Il loro mondo è qualcosa di psichedelico, distopico, impossibile da limitare, a tratti inquieto e compulsivo, intricato e intrigante, un mondo onirico che sono stati in grado di rovesciare all’interno del loro ultimo lavoro. Stiamo parlando de Le Capre a Sonagli, la band bergamasca che il 14 aprile ha fatto uscire l’EP, “Funeral Rave Party“, acclamato con entusiasmo dalla critica e dal pubblico esattamente come, o forse anche di più, le precedenti produzioni artistiche. Ne abbiamo chiacchierato in un’intervista con Gippo, membro del gruppo.

Ma chi sono Le Capre a Sonagli?

Ufficialmente, la band nasce nel 2000 con il nome di “Mercuryo Cromo” e sin da subito riesce a farsi notare, accompagnando in tour e collaborando con nomi conosciuti nel panorama musicale quali gli Afterhours, i Sick Tamburo, gli Zen Circus, Giorgio Canali e molti altri. Nel 2005, viene pubblicato il loro disco d’esordio “Nuovi Colori“, a cui, tra il 2008 e il 2009, ne seguono altri due. Intorno al 2010, per il gruppo comincia una fase di evoluzione che vede centrali la stesura di brani inediti e una maggiore sperimentazione, sia a livello compositivo che sonoro: tutto ciò evolverà in quello che, oggi, rappresenta Le Capre a Sonagli. Infatti, il progetto prenderà tale nome a partire dal 1° aprile 2011, presentando un EP omonimo e grazie al quale, verrà (ri)conosciuto dai vecchi e dai nuovi fan. Dopo una serie di conferme ottenute attraverso le pubblicazioni dei loro successivi album, tra cui “IL FAUNO” e “GARAGARA YAGI“, ostinatamente decidono di autoprodurre, l’EP “Funeral Rave Party“.

Se l’inquietudine avesse un suono, sarebbe “Funeral Rave Party”

Come un’opera teatrale, “Funeral Rave Party” è diviso in tre atti, rappresentati dalle tre tracce che lo compongono. Energico e coerente, diventa espressione dell’inquietudine di un viaggio lisergico, estremamente impattante per mente e corpo. Mosso da un ritmo convulso e pregno di catarsi, quello a cui si assiste durante l’ascolto è un crescendo emozionale, incastrato in un divenire perenne che culmina nel superamento dell’illimitatezza sonora di quel che viene descritto come un “rituale psichedelico”. Ne abbiamo parlato direttamente con una delle Capre a Sonagli, Gippo, di cui si è fatto portavoce.

Le Capre A Sonagli la nostra intervista

MM: Ciao Gippo, per cominciare l’intervista, ti poniamo la domanda con cui cominciamo sempre: come va?

LCAS : “Dal bene al molto bene, grazie!”

MM: Passiamo subito alle domande vere e proprie: il 14 aprile è uscito il vostro EP, “Funeral Rave Party”, un nome piuttosto curioso. Come sarebbe un Funeral Rave Party? Siete stati invitati a molti festini simili? Scherzi a parte, perché avete scelto proprio questo nome? Cosa rappresenta per voi?

LCAS: “Funeral Rave Party” per noi rappresenta un immaginario. Suggestioni visivo/sonore a cui noi ci aggrappiamo per comporre, per arrangiare, per strutturare ogni brano. Casse dritte, sintetizzatori storti e atmosfere funeree, gli ingredienti utilizzati per cucinare questo specifico immaginario.” 

MM: L’EP contiene tre tracce che, voi stessi, avete definito la colonna sonora ideale per un film di
Cronenberg: si tratta di tre tracce fuori dal comune, a tratti inquietanti e disturbanti, caratterizzate
da un groove afrobeat e da contaminazioni di techno e punk, che attraverso un crescendo evolvono sempre più, arrivando a una sperimentazione inarrestabile e soprattutto, indefinibile. Cosa vi ha ispirati maggiormente nell’ideazione delle vostre creazioni?

LCAS: “Per quest’ultimo lavoro, come accennato poc’anzi, abbiamo attinto dall’immaginario madre delle Capre a Sonagli: il senso di inquietudine, il dubbio, l’inganno. Amiamo giocare con l’ascoltatore, con chi è disposto a immergersi nel nostro delirio. La perdizione in un ballo ossessivo, la nostra missione.”

MM: Ma il vostro sound riflette il vostro status? Vi ritenete figli dell’inquietudine e dell’indefinibile? Se fosse possibile, come vi definireste?

LCAS : “Stephen King con una chitarra al posto della penna.”

MM: Qual è il filo conduttore che lega i vostri pezzi? Raccontateci la linea narrativa interna al vostro mini disco.

LCAS : “Il primo brano, “Ouverture”, ti tenta come un biscotto al cioccolato, ti prende per mano e ti catapulta nel nostro “Funeral Rave Party” (secondo brano). Infine “EXIT” (terzo brano) ti accompagna all’uscita con un palloncino in mano. Un filo conduttore prettamente sonoro.”

MM: L’EP contiene tre tracce che, voi stessi, avete definito la colonna sonora ideale per un film di
Cronenberg: si tratta di tre tracce fuori dal comune, a tratti inquietanti e disturbanti, caratterizzate
da un groove afrobeat e da contaminazioni di techno e punk, che attraverso un crescendo evolvono sempre più, arrivando a una sperimentazione inarrestabile e soprattutto, indefinibile. Cosa vi ha ispirati maggiormente nell’ideazione delle vostre creazioni?

LCAS : “Per quest’ultimo lavoro, come accennato poc’anzi, abbiamo attinto dall’immaginario madre delle Capre a Sonagli: il senso di inquietudine, il dubbio, l’inganno. Amiamo giocare con l’ascoltatore, con chi è disposto a immergersi nel nostro delirio. La perdizione in un ballo ossessivo, la nostra missione.”

MM: Il vostro sound riflette il vostro status? Vi ritenete figli dell’inquietudine e dell’indefinibile? Se
fosse possibile, come vi definireste
?

LCAS: “Stephen King con una chitarra al posto della penna.”

MM: Anche nelle vostre precedenti produzioni avete esplorato e giocato abilmente con i generi musicali, mixando e ibridizzando. Quanta ricerca e quanta preparazione c’è dietro al vostro lavoro? Ma soprattutto, come organizzate il vostro lavoro?

LCAS : “Il lavoro che ci sta dietro ha sicuramente una mole importante. A volte partiamo da un riff e ci costruiamo tutto attorno, altre volte partiamo da loop ritmico, altre ancora da un suono miratamente generato. Produciamo tanto e selezioniamo poco (in proporzione). Ad ogni modo, il nostro approccio compositivo è sempre in continua evoluzione.” 

MM: Tornando a parlare di quest’ultima produzione, un fatto curioso che c’è dietro al making of di
“Funeral Rave Party

LCAS : “EXIT”, il brano di chiusura dell’ep, fino a poco prima della pubblicazione era tutt’altro brano.
All’ultimo abbiamo deciso di farne carne da macello per generare una polpetta psych tecno sperimentale. Meno “appariscente”, ma più coerente al viaggio sonoro proposto nell’ep.” 


MM: Comunque sia, “Funeral Rave Party” è un EP “ostinatamente autoprodotto”. In questa scelta, c’è un significato intrinseco?

LCAS : “È sicuramente legato al nostro nuovo spazio compositivo. Due anni fa abbiamo deciso di abbattere letteralmente la nostra sala prove e farne uno studio di registrazione attrezzato. Passo fondamentale per continuare la ricerca verso nuovi capitoli sonori.”

MM: L’EP è considerato come il primo volume di un lavoro molto più ampio: a tal proposito, quali sono i vostri progetti per il futuro?

LCAS : “Continuare a comporre, imparando a conoscere sempre meglio il nostro studio, le nostre macchine, le nostre possibilità. Mettendo il tutto sempre più a fuoco, alzando l’asticella ad ogni step e pubblicando in modo frequente materiale nuovo.”

Dunque, se foste lettori accaniti del genio di Stephen King, o, semplicemente, desideraste provare un po’ di sana e adrenalinica ansietta, non potete esimervi dall’ascoltare l’ultimo successo de Le Capre a Sonagli, disponibile su tutte le piattaforme streaming.

Articolo di Valentina Galante

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