
Giunti al vaglio delle semifinali di Euro2020 Italia-Spagna si preannuncia come sfida metateatrale avvalendosi dei soliti scontri nello scontro che da decenni ne contornano il fascino sportivo. Fra tutte le controparti in gioco risulta interessante analizzare come la figura di Luis Enrique Martínez García abbia un ruolo di primordine nella gara di stasera. Da Boston 1994 e l‘incontro ravvicinato del terzo tipo con Tassotti, passando per l’esperienza capitolina non troppo appagante del 2012 Luis Enrique ha sempre seguito un file rouge di congiunzione tra la sua matrice spagnola ed il belpaese.
La carriera di Luis Enrique
Definire il percorso sportivo del tecnico natio di Gijon come cauto e ponderato sarebbe il più grande degli ossimori. D’altronde una mezzala d’incursione capace di segnare dai 15 ai 20 gol stagionali spaccando la cronologia della sua carriera tra Real Madrid e Barcellona non è certamente una tipicità nel calcio odierno ma soprattutto spagnolo. Luis Enrique fu acquistato dall’allora presidente del Real Madrid di Lorenzo Sanz per la modicissima cifra di 275 milioni di pesetas dallo Sporting Gijon. Antìc prima e Benito Floro non riuscirono comunque ad elevarne le caratteristiche schierandolo dapprima esterno o all’occorrenza come terminale offensivo al fianco della punta.
Sarà l’approdo di uno dei maestri del futbòl come Jorge Valdano a renderlo il centrocampista duttile, tattico e generoso che farà le fortune delle terra iberica. Barcellona, d’altronde, rappresenterà la piazza più prolifica per il riempimento del personale palmarès di Luis. Nel 1996 approda direttamente dalla terra madrilena a quella catalogna, poco prima dell’addio di Johan Cruyff. In maglia blaugrana, con Robson prima e Van Gaal poi doppierà i traguardi raggiunti nella sua esperienza precedente (due campionati nazionali, due coppe ed una supercoppa nazionale). Qui riuscirà a vincere anche il suo primo trofeo internazionale nella finale di Coppa delle Coppe del 1997 contro il PSG con seguente successo in Supercoppa Uefa.
Il profiling tecnico di Luis Enrique
Barcellona ha rappresentato il teatro dell’epopea del Luis calciatore. Lo stesso club di Gamper ne ha bensì rappresentato la consacrazione a livello mondiale di un tecnico dalla verve antesignana e vincente che fa della dicotomia con Guardiola il proprio principio di competizione. Amante della densità e del possesso non ha mai disdegnato l’impiego della linea di tre a centrocampo con regista e due mezzali. D’altronde se dopo un’esperienza annuale alla Roma vieni ingaggiato dal club catalano che ti permette di giocare a tre con Xavi, Iniesta e Busquets allora non è poi così inusitata la conquista di un triplete nella stagione d’esordio.
I tre anni alla guida del Barca coincideranno con una serie infinita di trofei tra cui 2 campionati, 3 Copa del Rey, una Supercoppa di Spagna ed ovviamente un triplete. In carica da commissario tecnico della selezione spagnola per la seconda volta dal 2018 Luis Enrique è alla ricerca del primo trofeo con la propria nazionale. Solo la gara odierna saprà illuminarci meglio a riguardo, nel frattempo la Spagna (senza madrileni) affila gli schemi, appunta i movimenti e si prepara ad una semifinale che non può essere considerata una misera semifinale.
Alessandro Rossi.