’è chi tenta un po’ d’amore sul sofà
C’è chi rientra con il traffico in città
Se tutti i tuoi problemi sono qua
Ma la domenica italiana
C’è qualcuno che ti ama
Le ragazze innamorate
Con le gonne stropicciate
Ma la domenica italiana
è una domenica serena

Nel brano Toto Cutugno traccia quelle evidenze che contraddistinguono la vera domenica italiana, fatta di rientri in città, attese e speranze di probabili vincite alla schedina, pranzi lunghissimi dalla suocera, sogni di sfondare in politica, passeggiate pomeridiane. La domenica italiana è il giorno dello stop, della festa, ma soprattutto degli affetti; i luoghi comuni che ne tracciano i profili non sono banali e ridondanti ma rassicuranti e preziosi, in provincia come in città, tanto da far trasparire, da questo giorno sacro e solenne, un’italianità genuina; la stessa che rende la domenica del Bel Paese serena. Un altro brano dedicato al settimo giorno della settimana, ”Domenica è sempre domenica”, scritto da Mario Riva e tratto dall’album I canti popolari del Lazio, tratteggia il risveglio romano nel giorno di festa:

”È domenica pei poveri e signori”.

Un momento di sospensione tipico della domenica italiana, dove lauti conviti e sonnacchiosi post-pranzo attendono lo scorrere delle ore lente che precedono la nuova settimana. Il New York Times racconta proprio come in Italia il pranzo domenicale non si limiti al cibo, ma diventi un rituale emozionale.

Non solo pietanze succulente ma un rituale di ricordi e tradizioni

Il rituale avviene ogni settimana: deschi imbanditi e famiglie che, come in una cerimonia, si siedono ai convivi consumando succulente pietanze tipiche della tradizione culinaria, italiana o regionale, che durante la settimana sarebbe più difficile consumare. Di fronte a un tripudio di lasagne, arrosti, gnocchi o tortellini le famiglie si ritrovano; si raccontano rievocando ricordi antichi, storie di un tempo, vecchie tradizioni e innescando un momento di condivisione che raramente, durante la frenesia degli altri giorni, è facile sperimentale.

Il pranzo della domenica italiana, come lo descrive il New York Times, diventa un momento unico nel suo genere anche per la potenza emozionale che possiede nel riunire affetti e famiglie, ma soprattutto diventando simbolo di convivialità, tratto che contraddistingue gli italiani. Frank Bruni, editorialista del New York Times e autore dell’articolo, scrive:

«Non esiste nulla di meglio del piacere della tavola, del convivio, della bellezza di mangiare stando seduti. Tutto ciò non ha un analogo inglese dal momento che americani e britannici questo stesso piacere non lo conoscono come lo conoscono gli italiani».

Insomma, un richiamo alla famiglia ma anche alle antiche tradizioni e a momenti di condivisione propri della tavola italiana in tutte le sue sfaccettature. Ma, nonostante i tempi moderni abbiano modificato questa usanza, la bellezza di riunirsi la domenica non è del tutto scomparsa. Frank Bruni lo sottolinea nell’editoriale: il pranzo domenicale è sicuramente cambiato, perché l’Italia e la società sono cambiate a loro volta; le donne lavorano fuori casa rispetto a un tempo, le famiglie sono composte da meno persone. Eppure, continua Bruni:

« Continua a essere un punto di riferimento gastronomico e culturale a ogni latitudine, pur essendo cambiato nel tempo»

Sedersi insieme a tavola, quindi, diventa peculiarità di una identità culturale tutta italiana; un simbolo specifico della tradizione, nonostante le naturali modifiche del tempo, che si riflette nella convivialità e nel legame con il cibo trasformandosi in un vero e proprio cerimoniale, ponte fra l’antico e il moderno, capace di rinsaldare i legami sociali attraverso il desinare.

Stella Grillo

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