23 gennaio 1932: ispirato dalle nuove proposte del mercato editoriale europeo e oltre – nello specifico austriaco e americano – l’ingegnere Giorgio Sisini pubblica il primo numero di quella che a distanza di quasi un secolo rimane l’appuntamento settimanale indispensabile per quasi un milione di italiani: La Settimana Enigmistica.

Ingegnere di sangue blu – è infatti Conte di Sant’Andrea, riconducibile al ceppo nobile della Romangia, Sardegna, Giorgio Sisini è un uomo dai mille interessi e dalle altrettante risorse: trasferitosi a Milano contro l’approvazione della famiglia, in un momento di ristrettezze economiche fiuta il possibile affare intorno all’enigmistica, una delle sue tante passioni: una pubblicazione nuova, mai vista in Italia, un settimanale capace di offrire allo stesso tempo svago e  godibile intrattenimento intellettuale a chiunque possa permettersi la spesa di 50 centesimi di lire. Nasce “La Settimana Enigmistica”.

Primo numero de La Settimana Enigmistica: “Prima per fondazione e diffusione!”

Interamente curato dallo stesso Sisini, il primo numero de “La Settimana Enigmistica” è composto di 16 pagine e ritrae in copertina l’attrice messicana Lupe Velèz, ottenibile tramite l’annerimento delle apposite caselle. Prima orizzontale, quattro lettere e apripista delle decine di migliaia che la seguiranno negli anni, la definizione “eroiche in guerra, nefande in pace”. “Periodico di giuochi – enigmi – parole crociate – scacchi – dama – bridge – ecc.” recita un sottotitolo che passerà alla storia. L’innovativa proposta editoriale ottiene subito ottime risposte dal pubblico e il team editoriale crescerà parimenti al grande successo di una rivista che subirà solo due stop nella sua storia, nel 1943 – numero 607 – nel 1945 – numero 694 – in concomitanza della Seconda Guerra Mondiale.

Sarebbe comunque riduttivo limitare i contenuti della rivista alla sfide enigmistiche: con costanza e continua ricerca dell’equilibrio perfetto, La Settimana Enigmistica inizia a lentamente a popolarsi di personaggi che spesso finiscono per venire indentificati dal sentire comune con il gioco a cui vengono associati e situazione umoristiche che entreranno a far parte del linguaggio comune, basti pensare al celeberrimo “Le ultime parole famose…“. Vignette umoristiche di propria produzione quando non importazione vera e propria di prodotti esteri, come il leggendario “Andy Capp” nel 1960, ribattezzato per il pubblico italiano come “Le vicende di Carlo e Alice” e più recentemente il godibile “Zits”, che qui diventa “Il Mondo di Bruno”.

La Settimana Enigmistica: cambiare mentre cambia il mondo

Negli anni Sinisi, pur continuando fino alla morte – avvenuta nel 1972 – a occuparsi in prima persona dei contenuti, verrà circondato dal fior fiore degli enigmisti italiani: tra gli altri, il disegnatore Carlo Medaglia e gli enigmisti Giancarlo Brighenti e Piero Bartezzaghi. Proprio quest’ultimo, introdottosi in redazione intorno agli anni ’50, dà il via alla prima, enorme svolta modernista dei contenuti del settimanale: le sue parole crociate a schema libero, costruite intorno a definizioni che ora si occupano anche di politica, attualità e prodotti commerciali e ricorrono all’alfabeto di 26 lettere, sconvolgono i puristi del genere e della lingua italiana e danno un’ulteriore spinta al successo del settimanale.

In poco tempo “Il Bartezzaghi” diventa un modello enigmistico nuovo, peculiare e riconoscibilissimo. Nel 1982 alla redazione si aggiunge il figlio di Piero, Alessandro, che, pur continuando il lavoro editoriale, assumerà ruoli direzionali sempre più importanti fino a diventarne condirettore nel 2012 al fianco di Francesco Baggi Sisini, erede del fondatore. Copie del primo, ormai mitologico numero de “la Settimana Enigmistica”, ormai un vero e proprio monumento della cultura popolare italiana, esistono ancora nel mercato dei privati e sono trovabili sui più famosi portali di acquisto on-line per cifre intorno ai 10.000 euro.

Andrea Avvenengo

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