“Ferie d’agosto”, il film di Virzì ci rovina le ferie con un po’ di sana politica?

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Di Redazione Metropolitan

Stasera Cine34 ripropone il film di Paolo VirzìFerie d’Agosto“. Rilasciato nel 1996, si aggiudica nello stesso anno alcuni dei premi più ambiti del mondo del cinema: il David di Donatello come Miglior Film e il Ciack d’oro alla migliore attrice protagonista e per il miglior montaggio, rispettivamente ad Antonella Ponziani e a Cecilia Zanuso.

In una critica dell’anno d’uscita del film, Fabio Ferzetti scriveva su “Il messaggero“: “In un cinema spesso esangue o abborracciato, un film tanto vitale e generoso è un segnale prezioso. Non sprechiamolo.” Un segnale prezioso perchè catapulta il pubblico al centro di una discussione, di uno scontro tra visioni politiche, che più che ideologie sono modi di stare al mondo e concepire la vita comunitaria.

E come lo fa? Lo fa mostrandoci due comunità in miniatura, due famiglie, tanto aliene l’una all’altra da far risaltare nel modo migliore il contrasto, il paradossale clash culturale che scoppia al loro incontro. Quando lo fa? Lo fa piazzando questo scontro in un momento molto simbolico: le ferie d’agosto.

Una scena da "Ferie d'agosto", Credits: Sky
Una scena da “Ferie d’agosto”, Credits: Sky

“Ferie d’agosto”: un titolo programmatico

Che bisogno c’è di rovinasse le ferie?”

Ruggero in “Ferie d’agosto” (1996)

Questo si chiede Ruggero (Ennio Fantastichini) durante il confronto diretto col capofamiglia (perchè anche i film sono figli del loro tempo) dei Molino, Sandro (Silvio Orlando). Ma le ferie non sono una pausa dalla vita e non coincidono con la sospensione di ogni sistema di valori per il proprio divertimento o svago.

A Ventotene, luogo dell’ambientazione di questa commedia amara, spuntano una accanto all’altra due famiglie simbolo di un’Italia spaccata. I Molino, col loro élitarismo, la loro ideologia di sinistra, un grande senso civico e una rigida morale. E i Mazzalupi, che si distinguono sin da subito per la loro rumorosità, la volgarità, l’egoismo, la noncuranza nei confronti degli altri e dell’ambiente.

Una scena da "Ferie d'agosto", Credits: Cgentertainment
Una scena da “Ferie d’agosto”, Credits: Cgentertainment

Quando Ruggero spara per scherzo un prioettile e ferisce un extracomunitario, Sandro lo denuncia ai carabinieri. Ne segue un ovvio scontro: un dibattito, più simile ad un comizio, in cui le diverse argomentazioni portano a galla visioni e sistemi di riferimento differenti.

Ma al di là dei giudizi di merito, quello che sembra suggerire il film è che, nonostante tutti i tentativi di Ruggero di “non buttarla subito in politica“, la politica c’è, è presente, è pervasiva. Il film sembra mettere in luce che le nostre azioni, il nostro modo di stare insieme agli altri e alle altre, e di muoverci nel mondo ha a che fare con la politca. Quindi la vita è in un certo senso politica? Sì. E non si può sospendere la vita, neanche durante le ferie d’agosto.

Debora Troiani

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