Georgie: la tragedia che ci è stata risparmiata

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Georgie, tratto dal manga di Yumiko Igarashi, raccontava le peripezie della biondina alla ricerca delle sue origini perdute. L’anime, trasmesso in Italia negli anni 80, ci propinava un finale ben diverso da quello originale. E voi? Siete riusciti ad evitarlo finora?

Ormai l’ho capito da un po’ che ho una missione, qui. E devo dichiararmi anche portata nel condurla a termine. Ci sguazzo piuttosto bene in un simil-ruolo che ricorda quello di Buzz mentre narra, ad un atterrito Kevin, le leggende dell’orrore gravitanti attorno alla figura del vecchio Marley.

Ebbene, vi ho svelato i retroscena su Kiss Me Licia, Piccoli problemi di cuore e Rossana. All’appello ne manca uno, doloroso quanto un mignolo in rotta di collisione contro lo spigolo del letto.

Mi riferisco, come da titolo, proprio a Georgie. Colei che correva felice sui prati in un modo che pareva fatato, sì. Il fatto che di sbrilluccicante quest’opera non abbia manco il sole, forse, ci fa capire quanto mamma Mediaset ci abbia edulcorato fin troppo la pillola. Mai come in questo caso.

Georgie – Photo Credits: web

La trama, anche solo di sfuggita, la conosciamo tutti quanti: Georgie viene salvata, quando era ancora una neonata urlante, dal signor Butler. L’uomo, che in Australia faceva l’agricoltore, in una notte tempestosa si imbatte in una donna morente nei boschi. Quest’ultima, prima di spirare, gli affida la sua bambina. Il salvatore, senza pensarci un attimo, porta la creatura a casa sua e la accolla ad una stitica consorte con già due pargoli a carico.

La famiglia, che vive un po’ come Pozzetto ne “il ragazzo di campagna”, nasconde alla piccola il fatto che sia figlia di boh, e continua a vivere felice e contenta fino alla dipartita del babbo; morto per salvare proprio Georgie mentre giocava a schiattare affogata nel fiume.

La leggenda narra che in seguito a questo tragico episodio, la signora Butler abbia fornito spunti potenzialmente utili agli sceneggiatori di Saw l’enigmista per ideare torture da assegnare ai malcapitati: erano tutti sogni irrealizzati che avevano come protagonista la figliola adottata.

La storia inizia a farsi interessante quando la suddetta mmadreh, stanca dell’interesse poco fraterno che i suoi figli, ormai adolescenti, stavano covando nei confronti della sorella fake – manco fosse l’ultima femmina sulla faccia della Terra- svela alla ragazza tutta la verità e la caccia di casa.

Così comincia l’avventura della stucchevole Georgie, alla ricerca delle sue origini perdute e della sua cotta da teenager allupata: Lowell.

Georgie – i 2 finali

Allora, se avete innocentemente creduto che la censura fosse il mezzo stuprante più potente al mondo, non avete conosciuto la sua versione 2.0 dal nome: ti cambio proprio il finale, beibi. Basti pensare ad un’eventuale versione alternativa del Titanic, una roba che “sliding doors” ci fa una gigantesca pi..zza. E’ come se Rose, davanti alla celeberrima porta galleggiante, venisse colta dall’illuminazione risolutrice dal nome in codice “se per caso cadesse il mondo, io mi sposto un po’ più in là”. Quindi, tramite un velocissimo calcolo geometrico, lei riuscisse a comprendere al volo che dislocando di qualche cm il suo deretano, il buon Jack avrebbe potuto evitare di esercitare la carriera di Polaretto nei fondali dell’Oceano Atlantico.

Per Georgie, pensate un po’, il discorso è ancora più intricato.

L’happy ending dell’anime, che ci è stato gentilmente offerto nella sua modalità Mulino bianco family friendly, ci regalava il ritorno dei 3 fratelli in Australia. E vissero felici e contenti lì, a rotolarsi nel letame di capra e chissà, a godere anche dei vantaggi di un’esistenza poliamorosa improntata sulle pratiche del menage a trois. Ci piace pensarla così (?). E l’altro finale, invece? Quello del manga made by Yumiko Igarashi?

Georgie, Arthur, Abel – Photo Credits: web

L’epilogo dell’odissea disegnata dalla sovracitata autrice, chi conosce la sottoscritta lo sa, mi ha danneggiato una già precaria integrità adolescenziale. Quest’ultima infatti, segnata da qualsivoglia altro trauma infertomi da ‘sti cartoni animati giapponesi, è stata devastata da un evento: la morte di Abel.

Ma andiamo per gradi. Il manga è costellato di elementi traumatici, tra cui le sevizie subite da quell’ameba sfigata di Arthur da parte di Arwin Dangering: un pervertito dai gusti sessuali non pervenuti. L’uomo, non solo tiene imprigionato il ragazzo, ma lo droga a più riprese riuscendo a renderlo ancora più inutile di quanto non lo fosse in origine.

E qui entra in scena Abel: l’alpha man che ha conquistato il mio giovane cuore dalla sua prima apparizione. Il fratello uscito bene, infatti, conferma la sua attitudine focosa come il red passion della sua bandana: uccide Arwin e salva il popò martoriato di Arthur. Inoltre, sul cartaceo, è l’unico che riesce a farsi amare non platonicamente da Georgie.

La sgallettata, invero, non è mica fessa e la visione del suo Abel prigioniero accusato di omicidio, le fa partire l’ormone definitivo. Si concede solo a colui che capisce di essere meritevole del suo sentimento completo. Ed è subito standing ovation!

Georgie e Abel – Photo credits: web

Fu allora che, presa dal tifo da stadio del momento, fui fulminata qualche pagina più tardi. Abel, condannato a morte, viene fucilato giusto un secondo prima dall’arrivo di Georgie coi testimoni al seguito nel tentativo di salvarlo. Il giovane muore, tra le braccia della sua amata che più afflitta non si può. Non smetterò di pagare, a rate, lo sgomento subito.

La nostra protagonista, vedova e gravida quasi nello stesso momento, torna nella terra che l’ha vista crescere: l’Australia. Nasce Abel Jr., la copia conforme di suo padre, e qualche anno dopo torna a casa Lessie: Arthur. Il giovane, visibilmente meno rinco, si è ormai disintossicato presso non si sa quale struttura di dipendenti anonimi transgender (?). E finisce così, con Georgie che la promette ad Arthur che tanto fesso, alla fine, non è mai stato.

Belle, ogni tanto, le censure. Nevvero?

ALESSIA LIO

Seguiteci su Facebook e Instagram!