Oggi, otto anni senza Giulio Regeni. Otto anni dal suo ritrovamento sull’autostrada Cairo/Alessandria nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il suo corpo martoriato da evidenti segni di tortura. Tutto il male del mondo sul viso di un figlio la cui madre stentò a riconoscere, il 3 Febbraio del 2016. Giulio nasce a Trieste il 15 gennaio 1988 e muore presumibilmente il primo di Febbraio del 2016 in circostanze ancora non note.

Il ricercatore finisce nel mirino dei servizi segreti egiziani

Giulio Regeni ph. Domani
Giulio Regeni la fiaccolata

Giulio Regeni è stato torturato per giorni, ucciso presumibilmente da un colpo inflittogli, che le ha provocato la rottura dell’osso del collo e per insufficienza respiratoria. Il ricercatore è finito molto probabilmente nella rete dei servizi segreti egiziani. Giulio nasce a Trieste e si trasferisce in Nuovo Messico e poi a Cambrige per i suoi studi. Affascinato dal Medio Oriente, studia ed effettua delle ricerche che gli fruttano negli anni diversi premi internazionali. Nel 2016 si trova in Egitto per eseguire una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani. Il 25 gennaio scompare ad una fermata della metro nei pressi di Piazza Tahir, dopo aver inviato un sms alla fidanzata intorno alle 19.40. Qualche ora dopo è Noura Wahby, amica e collega del ricercatore, a dare l’allarme della scomparsa di Giulio.

Giulio  viene recuperato seminudo e riverso sulla strada, cominciano le inchieste sia in Italia che in Egitto

Il 3 Febbraio viene ritrovato il suo cadavere, lacerato e torturato. Sono evidenti le incisioni con lettere dell’alfabeto inflittegli su tutto il corpo, riconducibili al regime di al-Sisi. Giulio viene recuperato seminudo e riverso sulla strada. Cominciano le inchieste sia in Italia che in Egitto. Il Cairo tenta di sminuire il caso, percorrendo prima la pista dell’incidente e poi l’accusa di spaccio. Nel Marzo del 2016, a seguito di una soffiata, vengono uccisi dalla polizia cinque sospettati dell’omicidio. In quel frangente vien ritrovato il passaporto di Giulio. Qualche tempo dopo però la pista seguita decade. Il documento era stato fatto trovare nell’appartamento di uno dei sospettati da un agente dei servizi segreti egiziani.

La Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati quattro 007 egiziani

La Procura del Cairo continua a mostrarsi restia nell’interfacciarsi con l’Italia. Gli investigatori italiani potranno infatti interrogare i testimoni solo per pochi minuti. Viene a galla che le riprese video delle telecamere della stazione della metro dove Giulio è scomparso sarebbero state cancellate. Nel dicembre 2018 la svolta delle indagini italiane. La Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati quattro 007, che sembrerebbero aver rapito il ricercatore friuliano proprio a Il Cairo. Se ne occupano il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco. Ad essere accusati dell’omicidio Regeni sono quindi quattro agenti egiziani. Il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif indagati per sequestro, torture e omicidio.

Il processo è finalmente fissato al 20 febbraio 2024 davanti alla prima sezione della Corte d’Assise

La Consulta, nel settembre scorso, aveva avviato il  procedimento dopo lo stop causato dall‘assenza degli imputati. Il processo è finalmente fissato al 20 febbraio 2024 davanti alla prima sezione della Corte d’Assise dal gup di Roma. Il risarcimento fissato in caso di condanna sarà di due milioni di euro, dove la presidenza del Consiglio si è dichiarata parte civile. Nel 2021 la Procura di Roma aveva depositato la richiesta di rinvio a giudizio per il generale egiziano Tariq Sabir e per altri tre membri dei servizi segreti del regime. I quattro vengono rinviati a giudizio ma risultano assenti. Stessa cosa durante la prima udienza. La Procura di Roma decide di impugnare la decisione davanti alla Cassazione.

I quattro 007 egiziani accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio

La Corte Costituzionale decide che il processo si potrà tenere anche senza la presenza dei quattro 007. «Abbiamo fatto di tutto, lo dovevamo a Giulio», le parole del procuratore di Roma Michele Prestipino, sulla morte di Giulio Regeni. Prestipino e il pm Sergio Colaiocco accusano i quattro 007 egiziani di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. Gli stessi «i quattro indagati dopo aver osservato e controllato direttamente ed indirettamente, dall’autunno 2015 alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni, abusando delle loro qualità di pubblici ufficiali egiziani lo bloccavano all’interno della metropolitana del Cairo e, dopo averlo condotto contro la sua volontà e al di fuori di ogni attività istituzionale, prima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Lazougly, lo privavano della libertà personale per nove giorni».

Giulio Regeni muore per insufficienza respiratoria acuta a causa delle ripetute percosse

La procura di Roma chiude le indagini e i quattro egiziani sono accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. I giorni durante il rapimento Giulio subisce gravi sevizie: viene picchiato con calci e pugni e colpito più volte con dei bastoni e tagliato con lame affilate in più parti del corpo. Giulio Regeni muore per insufficienza respiratoria acuta a causa di ripetute percosse da parte del maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Fienze in ricordo di Giulio costruisce una panchina gialla, nel Giardino delle Rose. Il giallo è diventato il simbolo della battaglia a favore della verità su Regeni con la collaborazione di Amnesty. Si continua a chiedere giustizia sul sequestro e sull’omicidio del giovane ricercatore rinvenuto il 3 febbraio 2016, nei di una prigione dei servizi segreti al Cairo.

Sabrina Baiocco

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