Cultura

Flaubert, la figura di Madame Bovary e il bovarismo: ecco cos’è

Introdotto nella seconda metà dell’Ottocento, con il termine “bovarismo” si fa riferimento ad una corrente di pensiero che ha trovato terreno fertile nell’ambiente letterario. Con questa espressione si identifica la tendenza di alcuni artisti a scappare dalla monotonia della vita, immergendosi nella lettura o altre attività ugualmente distraenti e forvianti.

La lettura diventa quindi, con il bovarismo, un vero e proprio mezzo di fuga dalla realtà. Come una droga, viene usata dagli artisti per allontanarsi dalla provincia, ignorare la staticità della propria vita: la metropoli in questa visione diventa un sogno ambito. Ma solo di questo si tratta: un sogno; chi, infatti, si identifica nella visione del bovarismo ha un profondo odio nei confronti della propria situazione, ma non mette in atto nessuna soluzione concreta per migliorarla, piuttosto vive nell’immaginario.

L’origine: Madame Bovary

Base e spunto del bovarismo è Emma Bovary, protagonista del romanzo “Madame Bovary” scritto da Flaubert nel 1856. L’opera di Flaubert, considerata come uno dei primi esempi di romanzo realista, tratta della drammatica vita di una donna plagiata da un forte senso di insoddisfazione. Emma sposa un medico, mossa dall’ambizione di affermare il suo status sociale, tuttavia questi non condivide i suoi sogni. La vita provinciale è troppo monotona, sta stretta alla protagonista, desidera visceralmente qualcosa di più.

Tuttavia il matrimonio non è abbastanza, tanto che Emma diventerà anche adultera. Vive al di sopra dei suoi mezzi, cercando approvazione dalle classi sociali più elevate, ma non riuscirà a raggiungere nessuno dei suoi obbiettivi. Perennemente insoddisfatta della situazione in cui si trova, non metterà in atto mai nessun piano per migliorarla. Così, inappagata dalla vacuità della sua stessa vita, neanche la fuga nella fantasia e in aspirazioni inarrivabili riuscirà a soddisfarla, portandola ad una scelta drastica: il suicidio.

Flaubert, nello scrivere il suo romanzo, è stato tra l’altro ispirato dal reale suicidio di una donna di provincia, Delphine Delamare. Si tratta di un romanzo fortemente influente, come si può notare proprio dalla nascita della corrente di pensiero del bovarismo, la quale ha avuto un grande impatto non solo nel mondo letterario, ma anche della psicologia.

Il bovarismo nella psicologia

Con il termine bovarismo in psicologia si intende un disturbo del comportamento. A parlarne per primo è stato il filosofo Jules de Gaultier nel 1892. Questi ha descritto il personaggio di Emma come lo stereotipo della persona che soffre di “insoddisfazione affettiva cronica”. Chi soffre di quella che è anche definita come “sindrome di Madame Bovary”, è in perpetuo stato di inquietudine, dato dal divario tra la vita reale e irraggiungibili aspirazioni illusorie.

Il bovarismo si manifesta anche nella sfera amorosa. Chi ne è affetto non sa stare solo, vive con l‘illusione che arriverà l’essere amato ideale che lo salverà da una realtà monotona. Ma proprio questa fuga dalla realtà tanto desiderata è futile. Desiderare una condizione diversa da quella concreta senza cambiare nulla della propria vita, porta inevitabilmente ad una costante insoddisfazione. Da questo deriva, inoltre, un meccanismo difensivo della psiche che consiste nello sdoppiamento delle realtà vissute ed idealizzate.

Aurelia Carbone

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