Gaetano Chierici, il gioco della quotidianità

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Di Redazione Metropolitan

Il 1 luglio del 1838 nasceva Gaetano Chierici, pittore che amava ritrarre la quotidianità dei piccoli gesti d’un tempo. Le sue ambientazioni domestiche sono ricche di dettagli e cariche di una leggerezza giocosa. I veri protagonisti sono i bambini, ritratti mentre rincorrono gatti e galline o vengono sorpresi dalle oche. Una dimensione popolare raccontata attraverso gli occhi spensierati dei più piccoli.

La pittura di genere, ovvero la rappresentazione della vita quotidiana, fu a lungo considerata una sorta di arte minore, messa in secondo piano rispetto ai temi storici e sacri. Per questo motivo i grandi committenti erano raramente nobili o alti prelati. I racconti domestici interessavano piuttosto alla borghesia. Per questo motivo la pittura di genere ebbe grande successo a partire dagli ambienti mercantili dei Paesi Bassi nel XVI secolo. Crescendo e affermandosi del corso dei secoli successivi, questo tipo di pittura conobbe un periodo di grande fortuna nell’Ottocento. Gaetano Chierici rientra a pieno titolo tra gli artisti più prolifici di questa “moda”. Le sue ambientazioni umili ma ricche di dettagli, si contraddistinguono sempre per la loro capacità di cogliere attimi teneri e leggeri.

 Gaetano Chierici, Patatrac, 1890 ca. – Photo credits: web
Gaetano Chierici, Patatrac, 1890 ca. – Photo credits: web

Gaetano Chierici: il pittore dell’infanzia ridente

Reggiano formatosi tra Reggio Emilia, Firenze e Bologna, Chierici fu molto apprezzato dai suoi contemporanei. La sua principale dote fu quella di riuscire a riportare sulla tela quell’innocenza che gli valse la nomina di “pittore dell’infanzia ridente” (Somarè, 1938). Nel corso della sua carriera ricevette numerosi premi e partecipò alle più importanti fiere nazionali e internazionali. Il bagno per esempio, venne premiato nel 1873 all’Esposizione Universale di Vienna.

Gaetano Chierici, Primo bagno, 1872 - Photo credits: web
Gaetano Chierici, Primo bagno, 1872 – Photo credits: web

Grazie alla sua intensa attività epistolare, conosciamo il suo pensiero e il suo stile. In una lettera del 10 marzo 1889, emergono i suoi intenti di artista:

Dica che nelle mie pitture non vi è l’ispirazione di altri concetti, che non vi sono le figure scialbe, rigide e malinconiche del simbolismo, che tanto meno vi è poi la bravura dell’artista pennellatore e macchiaiolo; dica pur anche che non vi sono sempre quelle giuste tonalità delle quali, sprezzando tutto il resto, va in affannosa ricerca il pittore improntista; ma dica altresì che se nelle mie pitture non vi è tutta questa grazia di Dio, vi è però, senza mendicar nulla da altre scuole o da altri artisti, la scrupolosa coscienza dello studio più attento ed appassionato del vero, mai disgiunto dall’affetto profondo della famiglia che le ispira…

Il colore del focolare domestico

Ogni tela di Chierici è un capolavoro che strappa un sorriso. I personaggi sono attorniati da una miriade di dettagli estremamente realistici, collocando le scene in un tempo del passato, laborioso ma sereno. L’artista incornicia attimi di leggerezza e momenti di riposo tra le faccende domestiche. Giochi tra bambini e sguardi amorevoli da cui lui stesso traeva sollievo.

Se ho potuto superare le peripezie e le acerbe amarezze, che purtroppo non mi furono risparmiate nel corso della mia esistenza, lo debbo a questa arte che si svolge nel sereno ambiente del mio studio, ove liete eccheggiano per molte ore del giorno le voci e le risate dei protagonisti dei miei quadri. Ecco perché la mia arte è stata sempre e lo è ancora rinchiusa nell’umile campo della famiglia

Tuttora è possibile apprezzare le opere di Gaetano Chierici sia in musei pubblici che in collezioni private. Tra le più note, il celebre Autoritratto agli Uffizi di Firenze e La maschera alla Pinacoteca di Brera a Milano.

di Flavia Sciortino

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