Franco Interlenghi è stato il marito di Antonella Lualdi dal 1955 fino al 2015, anno della sua scomparsa: dalla loro unione sono arrivate le figlie Stella ed Antonella
Franco ed Antonella, venuta a mancare nella giornata di oggi, 10 agosto si sono incontrati sul set di Canzoni Per Le Strade suo terzo lavoro per il cinema: un sodalizio artistico e sentimentale che ha portato alle nozze celebrate nel 1955. Già sull’onda del successo per via de I Vitelloni e Sciuscià , Franco Interlenghi ed Antonella Lualdi si sono ritrovati nei cast di alcuni film di Monicelli come Padri e Figli e Giovani Mariti di Mauro Bolognini. Romano, classe 1931, giovane ed affascinante aveva debuttato adolescente sul grande schermo con Rinaldo Smordoni per Sciuscià di Vittorio De Sica: entrambi i ragazzi scelti dalla strada hanno portato la pellicola al grande successo conquistando l’Oscar come Miglior Film Straniero. Nel corso della sua carriera ha lavorato anche con Federico Fellini, Mario Soldati, Mario Mattioli, Michelangelo Antonioni. Con la Lualdi un amore tormentato lungo oltre quarant’anni che ha portato le due figlie Stella ed Antonella. L’attrice e moglie ha ricordato il marito nel corso di un intervento ad Oggi è un altro giorno, quando ha parlato di un fatidico aneddoto:
Franco Interlenghi, il marito di Antonella Lualdi
Lo avevo avvertito che in me stava maturando un’altra Antonella. Era un mio sentimento e lui non mi ha dato retta. “Ma non dire cretinate”, mi diceva in continuazione e mi trattava male in presenza di altre persone per far vedere che lui comandava su di me. Me ne sono andata di notte in pigiama, ho preso un borsino per mettere una vestaglia sul pigiama e sono andata via, in casa di un’amica e dopo due, tre giorni ero dispiaciuta e sono tornata indietro. Ho fatto un andirivieni e lui non cambiava, perché dopo due giorni tornava come prima e alla fine non sono più tornata.
Rapporto del marito sul quale è stato incentrato il libro Antonella amata da Franco pubblicato nel 2018. Della storia d’amore ha parlato anche sulle pagine del Corriere Della Sera:
Sono passata dall’ubbidire a mia madre a ubbidire a mio marito. A Franco dovevo fare domanda scritta anche solo per uscire, poi a un certo punto, ho voluto cominciare a dire la mia. Così, quarant’anni fa, sono andata via di casa, ma è stata una separazione per modo di dire. Avevo lasciato le mie cose e i miei vestiti, preso un appartamento nella stessa strada, ogni tanto, tornavo a prendere le mie cose, con gran fastidio di cosiddette fidanzate, e ogni tanto tornavo per restare. Ci siamo presi, lasciati, ripresi. Quando si è ammalato, gli sono stata vicina, ho organizzato la sua malattia. Ha scherzato sino alla fine. Era tanto ironico, anche se nei film gli davano spesso ruoli da malinconico…Perderlo è stato uno shock. Ho sentito una sensibilità che rasentava la depressione, ho cominciato a scrivere e ho capito cos’era quel vuoto e quanto Franco fosse un pilastro della mia esistenza. Scrivendo, mi si è aperto l’emisfero della memoria, ho ricordato mio padre, che era severo e distante ma che amavo tantissimo, l’infanzia tra Beirut e Aleppo, dove lui faceva l’ingegnere, il ritorno in Italia durante la guerra. Ho collegato tante cose, sono tornata più leggera
Fonte Corriere Della Sera
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