Emil Cioran: il filosofo insonne e la visione di nascita come sciagura

Foto dell'autore

Di Stella Grillo

Emil Cioran, filosofo rumeno fra i più influenti del XX secolo. Vicino al pensiero esistenzialista ma distaccato dal movimento esistenzialista francese che vedeva come esponenti Simone De Beauvoir e J.P.Sartre, in quanto ne rifiutava l’impegno politico. Il suo pensiero fu influenzato da Nietzsche, Schopenhauer e Leopardi, attraverso i quali plasmerà il suo nichilismo e pessimismo.

Brevi cenni biografici

Emil Cioran nasce l’8 aprile 1911 in Transilvania, Romania. Si laurea all’università di Bucarest con una tesi su Bergson; successivamente, inizia ad insegnare presso qualche liceo. Esperienza che il filosofo-saggista descriverà come catastrofica. Il suo esordio letterario appartiene al 1934 con Al culmine della disperazione in cui si evince il suo tormento interiore. Vince in seguito una borsa di studio e decide di trasferirsi definitivamente in Francia.

Emil Cioran - avvenire.it
Emil Cioran – avvenire.it

Ma, prima di partire, pubblica a proprie spese Lacrime e santi. Nel 1940 esce il suo ultimo libro scritto in romeno, Il tramonto dei pensieri: da quel momento, pubblicherà sempre in lingua francese. Nel 1952 pubblica la sua raccolta di aforismi, Sillogismi dell’amarezza; mentre, è il 1956 quando pubblica un altro dei suoi capolavori, La tentazione di esistere.

Analisi del mondo: nichilismo e rifiuto di realtà

Un altro capolavoro sarà Il funesto demiurgo, dove, Emil Cioran, approfondirà la sua posizione con la tradizione nel pensiero gnostico. L’incoveniente di essere nati è invece il libro che dichiarerà di amare di più: Cioran, qui, squarcia il velo delle emozioni utilizzando la sua arte. La sapienza, sensibilità, cinismo e pessimismo di Cioran, si spargono sul mondo analiticamente volgendo lo sguardo ad ogni aspetto dell’esistenza con fare scandagliante: il filosofo approda in un imperante nichilismo che rifiuta realtà ed esistenza. Conferma di ciò è la sua pubblicazione Squartamento, edita nel 1979. Qui, si intravede il suo legame con il pensiero gnostico ed orientale visto come unico approccio possibile alla realtà. Emil Cioran muore a Parigi il 20 giugno 1995.

Emil Cioran: scrivere non per il pubblico ma per alleviare la propria sofferenza

Il filosofo rumeno, non apparteneva a nessuna scuola o corrente. Vicino all’esistenzialismo, ne rifiutava l’impegno politico come, invece, sottolineavano Sartre o Simone De Beauvoir. Emile Cioran scriveva per sé stesso, per dissipare la propria sofferenza:il suo stile profondamente emotivo derivava, infatti, da un’insonnia costante che lo condusse sull’orlo del suicidio. Così affermava a proposito dell’insonnia che lo colpì sin dall’età di quindici anni:

”L’insonnia è una vertiginosa lucidità che riuscirebbe a trasformare il Paradiso stesso in un luogo di tortura. Qualsiasi cosa è preferibile a questa allerta permanente, a questa criminale assenza di oblio. È durante quelle notti infernali che ho capito la futilità della filosofia. Le ore di veglia sono, in sostanza, un’interminabile ripulsa del pensiero attraverso il pensiero, è la coscienza esasperata da se stessa, una dichiarazione di guerra, un infernale ultimatum della mente a se medesima. Camminare vi impedisce di lambiccarvi con interrogativi senza risposta, mentre a letto si rimugina l’insolubile fino alla vertigine.”

Cioran si rende conto, come il ricorso alla filosofia fosse precario: è attraverso la visione di letteratura terapeutica che comprende di non amare la scrittura in quanto produttrice di opere, ma in quanto, mezzo che dissolve le paturnie esistenziali consentendo di vivere la vita liberamente. E’ grazie all’accettazione della letteratura come terapia che desistette dall’uccidersi.

Apologia del non-essere e visione di nascita come sciagura

Emil Cioran dilaniato esistenzialmente da numerose contraddizioni, amava definirsi il filosofo urlatore. Interessante è, però, il suo atteggiamento nei confronti della vita: vivere è una disgrazia e la nascita una sciagura. Il suo pessimismo è altamente più estremizzato rispetto a quello di Schopenhauer; da quest’ultimo trae sia l’interesse per il buddismo sia la teorizzazione della vita come dolore. Esaustivo del suo pensiero è un passo de L’inconveniente di essere nati:

”Tutto è dolore [….] Non mi perdono di essere nato [….] Nascere mi appare allora una calamità che sarei inconsolabile di non aver conosciuto.”

La bizzarria e l’assurdità caratterizzanti il pensiero del filosofo, stanno nel fatto che lui stesso, odiasse la vita ma ne apprezzasse le esperienze, tanto da considerarle imprescindibili al vivere ed irrinunciabili. Gli scritti di Cioran, non hanno la pretesa di fare pedagogia. Sono scritti imbevuti di vertigine ma, al contempo, di lucidità tagliente. Si sente affascinato dal nulla, tanto da affermare che lo spavento che si prova di fronte all’avvenire, si fonda sullo stesso desiderio di provare quel terrore.

Emil Cioran: nuova accezione di suicidio, sinonimo di onnipotenza

Una visione totalmente inedita quella che spiega il filosofo nei confronti dell’atto di togliersi la vita. Quest’ultima azione, non è spinta dall’amara disillusione della vita né della disperazione nei confronti della stessa: paradossalmente, è ciò che la consente. Il suicidio è la rappresentazione del libero arbitrio dell’uomo; una libertà esercitabile dall’individuo che ha insita l’onnipotenza della cessazione del tutto.

”Ricordo un’occasione in cui per tre ore ho passeggiato nel Lussemburgo con un ingegnere che voleva suicidarsi. Alla fine l’ho convinto a non farlo. Gli ho detto che l’importante era aver concepito l’idea, sapersi libero. Credo che l’idea del suicidio sia l’unica cosa che rende sopportabile la vita.”

Ironia, insonnia e sofferenza come mezzo della conoscenza

L’ironia e l’umorismo sono gli unici mezzi capaci di cogliere l’assurdità dell’esistenza, rendendola tollerabile. Il pensiero base sul quale si poggia tutta la dottrina di Cioran, consiste nel rifiuto del formalismo accademico: il filosofo parla di sé stesso, non pretende di insegnare e rifiuta ogni regola.

Emil Cioran, filosofo - Pangea.news
Emil Cioran, filosofo – Pangea.news

Lui stesso afferma l’interesse verso la sua vita: ogni ricerca deve partire da sé stessi, poiché sfogliare libri o la ricerca indiretta, recano al mero e sempre identico ”vaniloquio filosofico”. Il pensiero del filosofo è forgiato dalla noia: le notti passate a riflettere e rimuginare scandagliando sé stesso con la lucidità propria della solitudine lo portano ad una conclusione ben esplicata nel Funesto demiurgo:

”Soffrire è produrre conoscenza.”