“Énorme”: un film grottesco sulla gravidanza e sugli stereotipi di genere

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Di Redazione Metropolitan

Uscito in Belgio il 2 Settembre 2020, “Énorme” è il nuovo lungometraggio di Sophie Letourneur. Disponibile in Italia su MUBI, il film è da noi anche in concorso al MyFrenchFilmFestival, sulla cui piattaforma online sarà visibile fino al 15 Febbraio a 1,99 €. La regista francese, arrivata al suo quarto film, cambia totalmente stile di racconto rispetto ai precedenti. Da sempre affascinata dal film corale e sociale, stavolta Sophie mette al centro della vicenda due soli personaggi: una moglie e un marito. L’indagine sociale, tuttavia, resta. La regista gioca infatti sugli stereotipi di genere, e su quale dovrebbe essere secondo la società il ruolo della donna e del suo corpo.

I protagonisti della vicenda sono Claire e Frédéric. Lei è una pianista molto conosciuta, sempre in tour, mentre lui è il marito e manager che la accompagna ovunque, colui che praticamente gestisce e controlla la vita di Claire. I due, ormai alla soglia dei 40 anni, hanno deciso che a causa di questi ritmi di vita non avrebbero avuto mai figli. Tuttavia, dopo aver assistito ad un parto in aereo, a Frédéric, che nella sua vita non ha molto, o comunque non qualcosa di veramente suo, viene voglia di avere un figlio. Tuttavia lei proprio non lo desidera. Così Frédéric escogita un piano per mettere incinta la moglie senza che questa lo sappia.

Trailer di “Énorme”

La dinamica fra i due: il gioco di stereotipi di “Énorme”

Nel costruire i due personaggi, Sophie mette grande cura. Ribalta, infatti, quelli che sono gli stereotipi sui ruoli di genere: lei lavora, quando nell’immaginario comune dovrebbe essere l’uomo a farlo, e lui la segue e la assiste, compito che in genere tocca alla donna. In verità, seppur apparentemente in una posizione di comando, Claire è sempre succube di lui. Insicura, non si espone mai, e delega tutto a Frédéric, che invece sembra godere della sua posizione di controllo. Cosa tipicamente maschile. Quindi una dinamica che sembra solo apparentemente capovolta, perché in verità il dominatore è l’uomo e la dominata la donna, come gli stereotipi impongono.

Dunque il viaggio di Claire sarà volto a trovare la sua indipendenza e la sua voce. Metaforicamente e letteralmente, perché la donna non parla quasi mai. I due personaggi del film si manipolano per tutta la pellicola. Se inizialmente sembra essere solo lui a manipolare lei, infatti, ad un certo punto è anche lei a manipolare lui, avendo il potere di portare in grembo il loro bambino. A vestire perfettamente i panni dei due protagonisti sono una rigida Marina Foïs e un divertente quanto fastidioso Jonathan Cohen, che offrono una buona prova, seppur non esaltante a causa di un eccessivo cambio di tono da un certo punto del film in poi. La regista, infatti, opera un cambio di registro dalla metà della pellicola, quando la pancia di Claire cresce inspiegabilmente, fino a diventare enorme.

Un frame da "Énorme" - Photo Credits: myfrenchfilmfestival.com
Un frame da “Énorme” – Photo Credits: myfrenchfilmfestival.com

Lo stile narrativo grottesco scelto dalla Letourneur

“Énorme” è un film molto particolare, che si prende non pochi rischi. Inizia essendo una semplice commedia, e diventa man mano sempre più grottesco. Infatti l’episodio della pancia che si gonfia a dismisura è un cambio di tono improvviso che confonde lo spettatore, e scaturisce una serie di situazioni eccessivamente ridicole. Dallo strambo sciamano a cui i due si rivolgono per risolvere i loro problemi, che è una trovata narrativa un po’ debole, alle manipolazioni sul corpo di lei per farla partorire, anche fin troppo intime. Fino ad arrivare al parto vero e proprio, che vediamo praticamente in diretta.

Interessante, in ogni caso, ciò che la regista voleva raccontare con la vicenda. Lui, che incarna il modo di vivere la gravidanza tipicamente pensato “della donna”, ingrassa a dismisura insieme alla moglie, ed è paranoico riguardo tutto ciò che concerne il bambino. Sembra quasi avere una gravidanza isterica. Claire, invece, viene trattata come un oggetto, come se a partire dalla gravidanza in poi il suo corpo non fosse più suo. Inoltre il suo mancante desiderio di maternità, che la mette quasi ad occupare la posizione dell’uomo nella coppia, porta a una grande riflessione sull’istinto materno che secondo tutti la donna ha sin dalla nascita. La Letourneur ci dimostra che non è così. C’è chi lo ha e chi no, che sia uomo o donna, e non ci sono qualità innate in uomini o donne, come tutti pensano. Di conseguenza, nonostante ciò che ci hanno sempre insegnato, non esistono ruoli predefiniti.

“Énorme”, un film tanto assurdo quanto importante

Dopo tutti gli eccessi di questa narrazione, nel finale Sophie ci regala un momento poetico, con la musica di Ravel che accompagna le immagini. Claire ha fatto sentire la sua voce, conquistando finalmente la sua indipendenza e Frédéric ha il bambino tanto desiderato. Apparentemente ognuno ha ciò che desiderava.

Con questa pellicola la regista, attraverso un soffocante 4:3 e un largo uso di inquadrature fisse, ci racconta tutti i luoghi comuni sulla gravidanza e sugli stereotipi di genere, osando con una narrazione atipica e regalandoci un film che nessun uomo avrebbe potuto dirigere.

Paola Maria D’Agnone

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