G come Gabriela, G come grazia. Viso luminoso e capelli sbarazzini biondi, la Hearst ha un fascino naturale, un’eleganza sobria e un innato buon gusto per la moda. Il dicembre della neo creative director era già promettente, si era aperto con una menzione speciale durante i Fashion Awards 2020 con l’incoronazione come la designer 44enne prima stilista al mondo ad aver concepito una sfilata a emissioni zero. Ma, questa è stata soltanto una piccola anticipazione di quello che le spettava davvero: la direzione creativa di Chloé.
Natacha Ramsay-Levi, dopo 4 anni al vertice della maison francese fondata da Gaby Aghion nel 1952, passa il testimone a Gabriela Hearst. Il suo obbiettivo per le prossime passerelle? Creare una moda di lusso formato prêt-à-porter accessibile, delicata e dedicata a ogni donna ma, soprattutto, che rifletta i processi e i ritmi lenti, la cura e attenzione ai dettagli.
Gabriela Hearst, stilista per vocazione
Oggi vive a Manhattan ed è una creativa di successo ma le sue origini partono da molto lontano. Nata in Uruguay nel 1976, la designer è cresciuta nel ranch di sua famiglia a Santa Isabel in Paysandu, circondata da cavalli e pecore, dove la nozione di lusso significava che le cose sono meravigliosamente lavorate a mano e fatte per durare. Da qui la filosofia di “honest luxury” senza tempo e con grandissimo rispetto per l’ambiente circostante.
Gabriela trasforma le sue idee in bozzetti e da bozzetti a collezioni. Così decide di fondare la sua omonima etichetta nell’autunno 2015, dove materiali nobili e senza compromessi ne fanno da padrona. Senza mai rinunciare alla sua etica e ai suoi valori, crea una linea che tiene in considerazione la provenienza e la lavorazione artigianale dei materiali. Questa cura la rende delle stilisti più interessanti della new wave newyorkese, sebbene a ottobre abbia preferito sfilare per la prima volta a Parigi anziché nella Grande Mela.
Nonostante la scelta della passerella, l’Olimpo della moda l’accoglie a braccia aperte e la fa entrare nel mondo del fashion. Tra capi sartoriali, sostenibili, plastic free e carbon neutral conquista il cuore e gli armadi anche delle celebrity come Michelle Obama, Meghan Markle, Angelina Jolie, Kate Middelton.
Nina Bag e femminilità
Il best seller di Gabriela? Sicuramente Nina, dall’attivista Nina Simone. Chiamarla borsa non renderebbe gloria a questo piccolo scrigno visto al braccio delle donne più influenti al mondo. In vera pelle, realizzata in Italia con la parte superiore morbida e poi chiusa a girello.
La borsa si può comprare solo direttamente dal brand, non ci sono rivenditori e questo permette di evitare sprechi, non fare dei ricarichi e avere un rapporto diretto con la clientela. Ogni pezzo ha uno scopo, o meglio un acquirente, e più importante di tutto, le rifiniture sono curate nel dettaglio. E' stata proprio Nina ad attirare l’attenzione di Chloé. Perché proprio questa bag? Ve lo racconto subito. Quando Gaby Aghion fondò il marchio della maison aveva una visione avanguardistica della femminilità, battendosi per il miglioramento della condizione femminile, il riequilibrio delle disuguaglianze di genere e la promozione dell’inclusività. Gabriela, come Gaby, si batte per il cambiamento e per avere un impatto positivo sulle persone e sul mondo.
Chloé ha visto susseguirsi direttori creativi del calibro di Karl Lagerfeld, Stella McCartney, Phoebe Philo, Hannah MacGibbon e Clare Waight Keller. Per vedere la prima collezione di Gabriela Hearst bisognerà attendere fino a marzo 2021, quando le sue modelle sfileranno in passerella, Covid permettendo.
Fino ad allora buon lavoro Gabriela Hearst!
Annalisa Pomponio
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