C’è chi conosce a memoria almeno una battuta di Frankenstein Junior e chi mente. Il film di Mel Brooks, uscito nelle sale il 15 dicembre 1974, si appresta a spegnere cinquanta candeline, ma è più vivo che mai, proprio come La Creatura. Scene entrate ormai nella storia del cinema, gag che risultano divertenti anche dopo l’ennesima visione, e la scrittura arguta del regista newyorkese, hanno reso questo lungometraggio un classico intramontabile, in grado di divertire anche le nuove generazioni.

D’altronde, Brooks è un maestro del suo genere. Fa parte, infatti, della ristrettissima cerchia dei diciotto artisti che hanno conseguito un EGOT, ovvero un Emmy, un Grammy, un Oscar e un Tony Award. Il suo talento, la passione per le parodie (impossibile non pensare a Robin Hood-Un uomo in calzamaglia, Balle spaziali o Dracula morto e contento) e il fortunato sodalizio con Gene Wilder, protagonista e co-sceneggiatore del riadattamento del romanzo di Mary Shelley, hanno contribuito alla creazione di uno dei capolavori della comicità moderna, nonché una delle pellicole più quotabili di sempre.

Frankenstein Junior: il dottor Frederick, Igor e un particolare cameo

Gene Wilder, Teri Garr e Marty Feldman in una scena di Frankenstein Junior

Le disavventure in Transilvania del dottore e docente universitario Frederick Frankenstein (ma si pronuncia “Frankenstin“, lui ci tiene), interpretato brillantemente da Wilder, indimenticato Willy Wonka nell’omonima pellicola del 1971, non sarebbero state tanto epiche, senza la presenza di comprimari decisamente iconici. Tra questi, spicca Igor, l’imprevedibile aiutante del professore, che si fa chiamare “Aigor” per fargli il verso. A lui sono state affidate alcune tra le battute più significative e più citate del film, divenute oramai un vero e proprio cult: chi non ricorda le note «Gobba? Quale gobba?» o «Aspetti padrone, potrebbe essere pericoloso! Vada avanti lei.»?

Al fianco del protagonista e del suo “fidato” braccio destro, incontriamo una serie di personaggi minori, ma altrettanto fondamentali. Pensiamo alla sfacciata Inga, alla fidanzata di Frederick, Elizabeth, al Mostro riportato in vita da quest’ultimo, debole cerebralmente, ma con qualità fisiche superiori alla media. E non si può non fare un accenno all’inquietante Frau Blücher, il cui nome fa nitrire di paura i cavalli del castello. Piccoli ingranaggi di un meccanismo perfetto, nel quale s’inserisce lo stesso Mel Brooks, che appare in un breve cameo. Un’usanza ripetuta anche in altre opere e condivisa da diversi colleghi, primo tra tutti Alfred Hitchcock e, in tempi più recenti, Quentin Tarantino.

Curiosità sul film cult di Mel Brooks, tra riconoscimenti e doppiaggio

Frankenstein Junior ha ottenuto diversi riconoscimenti e candidature agli Academy Awards e ai Golden Globes. Inoltre, nel 2003 è stato selezionato per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, insieme a numerosi titoli di livello. In Italia, invece, risulta ad oggi il DVD classico di maggior successo nella storia dell’home video, nonché il più richiesto, con oltre 500000 copie vendute.

Un legame, quello con il Bel Paese, reso indissolubile dalla calorosa accoglienza da parte del pubblico nostrano, e dal minuzioso lavoro di traduzione messo in atto dai responsabili del doppiaggio Roberto De Leonardis e Mario Cidda, conosciuto come Mario Maldesi. I due adattarono, all’epoca, tutti i giochi di parole della versione inglese, modificando a volte frasi intere, ma riuscendo a mantenere intatto lo spirito delle conversazioni. In alcune occasioni, addirittura, le scelte operate nella trasposizione, hanno migliorato i dialoghi. Ne è un’esempio la citazione più famosa, che in lingua originale risulta essere la dimenticabilissima «There wolf. There Castel.», che però, grazie a un’idea di Maldesi, in italiano è diventata la celeberrima «Lupo ululà, castello ululì.». Uno studio certosino, che è stato tuttavia ripagato dall’enorme successo nelle sale di tutta la penisola. Nulla di cui lamentarsi, dunque; d’altronde, come afferma lo stesso Igor, «Potrebbe essere peggio. Potrebbe piovere.».

Federica Checchia

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