Tre anni fa Giulio Regeni scompariva nella stazione delle metro cairota di Al Buhuth. Verrà ritrovato cadavere nove giorni più tardi. Tre anni dopo ancora nessuna verità sul caso Regeni

Giulio Regeni- la storia

25 gennaio 2016, Giulio Regeni è al Cairo in Egitto per una ricerca su i sindacati indipendenti dei venditori ambulanti. Alle 19:41 si reca alla stazione della metro di Al Buhuth per andare alla festa di compleanno di un amico. Da quel momento non si hanno più tracce di lui finchè non verrà ritrovato cadavere 9 giorni dopo, il 3 febbraio sul ciglio di una strada. Sul corpo ci sono segni evidenti di torture come mani e denti spezzati.

Sembra che gli sia passo in faccia tutto l’orrore del mondo”,commenterà la madre qualche giorno più tardi. Le indagini partono quasi subito ma sono bloccate dalle ostruzioni delle autorità egiziane che fermano in ogni modo il lavoro degli investigatori italiani in Egitto che non possono interrogare i testimoni se non in presenza della polizia egiziana e per poco tempo.

Cominciano i depistaggi come quello più eclatante in cui le autorità egiziane asseriscono di aver risolto il caso dopo l’uccisione di cinque banditi egiziani che avevano i documenti di Regeni.

Nessuna verità in quanto al momento della sparizione del ricercatore il capo della banda era a più di 100 km di distanza. Continuano le indagini ma gli inquirenti italiani inpotizzano la possibilità del coinvolgimento dei servizi segreti egiziani nella sparizione e nella morte del giovane ricercatore italiano. Viene fuori che Giulio Regeni aveva incontrato il 7 gennaio di 2016 Mohamed Abdallah, uno dei leader del sindacato degli ambulanti egiziani, per le sue ricerche che lo aveva denunciato perché credeva che Regeni fosse una spia.

Il ricercatore italiano era seguito effettivamente da i servizi segreti egiziani che dopo tre giorni avrebbero lasciato perdere ma così non è . Essi infatti avrebbero contatto il capo della polizia distrettuale presente proprio nella stazione della metro dove Regeni è scomparso .

Continuano però le ostruzione del governo egiziano che comportano il rito dell’ambasciatore italiano in Egitto che poi verrà rinominato. Dopo due anni di indagini la svolta, cinque ufficiali egiziani vengono iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Roma, uomini che appartengono ai servizi segreti civili egiziani e alla polizia investigativa del Cairo.

La procura egiziana però non indaga asserendo che non vi siano prove solide e perché non possiede un registro degli indagati. Le indagini su Regeni come ha dichiarato il procuratore capo Pignatone dieci giorni fa sono tutt’ora bloccate.

Giulio Regeni, dopo tre anni nessuna verità
immagine tratta da lanuovaecologia.it

Giulio Regeni- nessuna verità

Nessuna verità dunque sul caso Regeni ma soli ipotesi e nessuna nuova mossa del governo italiano. Anzi lo stesso vicepremier Di Maio aveva dichiarato recentemente l’Egitto “un partner speciale”smentito poi dal presidente della Camera Fico che aveva chiuso qualsiasi rapporto con il parlamento egiziano nonostante le assicurazioni degli inquirenti egiziani che, dopo aver incontrato i colleghi italiani il 28 novembre 2018, avevano ribadito la loro collaborazione alle indagini per arrivare alla verità su Regeni. In realtà questi rapporti proseguirebbero.

In un articolo de Il Post si parla della Relazione europea sull’export di armamenti del dicembre del 2017 in cui si dice che in quell’anno l’Italia ha esportato più di 7 milioni di armi in Egitto e le aziende con licenza hanno una reso una fornitura militare di 17 milioni.

Dunque “hanno continuato a fornire armi al regime di al Sisi anche dopo l’omicidio di Giulio Regeni (…) L’attuale governo Conte non ha interrotto queste forniture”, ha dichiarato Giorgio Beretta dell’Osservatorio sulle Armi Opal di Brescia. Si vuole davvero arrivare alla verità o nessuno vuole sapere come è morto Regeni?.