Cultura

“Flowers”, Andy Warhol e la natura oggetto di produzione di massa

“L’attrazione che provo nel lasciare che le immagini si ripetano e ripetano all’infinito manifesta la mia convinzione: sprechiamo la maggior parte delle nostre vite a guardare invece che ad osservare”

Andy Warhol, “Flowers” un monito contro l’effimero e il superficiale. Con questa spiegazione l’artista simbolo della Pop Art espose la sua opera “naturalistica” rendendo anche i fiori un oggetto di produzione di massa. “Flowers” furono esposti per la prima volta nel 1964 a New York. Trasformati, modificati, astratti dal contesto originario, semplificati e moltiplicati all’inverosimile, i fiori di Warhol entrano nella storia della serigrafia e diventano uno dei suoi lavori più iconici ed amati.

“Flowers”, storia di un’opera

Flowers-Andy-Warhol_photocredit:Foundation-for-the-Visual-Arts-Artists-Rights-Society-ARS-New-York2
Flowers-Andy-Warhol_photocredit:Foundation-for-the-Visual-Arts-Artists-Rights-Society-ARS-New-York2

“Flowers” è da considerarsi come un vero e proprio progetto, più che un’opera in sé. L’idea viene partorita negli anni ’60, quando Warhol incontra Henry Geldzahler, un curatore americano di arte contemporanea di origini belghe, molto famoso all’epoca. Geldzahler convince Warhol che nel suo repertorio di immagini Pop manca un elemento naturalistico. Ed effettivamente è così. Warhol non si era mai occupato di elementi provenienti dalla natura, per cui accolse con molto entusiasmo l’idea. E fu così che anche Warhol riuscì a mercificare anche la natura, rendendo i fiori un ennesimo prodotto di massa.

Lo scatto originale di P. Claufield_photocredit:web
Lo scatto originale di P. Claufield_photocredit:web

Tra Giugno e Luglio del 1964, la Factory di Leo Castelli, tanto amata dall’artista, diventò un vero e proprio luogo di lavoro, una catena di montaggio dedicata alla creazione di “Flowers”. L’ispirazione venne a Warhol guardando una fotografia su di una rivista della fotografa Patricia Caulfield. La Caulfield aveva ritratto dei Fiori di Ibisco e la sua fotografia era stata pubblicata sulla rivista “Modern Photography” proprio nel 1964. Warhol decide di prendere l’immagine del fiore di ibisco e di rielaborare e ripetere l’immagine infinite volte. Utilizzando una serie di tecniche impressioniste e astratte, Warhol crea delle immagini inedite (le ultime nelle quali utilizza la tecnica pittorica), di diverse dimensioni.

Organizzazione della mostra e causa giudiziaria

Alcune delle serie "Flowers" in mostra_photocredit:wikipedia
Alcune delle serie “Flowers” in mostra_photocredit:wikipedia

Warhol ritaglia l’immagine, la ruota infinite volte per permettere a questa di essere inserita in delle cornici quadrate, di diverse grandezze. Appiattisce la forma e i colori, aumenta il contrasto tra questi e lo sfondo, rendendo i fiori quasi irriconoscibili. Nascono così queste splendide serigrafie, tipiche del maestro della Pop Art, solo che questa volta ad essere moltiplicati all’infinito sono dei fiori. Organizza così l’esposizione, facendosi aiutare dal regista Gerard Malanga, che all’epoca era il curatore del Metropolitan Museum

L’esposizione venne concepita come un vero e proprio giardino. Nella galleria alcuni dei “Flowers” erano disposti su file adiacenti e attraversavano l’intera sala, da parte a parte, dando l’impressione di essere un Murale. La sala si trasforma in uno spazio pieno di fiori di tante tonalità. L’inaugurazione e la mostra in generale, è un grande successo e Warhol riesce a vendere tutte le opere esposte.

Purtroppo le tele “Flowers” non portarono solo un grande successo ad Andy Warhol. A causa dell’appropriazione illecita della fotografia di Patricia Caulfield, la fotografa intentò una causa contro l’artista, vincendola. Warhol infatti, si era appropriato della foto senza chiedere il consenso della fotografa e così fu costretto non solo a pagare la Caulfield con una percentuale dei guadagni ricavati dalla vendita delle tele, ma cedette anche 2 delle opere. 

“Flowers”, Andy Warhol crea anche delle Varianti

ten foot flowers_1967_photocredit:MoMa
ten foot flowers_1967_photocredit:MoMa

Tante le serie che poi Warhol realizzò sulla falsariga delle prime. Le “originali” della mostra nella galleria di Castelli, erano inserite in tele da 24 e 48 pollici, con sfondo nero o verde scuro, ed erano accompagnate da qualche verisone gigante. Nel 1967, invece, realizzò 5 tele da 4 piedi, le cosiddette “Four Foot Flowers” appunto. Lo stesso avvenne l’anno dopo, nel 1968 ma questa volta le tele sono di 10 piedi, le “Ten Foot Flowers”, realizzate per una mostra in Europa al Modern Museet di Stoccolma. Queste furono anche le ultime prima che l’eclettico ed instancabile Warhol, cambiasse interesse per l’ennesima volta, dedicandosi da ora in poi al mondo del Cinema.

Ilaria Festa

Pulsante per tornare all'inizio